Il cinque giugno dell’ormai lontano 2015, sul colosso in ascesa Netflix faceva il suo debutto la prima stagione di una serie tv destinata a far discutere, Sense8. Con lo stesso linguaggio che stava permettendo alla casa di produzione di Ted Sarandos di rivoluzionare il panorama seriale, lo show sci-fi e drammatico creato dalle sorelle Wachowski si è imposto sin da subito in un’audience di nicchia, ma in espansione continua, conquistata da un racconto in grado di proporre una storia solida, complessa e intrigante su scala globale. Proprio le porzioni immani di un plot del calibro di Sense8 non sono state in grado di sostenere il modello Netflix, più volte dichiaratosi incapace di supportare una struttura del genere. Una serie di elementi sfavorevoli hanno giocato contro lo show delle sorelle Wachowski conducendo a un’inevitabile cancellazione che ha lasciato un pubblico fedele come pochi senza una conclusione coerente e meritata a uno dei contenuti dalla vita più breve in proporzione all’impatto culturale e audiovisivo avuto. Dopo solo due stagioni, il primo giugno 2017, a un mese dal rilascio del capitolo più recente, Netflix dichiarò l’intenzione di staccare la spina alla storia dei sensates.
La storia di Sense8 parte dall’intrinseca connessione mentale ed emotiva che lega in maniera profonda e unica otto sconosciuti sparsi per tutto il suolo terrestre. Di diversa origine culturale e nazionale, e con differenti background e realtà personali, religiose e sessuali, i protagonisti dislocati nei vari continenti riscoprono l’abilità che li contraddistingue. Avendo in comune l’8 agosto come data di nascita, Will, Sun, Nomi, Kala, Riley, Wolfgang, Lito e Capheus imparano disorientati a conciliare la loro vita quotidiana con il potere riscoperto. Il significato della relazione extrasensoriale è celato ai protagonisti che muovono i primi passi in una nuova percezione del sé e dell’altro. Essere dei sensate comporta un’unione telepatica indissolubile che pone la cerchia degli otto in una condizione in cui sono in grado di percepire sentimenti, opinioni e stati d’animo gli uni degli altri. Le distanze sono annullate ed esperire la condizione vissuta da un altro individuo, vicino o lontano che sia, è impagabile, ma altrettanto doloroso o entusiasmante a seconda dei casi.
L’empatia è un fattore presente in modo differente in buona parte degli show per la televisione, ma in quello delle sorelle Wachowskis assume una forma inedita.
Le vicende di riscoperta e conoscenza inter e intra personale della serie tv sono poi arricchite da una commistione di elementi che rendono il plot di Sense8 un dramma profondo e complesso, colorito anche da situazioni simpatiche ed esagerate. Altre più crude e umane; altre ancora esplicite e violente; mentre in alcuni casi sono sensibilità ed erotismo (anche e soprattutto piscologico) a prendere il sopravvento. In Sense8 c’è di tutto e nulla stona. Una colonna sonora importante, tante esplosioni, inseguimenti, sparatorie, scene toccanti di connessione intima e relazionale tra personaggi coinvolti in amori impossibili e lontani. E poi, ancora, un nemico inarrestabile e difficile da contrastare, i Whispers e la BPO tentano da diverso tempo di sfruttare le abilità dei sensates e proprio per questo danno la caccia agli otto sventurati che rappresentano una fonte di energia importante. Il mistero che avvolge gli enigmatici ruoli degli antagonisti contribuisce a rendere le prime due stagioni di Sense8 un titolo complessivamente avvincente, emozionante e coinvolgente come pochi si sono affacciati nella storia del catalogo originale Netflix.
Tra i meriti di Sense8 rientrano anche l’ottima e delicata rappresentazione della comunità LGBTQ+ e l’aver riportato in auge un brano del calibro di What’s Up dei 4 Non Blondes, quale pezzo cardine della sua colonna sonora composta di canzoni iconiche.
