In un’epoca in cui il romanticismo sembra perire sotto i colpi del pressapochismo materialista non c’è posto per gli eroi, per le leggende; Netflix con la miniserie incentrata sulla figura di Ayrton Senna ci ricorda che invece, in tempi non sospetti, le leggende solcavano le strade, dipingendo meravigliose storie.
Senna è una miniserie ben strutturata che si erge a dichiarazione d’amore per una delle figure più iconiche e segnanti nella storia dello sport. Il compianto pilota brasiliano infatti è riuscito nel corso della sua vita a riunire sotto un’unica bandiera milioni e milioni di persone sognanti. L’acerrima rivalità con Alain Prost, sfociata in quello per per tutti è il duello per antonomasia sportivo; la foga nell’inseguire un sogno; la spericolata ambizione di divenire il migliore; la pacata eleganza di un personaggio che è divenuto simbolo di rivalsa per un popolo intero, hanno tatuato Senna nel cuore di chiunque abbia avuto la fortuna di appassionarsi alla sua storia.
Netflix riesce quindi a trasporre con classe e raffinatezza questo mostro sacro della Formula 1 e ci regala una storia che non vuole essere una raffazzonata trasposizione romanzata di un personaggio realmente esistito, ma una realistica e raffinata storia che vuole illustrare sia le luci che le ombre di una leggenda.
Il Senna interpretato egregiamente da Gabriel Leone è “umano”, ha il timore di fare scelte drastiche, è un ragazzo che sa di essere destinato a fare grandi cose ma che sa di dover superare immani ostacoli per farle, e questo è sempre stato il tratto peculiare di Ayrton, l’uomo dietro il mito. Un personaggio spesso malinconico, arrabbiato col mondo, frustrato dal velo di ipocrisia che oscurava il motorsport. Un guerriero solitario in costante conflitto con un nemico più grande e famelico di lui.
Senna non si arrese mai alle ingiustizie politiche che attanagliavano la Formula 1. Preferì più volte inimicarsi gli alti vertici della FIA e gli altri piloti, colpevoli di avere atteggiamenti molto accondiscendenti verso un sistema fallace. Nessun compromesso, solo passione e duro lavoro, un atteggiamento nobile che lo portò a rivalutare tutte le sue credenze e tutti i suoi sogni. Nella serie si tende notevolmente a rimarcare questo aspetto del pilota nato in Brasile. Iconica in tal senso la trasposizione di una delle sue celebri citazioni in cui Senna elesse Terry Fullerton come il suo più grande avversario. Nonostante avesse gareggiato contro i più forti in F1, Ayrton ricordava le corse sui kart come l’apice dell’agonismo in quanto non vi erano politica o soldi in mezzo, solo competizione pura, asfalto e velocità.
La serie ideata da Vicente Amorim, dunque, è un quadro completo che mira a illustrare soprattutto quello che accadeva fuori dal paddock nella testa del campione.
I viaggi di Ayrton Senna in giro per il mondo si concludevano sempre col ritorno nel suo amato Brasile, un Paese attanagliato dalle disuguaglianze sociali e dalla povertà, capace di incantare ma anche di spaventare. Egli conobbe il successo planetario e la ricchezza ma al contempo si accorse di quanto i suoi compatrioti soffrissero, pur sorridendo. La sua corsa divenne la corsa di tutti e i bisogni dei brasiliani divennero i suoi. I problemi, la fame, la povertà, tutto passava in secondo piano anche solo per un paio di ore la domenica: questa divenne la vera missione del pilota. La traversata per conoscere il piccolo Marcelo è la metafora che la serie ci dà per farci realmente capire l’impatto emotivo che ebbe il campione nel suo Paese. Un impatto profondo, radicato nelle favelas, nei vicoli, nei centri città e nel cuore di ogni persona, testimoniato dal boato festoso e impetuoso che scosse la terra il giorno in cui Senna vinse per la prima volta in carriera a Interlagos, patendo dolori fisici immani a causa di un guasto al cambio della sua McLaren. Un intermezzo che ha spaccato la storia e che ha dimostrato la tenacia di un uomo in grado di sconfiggere un destino avverso, e ringrazieremo per sempre Netflix per averci reso partecipi di quel giorno leggendario.
Senna racconta molto bene tutto questo, sfruttando al meglio gli episodi realmente accaduti coadiuvandoli con cura maniacale e rispettosa a quelli più romanzati, anche se in fin dei conti c’è poco da romanzare nella vita di un uomo che sembra realmente uscito dalla penna di un autore.
Ayrton Senna ha vissuto una vita all’insegna del raggiungimento di un sogno, dimostratosi poi effimero e mendace. Egli ha combattuto, sudato e sofferto per raggiungere un determinato posto nella storia, salvo poi accorgersi che ciò che contava realmente era il viaggio. Un cerchio che purtroppo non si è mai chiuso perché, come nella più tragica delle storie, il protagonista spesso e volentieri diviene un martire. E noi amanti dello sport, delle belle storie, e dei grandi uomini, ancora non l’abbiamo dimenticato. Il suo “sacrificio” ha fatto sì che l’attenzione di chi stava dietro il sistema Formula 1 si spostasse finalmente sulla sicurezza e sulla tutela degli uomini dentro il casco.
Lo squarcio lasciatoci sul cuore da Senna brucia ancora oggi e rivedere la sua storia, la sua vita, le sue imprese sportive e filantropiche, fanno riaffiorare dolci ricordi e mastodontici dolori. Una ferita che brucerà per sempre e che negli anni a venire ci porterà inevitabilmente a soffermarci ciclicamente sulla grandezza di uomo che ha toccato le nostre anime.
Ode doverosa quindi a Netflix, a Gabriel Leone, a chiunque abbia collaborato alla realizzazione di quella che è la trasposizione della vita di colui che a bordo della sua monoposto ha dipinto curve gloriose e scritto pagine importanti che noi non scorderemo mai.
Il bambino che divenne pilota, il pilota che divenne l’eroe di un popolo, l’eroe di un popolo che divenne leggenda. Senninha oltre il tempo, per sempre…
Andrea Lupo