Da quando Netflix ha deciso di trasformarsi da semplice distributore a produttore, il mondo delle serie TV ha raggiunto un livello mai visto. Da House of Cards a Luke Cage, la piattaforma americana è riuscita ad entrare nelle case e nei cuori di milioni di persone, proponendo tematiche anti-convenzionali, creative e controcorrente. Una serie che si può prendere a esempio è certamente Sense8, che racchiude in ogni sua sfaccettatura, l’eclettismo e la qualità delle produzioni Netflix.
Uscita nel 2015, conta, per ora, sola una stagione. Sense8, come da titolo, comprende 8 protagonisti che, distribuiti in diverse parti del mondo, intrecciano le loro storie fino alla simbiosi. La parte scenica dello show sta nel fatto che, questa connessione, è data da un’intreccio sensitivo tra i personaggi i quali, pur non conoscendosi, riescono a percepire sentimenti, paure, gioie e sensazioni degli altri, assorbendone anche qualità e abilità. Il fantastico però finisce qua, perché ciò che i protagonisti vivono, sentono, vedono è assolutamente reale e ti colpisce come un pugno nello stomaco.
Sense8 è un viaggio pazzesco intorno al mondo dove un momento sei nel cuore dell’India, con i suoi colori e i suoi odori e quello dopo ti ritrovi nella fredda Berlino, per poi passare improvvisamente nella controversa Città del Messico e la cosa più bella è che gli autori riescono a mescolare tutto perfettamente. Sense8 non è, però, solo uno mix di fotografie e panoramiche. Questa serie abbatte i muri, umilia gli stereotipi, flirta con la politica e seduce lo scetticismo. È tutto questo e molto altro. Ovviamente ci sono i buoni e i cattivi, come sempre. I protagonisti sono per lo più buoni o comunque, riescono a farsi amare anche se spiattellano qualche cervello qua e la. Poi ci sono i cattivi che sono “gli altri”, i non sensitivi, con a capo il classico uomo senza scrupoli, freddo come il ghiaccio e spietato, che vorrebbe lobotomizzarli tutti. Il motivo ci è ancora ignoto, ma la cosa interessante è che questo super cattivo è in realtà uno di loro, un sensitivo.
I protagonisti di Sense8 sono appunto 8:
–Will, un poliziotto di Chicago con un’infanzia tribolata, un padre difficile e un’incredibile altruismo.
–Lito è un attore messicano di grande successo, bello e controverso come un’opera di Barragan, coraggioso come Schettino e un problema enorme: Lito è gay ma si finge un playboy.
–Sun è una ragazza di Seoul, figlia di un magnate della finanza e un fratello che ha promesso di proteggere ma che la metterà presto nei guai. Ah, quasi dimenticavo: Sun è la reincarnazione di Bruce Lee. Picchia forte e picchia tutti, ma proprio tutti.
–Copheus vive in Kenya ed è un fan scatenato di Jean-Claude Van Damme. Lui è un ottimo guidatore, porta un autobus e ha una madre malata per la quale farebbe qualsiasi cosa.
–Wolfgang vive a Berlino, cresciuto a suon di pugni dal padre, un amico che è un fratello con il quale fa il furto della vita e un cugino che non la prende benissimo.
–Kala è di Bombay: ragazza perfetta, buona famiglia, ottima studente e un futuro marito pazzo di lei. C’è solo un problema: lei ha una passione particolare per la Germania.
–Riley è il personaggio più tormentato di questa serie. Fa la DJ, vive a Londra ma è Islandese. Scappata di casa per via di una maledizione che crede di avere, dopo aver perso la madre, il marito e il figlio appena nato. Qualcuno però sta per cambiarle la vita.
–Nomi è invece il personaggio più controverso. Lei è gay, vive a San Francisco con la fidanzata ed una volta era un uomo. Dopo aver rischiato di essere lobomotizzata scappa e rispolvera le sue antiche doti di hacker per salvare gli altri 7.
Riuscire a unire 8 storie così diverse e distanti, non dev’essere stato affatto facile per le sorelle Wachowski. C’è un lavoro incredibile dietro, scene che iniziano in America e si concludono in Africa. Il tutto senza mai rompere la magia.
Diciamocelo, però la serie tende spesso al lieto fine. Le cose vanno quasi sempre come dovrebbero andare, ci sono le storie d’amore tormentate, le storie di vita che ti corrompono, c’è il sesso passionale, quello omosessuale, insomma ce n’è per tutti. Ma quello che fa davvero la differenza sono i dialoghi: citazioni, perle di saggezza, racconti. La pelle d’oca che va e viene e la sensazione che la serie, in qualche modo, parli di te. Qualche forzatura ci sta, lo ammetto. La puntata finale della stagione è molto forzata. Il passaggio da una storia ad un’altra è spesso slegato, tanto che a volte fai fatica a stargli dietro. Qualche attore è un po’ rigido, nelle espressioni soprattutto. Qualche effetto speciale non rende, ma li si può migliorare. Ma alcune scene sono da premio Oscar, Nobel, Coppa del Mondo e della Galassia. Basta ricordare la scena in cui tutti insieme, durante un concerto a teatro, ricordano il momento della loro nascita, la musica del piano in sottofondo, le scene crude e nude dei parti e loro che ridono e piangono e noi con loro, perché ci tocca, lo sentiamo dentro, è la storia di tutti, è la storia della vita e non voglio conoscere quello che non si è emozionato, perché evidentemente ha qualche problema. La storia rischia spesso di cadere nel banale ma si riprende bene. Il filo conduttore che lega tutti è di certo quella più avvincente. Le storie di ogni singolo personaggio vanno più secondo i gusti. Personalmente 5 su 8 le ho apprezzate molto, le altre sono di contorno, ma ci possono stare. Ovviamente c’è ancora tanto da dire, è solo la prima stagione, ma promette di accompagnarci per parecchio tempo.