A volte è un senso di incompletezza, altre una debilitante inadeguatezza, molto più spesso un’accomodante banalità che provoca laconica insoddisfazione prima di abbandonarci senza aver lasciato nulla.
I finali di serie rappresentano il culmine del costrutto mentale di ogni spettatore, il traguardo al raggiungimento del quale i nodi vengono al pettine per premiare sensazioni ed emozioni come vicendevoli cause.
Talvolta marciamo verso la meta convinti di una inevitabile delusione, altre volte siamo propensi automaticamente a generare alte aspettative, altre ancora ci sentiamo spaesati ed inconsapevoli di quale sia il tasto emotivo da premere per sentirci consoni a ciò che dovremmo provare.
In ognuno di questi casi, un finale di serie può divenire il boia che tronca un ciclo potenzialmente infinito, una enorme macchia su una tela tersa. O contrariamente la punta di diamante di un lavoro al quale viene riconosciuta la grandezza di terminare col giusto epilogo.
Quando si identifica in uno dei due estremi opposti, un finale di serie fa inevitabilmente parlare di se.
10. Penny Dreadful
Cos’è successo con “Penny Dreadful“?
Insomma, il vero colpo di scena di un finale scorrevole e lineare che risuona come un saluto ad ogni singolo personaggio, una definitiva chiusura col passato, una sorta di rassegnazione finale, risulta essere l’annuncio della propria cancellazione.
Il dibattito interiore di Vanessa può definirsi concluso, e con la riappacificazione con se stessa termina a sorpresa una trama che ha rappresentato uno dei “main topic” degli ultimi periodi.
La storia di “Penny Dreadful” si chiude senza preavviso, proprio come se si assistesse a qualcosa di vivido, ad una storia reale di cui si seguono le vicende ed a cui il corso degli eventi ha posto una fine non programmata.
Per questo, e non solo, “Penny Dreadful” fa (e farà in futuro) parlare molto.