Proprio per tutto questo, la cancellazione di una serie tv così potenzialmente inesauribile a livello narrativo, e che già stava ponendo le basi per stabilirsi culturalmente tra i titoli di maggior impatto sullo scenario seriale, è stata ancora più sofferta. Il finale aperto della seconda stagione, che dava per scontata la necessità di un seguito, aveva lasciato con l’amaro in bocca l’importante e affezionata nicchia in espansione dei fan della serie tv. Desiderosi di saperne di più e non disposti a lasciar andare in questo modo un titolo d’un tale impatto mediale e narrativo, i pubblici di Sense8 non hanno preso bene la cancellazione imposta alle sorelle Wachowskis da mamma Netflix che continua a seguire la sua politica di fredda distanza dai prodotti. Infatti, il portale streaming californiano sposa ancora l’ormai storica tendenza per la quale è solita a non affezionarsi ai proprio show, con la finalità di mantenere una certa imparzialità nelle cancellazioni e nei rinnovi. Ed è così che Ted Sarandos ne aveva dichiarato la chiusura anticipata col cliffhanger della seconda stagione proprio a causa di un’audience che, seppur appassionata, non era sufficiente a sostenerne gli elevati costi di produzione internazionale.
Di conseguenza, proprio il pubblico patito per Sense8 si è scatenato in rete contro Netflix in difesa dello show delle sorelle Wachowski.
Un fenomeno mediale di queste portate era ed è il manifesto di un 2017 che rappresenta una svolta in cui serialità e attività in rete sono ormai legate e non più due rette che scorrono in parallelo. L’una è intrinsecamente nell’altra, e viceversa. Tra petizioni online e tanti hashtag di tendenza su Twitter (tra cui #RenewSense8), i fan di Sense8 sono stati in grado di ottenere un risultato inatteso. Netflix ha accolto le richieste degli utenti, e ha dichiarato il 29 giugno 2017 (a quasi un mese dall’annuncio della cancellazione) la decisione di produrre un film speciale e conclusivo della serie tv della durata di due ore. Un po’ come per lo speciale di Natale del medesimo minutaggio che aveva anticipato l’uscita del secondo capitolo. Pur non essendo una nuova stagione vera e propria, o un rinnovo seriale concreto, l’aver ottenuto un seguito al tanto aperto finale di Sense8 è stata di per sé una conquista rivoluzionaria e di cui andar fieri. Ciò è indice dell’impatto che gli utenti possono avere in una realtà in cui Internet e contatto sono molto incisivi.
Sense8 si stava già imponendo nello scenario Netflix e seriale come una serie tv capace di rivoluzionare lo stile creativo e il linguaggio narrativo con un racconto fitto, solido e credibile, in grado di coinvolgere ed emozionare come pochi dei titoli inediti nel periodo sul portale streaming. Proprio la cancellazione e la polemica scatenata hanno contribuito a rendere lo show una pietra miliare di Netflix nel bene e nel male. Il mancato rinnovo ha traghettato ancora più attenzioni verso il titolo e l’ha consacrato a manifesto principale e irreversibile di rimpianto. E’ anche la cancellazione ad aver contribuito a renderla grande e discussa. Primo tra tutte le importanti cancellazioni che il colosso dello streaming continua a perpetuare senza sosta nel suo catalogo di titoli in cui punta solo per metà, Sense8 si è imposta in un ambiente che non l’ha dimentica e non vuole dimenticarla. Quanto sia effettivamente efficace il terzo e ultimo capitolo con la quale la serie tv si è chiusa non è rilevante in questo caso. Ciò che conta è la portata incisiva di uno show a cui sono state tarpate le ali e che avrebbe potuto continuare a espandere la sua storia (off e on screen) e i suoi personaggi con la coerenza e forza che avevano contraddistinto le prime due stagioni, divenendo dunque una delle produzioni seriali di punta dello scorso decennio. Nonostante tutta la malinconica nostalgia per un racconto di cui abbiamo potuto godere per troppo poco, Sense8 resta comunque un titolo che è stato capace di farsi riconoscere e che continueremo sempre a recriminare a Netflix per non averne saputo sfruttare al massimo il potenziale nel modo in cui ci saremmo tutti meritati.