Vai al contenuto
Home » Sense8

What’s Up – La scena che vi connetterà a Sense8 anche se Sense8 non l’avete ancora vista

Sense8
Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

Non si era mai visto qualcosa come Sense8 in TV. Fin da subito, appare diversa dai soliti spettacoli che fruiamo sul piccolo schermo e non solo perché a crearla e dirigerla sono le sorelle Wachowski. Già dalla trama ne possiamo comprendere l’unicità: otto sconosciuti, sparsi in tutto il mondo e che condividono la data di nascita, sviluppano una connessione telepatica che permette loro di comunicare anche a chilometri di distanza e di condividere saperi, lingue, emozioni, capacità. Insomma, tutto. Will, Riley, Lito, Nomi, Sun, Kala, Wolfgang e Capheus hanno etnie, sesso, religioni e generi diversi; eppure ciò non impedisce, appunto, un’unione che li trasforma quasi in una persona sola. Questo perché sono dei sensate, il nuovo passo nella scala evolutiva umana. Mentre apprendono chi sono, dovranno anche vedersela con l’enigmatico Whispers, che sfrutta le stesse capacità per catturare i loro simili.

Le premesse per un classico spettacolo sci-fi ci sono tutte, così come la particolarità di una storia intensa e interpretabile da tantissimi punti di vista differenti. Infatti, ne emerge subito la complessità e la lentezza, soprattutto nei primi episodi, perché Sense8 deve introdurre gli otto personaggi e i contesti in cui vivono, prestando molta attenzione a non scadere nei soliti cliché e rispettando ogni cultura presente. La serie stessa ci chiede di guardarla con attenzione su Netflix, senza distrarsi in altre attività, anche perché non viene spiegato subito cos’è un sensate, ma lo scopriamo assieme ai protagonisti.

In particolare, all’inizio è difficile comprendere davvero il loro legame empatico in Sense8. L’epifania arriva con una di quelle scene così potenti che non ci stancheremo mai di vedere e che rimarranno con noi per sempre.

Quella notte londinese è stata pericolosa per Riley. Adesso, nella calma dell’alba, ha bisogno di schiarirsi le idee e sceglie la perfetta canzone che accompagni le sue riflessioni: What’s Up delle 4 Non Blondies. La stessa melodia risuona in un karaoke in Germania, dove Wolfgang non è proprio entusiasta di cantarla. Ma le parole iniziano a scorrere e, dunque, non ha più scelta. E scatta così la magia. Un magnifico montaggio musicale alternato ci mostra Lito nel letto con Hernando e Daniela, Capheus alla guida del suo autobus, Sun nella doccia, Kala prima sul tetto di casa sua e poi in camera, Will mentre fa ricerche su Nomi e la stessa Nomi prima sul letto d’ospedale e dopo in macchina con Amanita… e tutti iniziano a cantare assieme a Linda Perry, chi solo sussurrando e chi invece urlandolo a squarciagola. Tutti, inclusi noi che ci lasciamo trasportare da quelle note.

D’altronde, è facile rispecchiarsi nelle parole di un brano che ci rappresenta più del previsto. Gli otto protagonisti ci riescono perfettamente nella serie su Netflix. Essi devono venire a patti con il loro mondo, in cui stanno ancora cercando il loro posto e la loro identità, soprattutto alla luce della scoperta su chi sono; desiderano una vita più soddisfacente e, soprattutto, l’accettazione. La libertà di essere sé stessi. E, anche senza essere dei sensate, chi non si è mai rispecchiato in queste sensazioni? Chi non si è mai trovato a un punto della vita, chiedendosi quale strada stesse prendendo? E cosa stava diventando? Però, nonostante dubbi e paure, in Sense8 gli otto sembrano trovare proprio nell’interazione con l’altro una boccata d’ossigeno in un’atmosfera asfissiante, un porto sicuro nella tempesta dell’esistenza. E, proprio grazie a What’s Up, questo loro turbinio di emozioni ci colpisce in pieno: dalla disperazione senza speranza di Riley all’ottimismo infinito di Capheus, passando per la frustrazione di Lito, il dovere di Sun o la confusione mista a paura di Nomi.

Allora urlano, sussurrano, semplicemente intonano un grido sì d’aiuto, ma che diviene anche il momento in cui iniziano a comprendere quelle sensazioni fisiche ed emotive non loro; in generale, prendono coscienza del loro cambiamento. Il tutto racchiuso nel potentissimo verso:

“And I scream from the top of my lungs: What’s going on?”

Ecco che, man mano che la scena continua in Sense8, la musica cresce e il canto si trasforma in un inno di gioia, soprattutto con Kala e Wolfgang, il cui legame non può essere descritto solo a parole. L’inquadratura, che prima riprendeva Kala mentre ballava sul tetto della sua casa, si stinge quando canta con Wolfgang nella sua camera da letto colorata, risultando più intima, speciale, semplicemente unica. In quel momento bellissimo ed emozionante, cantano la pura bellezza dell’essere vivi, arricchita dalla chimica dolcemente sensuale tra Max Riemelt e Tina Desai.

Sense8

Allora, What’s Up arriva a rappresentare in maniera unica e speciale, come tutta Sense8, l’universalità e la costruzione di ponti tra culture.

Certo, a scatenarla è una canzone americana; il che ha senso se pensiamo a come la cultura pop statunitense sia penetrata in quella delle altre nazioni, in ogni livello possibile, diventando così una via per unire i popoli: dal cinema alla TV, passando per i fumetti, la letteratura, i giochi, la musica, la radio, ecc… ogni cosa è colorata a stelle e strisce. Di esempi ce ne sono tanti nella serie tv Netflix, ma quello più eclatante è senz’altro l’adorazione di Capheus per Jean-Claude Van Damn, al punto da aver chiamato così il suo autobus. Essendo poi un prodotto statunitense, parte proprio dalla prospettiva che la nazione ha per le altre etnie, così da convincere il suo pubblico a interagire con questi mondi sconosciuti, per poi allontanarsi brillantemente dai cliché e dalle personificazioni culturali unidimensionali, mostrando che in fondo siamo tutti umani. Pieni di pregi, difetti, paure e incertezze che sono uguali se viviamo in India, in Germania, in Islanda, negli USA, in Kenya, in Corea del Sud e in Messico. O in Italia, come nel nostro caso.

Ecco che quel montaggio musicale si trasforma in una celebrazione di tutto ciò che ci unisce in quanto esseri umani. È il cuore di Sense8, che ha sempre esaltato l’emozione, la comprensione, l’amore e l’empatia umana più di ogni altra cosa. E lo fa attraverso otto personaggi unici, con la loro individualità ma che fanno parte di un qualcosa di più grande. Che sia il loro cluster o l’intera umanità.

È questa l’essenza di una scena apparentemente banale, ma di una potenza incredibile. Non è necessario che ci piaccia particolarmente questa canzone o facciamo di tutto per ascoltarla. Ma è quella che, se la sentiamo, ci fa sorridere, cantare a squarciagola, provare un’emozione fortissima ed entrare dentro quel legame emotivo dei personaggi, di cui da quel momento facciamo magnificamente parte anche noi. Semplicemente, scatta qualcosa dentro di noi che non ci spieghiamo, ma semplicemente lo viviamo. Nonostante le differenze, perché come dice un anonimo e rimarca Sense8: “Dovremmo aver paura di essere uguali, non della diversità.” E allora, mentre in automatico facciamo ripartire la scena della serie tv Netflix, non resta che urlare a pieni polmoni:

“And I say, hey hey hey hey
I said hey, what’s going on?”