Hanno lasciato un segno, come protagonisti o comprimari, hanno reso il loro personaggio degno di essere ricordato non solo per la storia che racconta. Serie tv 2023 che non sarebbero state le stesse senza questi 10 interpreti, a testimonianza che se nella vita la differenza la fanno le persone, nelle serie la fanno anche gli attori.
Eccone la prova in 10 grandi attori di Serie Tv 2023
1. Jamie Lee Curtis (The Bear, seconda stagione)
The Bear, la Serie TV 2023 che è diventata il fiore all’occhiello di Disney+, sarà ricordata per le sue sequenze in cucina, piene di adrenalina quanto la doccia di Psycho, e per l’interpretazione da Emmy di Jamie Lee Curtis, la madre perfetta nella sua imperfezione della famiglia Berzatto. Un disturbo bipolare mai curato e portato ai suoi estremi fatto persona, un caleidoscopio di espressioni tra le rughe e gli occhi bistrati che guizzano tra il caos della cucina, i bicchieri di vino fuori misura, la ricetta di famiglia da preparare per il Natale coi figli ostaggi volontari per mancanza di alternative. Jamie Lee Curtis (Donna Berzatto) nell’episodio 6 della seconda stagione di The Bear entra come il suo personaggio, abbattendo la quarta parete come Donna rade al suolo la porta di casa entrando a tutta velocità in macchina. Jamie Lee Curtis in meno di un quarto d’ora (su 60 minuti totali dell’episodio) ha la forza di trascinarci nella mente deragliata di Donna, ce la fa odiare e amare, confonde e mischia i nostri sentimenti, diventiamo membri ad honorem della famiglia Berzatto, in un angolo della cucina assieme alle tracce di salsa sparse ovunque, nel tavolo della discordia, nel respiro strozzato di un pianto che scopre per poco la realtà . Ogni famiglia è infelice a modo suo.
2. Brie Larson (Lezioni di chimica)
Elizabeth Zott potrebbe essere il personaggio che riscatta la già lunga carriera di Brie Larson dal marchio Marvel, più dell‘Oscar come migliore attrice per Room nel 2016. Brie Larson ha puntato molto sulla serie Lezioni di Chimica a partire dalla produzione, scegliendo di interpretare il personaggio di Elizabeth Zott, laureata in Chimica ed esperta in cucina, meno nei rapporti interpersonali a causa di un passato con episodi traumatici che l’hanno resa distante dalle relazioni di qualsiasi genere. Brie Larson buca la mono espressività che ha scelto per Elizabeth e la plasma donando al pubblico una chiave di lettura delle emozioni di questa donna in continua contrapposizione col patriarcato degli anni cinquanta, in lotta anche col proprio destino “cinico e baro”. Brie Larson si riappropria delle capacità d’interprete in un personaggio che condivide con Joy, la mamma di Room, le limitazioni alla proprie libertà sia fisiche che mentali, la prigionia di un mondo maschile che abusa del proprio potere, che impone il controllo e non permette la realizzazione del proprio essere donna. Brie Larson è come una novella Prometeo che si sta liberando dalle catene dei suoi personaggi.
3. Meryl Streep (Only Murders in the Building)
“Where have you been” è l’entusiastico commento che Oliver Putnam (Martin Short) rivolge al talento appena scoperto nell’audizione di Loretta Durkin aka Meryl Streep. Sappiamo dov’è stata Meryl Streep finora, in prestigiosi film, a raccogliere indiscussi consensi e premi. Possiamo anche dire che dovrebbe frequentare di più le serie televisive per il suo talento che l’ha vista partire con quattro ruoli grondanti Emmy e Golden Globe nella miniserie HBO Angels in America, la serie che ha contribuito in modo rilevante a una svolta del prodotto seriale per come lo conosciamo oggi. Dal 2003 per arrivare a quest’ultima Serie TV 2023 sono passati dieci anni e solo altre due apparizioni seriali (Web Therapy, Big Little Lies). Only Murders in the Building era già tra le migliori serie brillanti degli ultimi anni e con la presenza di Meryl Streep che riesce ad interpretare con ironia e rispetto la figura dell’attrice che non ha mai avuto una parte importante, a prendere in giro in modo esilarante la mania degli attori di trovare una “voce” al personaggio utilizzando accenti imbarazzanti, con lei e il suo talento la serie raggiunge la vetta.
4. Helen Mirren (1923)
Dalla poliziotta Jane Tennison negli anni novanta nella serie Prime Suspect a matriarca della famiglia Dutton nella Serie TV 2023, secondo prequel di Yellowstone, 1923, con un Oscar nel mezzo oltre a tutti gli altri premi. Helen Mirren è un’attrice che quando entra nell’inquadratura illumina la sequenza e racconta il suo personaggio ancora prima di pronunciare la prima battuta. Porta tutto il suo charme anche in 1923, tratteggia il profondo legame con il marito Jacob (Harrison Ford) senza renderlo invadente, forte come il legame con la terra e la famiglia. La giusta leggerezza negli scambi di battute tra coniugi si sprigiona dai suoi occhi e dall’accento irlandese che ha deciso di adottare per questo personaggio e dare più aderenza storica. Erano tutti immigrati europei, l’accento americano moderno non era ancora nato. Helen Mirren anche questa volta cesella un’interpretazione con un perfetto equilibrio tra sottrazione ed emozioni che s’impossessano di lei e dello schermo.
