Avete sicuramente sentito parlare di “simbiosi”, un termine che viene utilizzato negli ambiti più disparati: chimica, ecologia, industria, psicologia sono tra gli esempi che mi vengono in mente. Soffermandoci su quest’ultimo, che risulta l’ambito quotidianamente inteso, vediamo come la simbiosi umana non è altro che un’interazione talmente forte tra due o più soggetti che questi dipendono fortemente l’uno dall’altro, reciprocamente, al punto di stare addirittura male o morire, quando l’altra persona oggetto del legame si allontana o viene a mancare. Questo accade nel primo episodio di Sense8: un evento tragico dal quale 8 soggetti, tra uomini e donne, sparsi nel Mondo, iniziano a sperimentare delle interconnessioni involontarie, manifestazioni mai avvertite prima. Lo spettatore diviene perplesso di fronte alle veloci sequenze offerte nei primi episodi, rimane confuso e non riesce, nell’immediato, a comprendere a pieno la trama e questo per la necessaria riflessione dedicata al contenuto degli eventi che si svolgono così repentinamente, senza dare a chi guarda il tempo di assorbire, metabolizzare e recepire. Ma ripartiamo con calma.
Sense8 è un progetto coraggioso, per lo stesso tema di fondo che abbiamo accennato e che sta alla base dell’intera trama: il legame psichico. Ma la sfida è all’ordine del giorno per i suoi ideatori, i fratelli Wachowski, che sono i geniali creatori di Matrix, e questo lo capiamo sin dalle prime scene della serie.
“Risonanza limbica” è il suggestivo titolo del pilota, l’episodio che apre in modo concitato la storia e che tiene incollato il pubblico, nonostante la normale e plausibile incomprensione degli accadimenti. Ci troviamo davanti una donna, Angelica, che, braccata da Whispers ma sostenuta da Jonas, personaggio fondamentale (i quali le compaiono entrambi come “visioni”), compare a tutti i protagonisti, i “Sensate”, per attivare i loro poteri e passargli un ideale testimone. Subito dopo Angelica si uccide e ovviamente questo non può che destabilizzare lo spettatore, che si trova in poco tempo immerso nel pieno di una storia enigmatica. Ma lo spettatore non è il solo a rimanere sconvolto. Per quel legame che ho spiegato in principio, i Sensate, che hanno appena attivato i loro poteri di interconnessione, si sentono sconvolti, atterriti e accomunati da una forte sensazione di sofferenza e dolore interiori. Così la vita dei predestinati cambia definitivamente, poiché hanno soltanto cominciato a condividere gli “input sensoriali” gli uni con gli altri. Inoltre, un aspetto molto importante è che solitamente si vedono e si percepiscono a coppie, come se in più si fosse creata una sorta di affinità elettiva e di preferenza. Di rado, invece, si incontrano con gli altri Sensate mai visti prima, come nelle situazioni di grande difficoltà, ove soltanto uno degli 8 può risolvere le avversità intervenendo con le proprie abilità e conoscenze. Sì, perchè i Sensate non sono soltanto psichicamente ed emozionalmente collegati, ma condividono anche le abilità conosciute.
Parlando degli 8 Sensate, come accennato si trovano in parti opposte del Mondo, come per sottolineare maggiormente la forza e la resistenza di questa interconnessione: Will il poliziotto di Chicago, Riley la Dj islandese, Capheus l’autista di matatu a Nairobi, Sun la donna d’affari di Seoul, Lito l’attore di Città del Messico, Kala la farmacista di Mumbai, Wolfgang lo scassinatore di Berlino e Nomi l’hacker di San Francisco. Affascinante il fatto che gli 8 si trovino tutti, in un modo o nell’altro, ad affrontare un momento difficile della propria vita e questa simbiosi darà loro l’opportunità del cambiamento.
Come detto sopra, la trama inizialmente può apparire lenta e macchinosa, ma improvvisamente, quando i tasselli iniziano a disporsi ordinatamente, ci troviamo catturati dallo spessore e dal profilo psicologico dei personaggi nonché dalla trama totalmente opposta dall’essere banale. Personaggi questi che vengono colti nel naturale progredire della loro esistenza e il cui fascino è esaltato maggiormente dalla filosofia cosmopolita di cui la serie è riccamente intrisa: sono stati scelti infatti attori che rispecchiano a pieno la nazionalità dei personaggi interpretati e le riprese sono state fatte in giro per il Mondo interessando ben quattro continenti. Per questo ci sentiamo senza ombra di dubbio in un mondo realisticamente riuscito e in cui possiamo confonderci senza difficoltà tra le tradizioni territoriali insieme ai Sensate che ne sono soggetti.
In breve, non è il genere di serie che fa esplodere di felicità coloro che soffrono di una sindrome acuta di empatia universale come il sottoscritto, ma è sicuramente il miglior viaggio sensoriale che possiate fare con la sola vostra mente e un abbonamento a Netflix, senza che siano necessari strumenti per la realtà avanzata: i Sensate sono qui per farvi sognare ad occhi aperti, così che il fenomeno dell’autoscopia risulterà soltanto un’esperienza surclassata.