Esiste una legge dell’attrazione che addensa i nostri pensieri, conciliando il flusso di coscienza alla realtà sensibile, rendendo ciò in cui crediamo un eterno ritorno che carda la lana con stacanovista frenesia, allo scopo di rendere impercettibili inizio e fine del sottile filo conduttore tra realtà. Una sfrontata commistione che si insidia nella parallela dimensione fatta di ciò che percepiamo, dove opacizza i contorni ed accentua i rilievi per rendersi visibile.
Il momento in cui tale legge si manifesta in maniera visiva, stiamo assistendo alla riproduzione grafica di paure recondite e ataviche paranoie che stagliano il nostro giudizio e generano il bacino di idee astratte nelle quali identifichiamo ciò che ci viene proposto.
In molti casi, l’entità è evanescente e priva di forma. In altrettanti altri, una materia, se non addirittura un volto, hanno albergato l’appetibile olezzo del mistero di personaggi mistici.
Nell’aver interdetto il nostro ordine e scardinato il nostro equilibrio onirico intimandoci inconsciamente il despota imperativo di essere inclusi in torbidi incubi, i personaggi metafisici delle serie televisive hanno in qualche modo rappresentato l’”evento fortiano” della nostra immaginazione, entrando negli affetti in maniera irreversibile.
Questi sono 10 dei personaggi metafisici più ricordati nella storia della televisione:
1) Edward Mordrake – “American Horror Story Freak Show”
Aristocratico, elegante, nobiluomo ed inevitabilmente inglese.
Insomma, un tipo del tutto idoneo a metterci sempre la faccia. Non che non lo faccia.
Anzi: ce ne mette addirittura due.
L’entità del defunto Mordrake di “American Horror Story” si presenta ai mortali con una tanto insolita quanto spesso casuale evocazione che si attua nel celebrare l’Halloween, rigorosamente accompagnato dal secondo volto posto dietro la sua nuca, fonte di scabrosi ed efferati pensieri di cui diviene vittima attiva.
2) Demogorgone – “Stranger Things”
Gli ultimi, asfissianti attimi del confronto tra il Demogorgone ed il gruppo capitanato da El hanno aperto alla frammista scia di sensazioni scaturite dall’idea che il nemico sia davvero una proiezione astrale della stessa ragazzina; alla possibilità che quel “La porta l’ho aperta io. Sono io il mostro.” fosse indicativo di una verità tacita.
Dalla fantastica mitologia di “Dungeons & Dragons” viene riesumata la figura di un essere non propriamente metafisico, ma “padrone” di una dimensione metafisica, soprasensibile.
Un mondo tenebroso nel quale non necessitiamo del confortante gioco di luci per percepire la presenza delle sue entità. La stessa luce che invade un mondo il cui peculiare tratto dell’imperscrutabilità, forse, richiede semplicemente di non essere invaso.