5. David Tennant (Good Omens)
Good Omens, buoni auspici che vengono mantenuti dalla serie e da “il fisico del ruolo” di David Tennant che interpreta Crowley, il demone un po’ arruffone, superficiale, che non riflette a fondo sui suoi piani che spesso falliscono. Il viso appuntito di David Tennant, gli occhi vispi, le continue smorfie che accompagnano il suo eloquio, la figura dinoccolata, recitano già da soli. Tempi perfetti per il sarcasmo che è la cifra stilistica di questa serie, le pause che creano la battuta assoluta. David Tennant conferma di essere un attore istrionico, che può passare da un registro surreale, comico a mostrare la fragilità dei propri sentimenti come riesce in modo magistrale nel finale di Good Omens. Crowley non è più un demone ai nostri occhi ma un uomo che ama. In pochi minuti sovverte l’ordine dei ruoli e vediamo l’oltre del personaggio.
6) Harrison Ford (Shrinking)
Doveva compiere ottant’anni per consacrarsi più che credibilmente alle Serie TV e soprattutto in una comedy come Shrinking. Harrison Ford lascia stivali e Stetson all’epopea familiare di 1923 e ritorna negli abiti coevi del Dottor Paul Rhodes,, il supervisore di Jimmy, lo psicologo che ha bisogno dei suoi pazienti per fare terapia su se stesso e reagire alla perdita della moglie. Harrison Ford nelle vesti di un eroe con la e minuscola, una presenza fin troppo discreta, uno scrigno chiuso per i suoi colleghi, armato d’ironia e consigli a difesa anche del Parkinson che ha iniziato a combattere. Un ruolo che Harrison Ford ha accolto con la gentilezza dell’età e con altrettanta gentilezza ci ha regalato.
7. Phil Dunster (Ted Lasso)
“Be curios, not judgemental”. In un episodio di Ted Lasso della prima stagione, Ted cita questa frase di Walt Whitman mentre sta ribaltando le sorti della sfida a freccette nel pub. Se solo qualcuno fosse stato curioso e gli avesse chiesto se sapesse giocare a freccette si sarebbe evitato la sonora sconfitta, se solo le persone non fossero così giudicanti. Phil Dunster non è stato giudicante con il personaggio di Jamie Tartt. Si è preso il ruolo del belloccio ma idiota con l’ego auto espanso, superficiale e irrispettoso, il ragazzo di talento ma arrogante e gli ha regalato la vittoria per la migliore crescita di un personaggio nella serie. Phil Dunster ha espresso l’emotività schiacciata dalla voglia di prendersi tutto e subito del personaggio, ha dato credibilità al percorso del cambiamento che è in prevalenza fuori scena.
8. Rachel Brosnahan (The Marvelous Mrs Maisel)
Midge Maisel poteva essere altro da Rachel Brosnahan? Il viso fresco e furbo, la sua mimica, la voce che cinguetta battute a velocità da record. No, La Fantastica Mrs Maisel poteva essere solo lei, un ruolo che ha abitato le cinque stagioni della serie con la stessa eleganza con la quale ha indossato i mille abiti di Mrs Maisel. Rachel Brosnahan ha capito e ha saputo interpretare al meglio la continua trasformazione di una bella e divertente donna di buona famiglia che nell’ America degli anni cinquanta cerca la sua voce, non il ruolo che la famiglia e la società si aspettava da lei ma il suo ruolo. Rachel Brosnahan non si limita ad evidenziare la brillantezza del linguaggio, la vis comica che sono i punti di forza del personaggio e utilizza tutto il suo corpo. Le mille espressioni delle sole sopracciglia, le braccia sui fianchi, le mani mai ferme. Rachel Brosnahan è stata molto generosa con Mrs Maisel e le ha dato voce in tutto, cappellini compresi.
9. Jeremy Strong (Succession)
Kendall Roy, il figlio che, forse, era predestinato a prendere lo scettro del patriarca Logan Roy. Uno dei migliori personaggi tragici creati negli ultimi anni che ha trovato un amplificatore in Jeremy Strong che lo ha interpretato. In una saga così ricca di figure tridimensionali, pronte a rubarsi la scena per caratura e snodi narrativi, Jeremy Strong è riuscito a mettere in scena l’ininterrotto tiro alla fune emotivo che Kendall Roy ha intrapreso con se stesso. Profondo senso di autodistruzione alternato a chirurgici momenti di rivalsa con l’obiettivo di distruggere l’ingerenza del padre, un vero parricidio morale. Jeremy Strong non perde mai di vista l’oceano che il suo personaggio si porta dentro e la risacca di dolore che lo colpisce e lo trascina con sé. Jeremy Strong decide anche di utilizzare le parole con le quali tutti gli altri personaggi si difendono allontanandosene, lasciando che Kendall Roy si distacchi dalle sue stesse battute, voli via dalle sale riunioni verso l’oceano che sarà destinato a fissare, oltre la fine.
10. Pedro Pascal (The Last of Us)
Joel Miller si sente ultimo degli uomini (noi). Ha difficoltà a ricordarsi come era, un padre affettuoso, protettivo ma sempre pronto al sorriso. Diventa ultimo quando la figlia adolescente non gli viene strappata via dall’infezione fungina che sta sterminando l’umanità ma dal proiettile sparato da un militare a guardia della zona infetta. Pedro Pascal inizia da una fine, la fine assoluta, un padre che perde tragicamente la figlia, non ci sono altri capitoli. Il personaggio di Joel è una sfida, un involucro di uomo reso insensibile dalla perdita lacerante ma che lascia intravedere dei piccoli riflessi del suo vero essere. Pedro Pascal disegna con equilibrio e totale plausibilità la lenta trasformazione di Joel, la strada tortuosa della sua crescita o meglio, il recupero del suo essere padre, spostare l’obiettivo primario della sua sopravvivenza per mettere a fuoco e mirare sul proposito di restare ultimo ma solamente perché ha deciso che è più importante che ci sia qualcuno prima di lui.