8. Dexter
Il finale di “Dexter“, a livello metaforico, è terribilmente coerente con l’attitudine distruttiva di Dexter Morgan e delle vicende che colorano la sua esistenza.
Il problema è che questo non è bastato, o quantomeno ha reso quest’idea poco chiara e facilmente fraintendibile, spaccando letteralmente il pubblico e creando una linea di faglia sull’ampissimo e comodo terreno su cui adagiavano i fan della serie.
Lo stesso Dexter è consapevole di muoversi verso la distruzione di se in maniera irrimediabile, verso un “sacrificio” utile ad offrire serenità a chi ama e lo circonda, nonostante nel corso delle otto stagioni ci sforziamo di dimenticarlo per affetto.
E così accade.
All’epilogo di “Dexter” le alternative possibili non erano poche. Le soluzioni erano decine, e questa molteplicità di esiti combinati o meno nel modo voluto ha diviso le opinioni, ha reso un finale soggettivamente giusto per alcuni personaggi e sbagliato per altri.
7. Twin Peaks
I disappunti venuti alla luce dal finale di “Twin Peaks” sono, come la serie stessa, qualcosa di non ordinario. Il finale di “Twin Peaks” ha fatto discutere, ma senza dividere. Ha fatto arrabbiare, ma non recriminare.
Sì, perché “Twin Peaks” ha deluso per il fatto stesso di essere dovuto forzatamente terminare. Il finale di “Twin Peaks” e, probabilmente, quasi tutta la seconda metà della seconda stagione sono indubbiamente concentrati e poco curati a causa della scelta della ABC, per la pressione manifestata su Lynch e Frost sulla necessità di svelare l’assassino di Laura Palmer. Scelta di cui i due avevano già previsto le deleterie conseguenze.
Il modo in cui si concludono le vicende di Dale Cooper è il modo meno convenzionale, indi per cui perfetto, per concludere anticipatamente una mitologia che chiunque abbia seguito ha rimpianto con dolore per 25 anni.
Il count-down di Laura Palmer, tuttavia, si è finalmente azzerato.
“Twin Peaks” non avrà più bisogno del passato per far parlare di se.