4. True Detective: da soli per indagare
Emozionante, avvincente e fornito di attori di grande talento quali Matthew McConaughey, ecco un prodotto che ha rivoluzionato il format tradizionale dei polizieschi: tanto per cominciare si tratta di una serie antologica (come American Horror Story), il che significa che ogni stagione riparte da zero con nuovi personaggi e storie diverse; si tratta di un espediente assai utile, che permette di far andare avanti il telefilm senza però scadere in seguiti troppo lunghi e improbabili, un male da cui purtroppo molte serie sono affette…
Soprattutto in un thriller è difficile trovare espedienti che stupiscano il pubblico e contemporaneamente non esagerare con i colpi di scena assurdi, perciò la decisione di racchiudere sotto un unico titolo quelle che in realtà sono diverse mini serie è assai saggia e potrebbe contribuire a garantire la longevità di True Detective.
In secondo luogo questo telefilm non si limita a raccontare intrighi e misteri sui quali i protagonisti indagheranno, ma approfondisce molto anche la psicologia e il passato dei personaggi.
Dunque possiamo dire che le serie del calibro di True Detective siano moderne e differenti da polizieschi datati come Un Detective in Corsia o Colombo, in cui la vita privata degli investigatori era mostrata solo occasionalmente e dove le stagioni erano organizzate con una trama verticale (ogni puntata narrava una storia autoconclusiva, perciò anche se si “perdeva un pezzo” non era un problema grave). Oggi interessano di più le trame orizzontali, le quali presentano una sola vicenda sviscerata con vari risvolti lungo tutto l’arco della stagione e richiedono una visione costante da parte del pubblico.
True Detective appartiene appunto a quest’ultima categoria, infatti durante i primi otto episodi Rust e Marty continuano a cercare lo stesso serial killer, quindi sia i loro caratteri che la frustrazione derivante da un’indagine interminabile sono ben descritti, con la dovuta calma e il giusto approfondimento.
Dal momento che noi spettatori ci immedesimiamo con i protagonisti, è normale che a un certo punto ci sentiamo a nostra volta dei detective e iniziamo a interrogarci sulla risoluzione dell’enigma; ed è vero che discutere con altri delle innumerevoli congetture che ci vengono in mente può rivelarsi piacevole… Ma non dimentichiamo che l’antenato dei telefilm polizieschi è il romanzo giallo, e che la lettura di un libro è un’operazione estremamente individuale: per diventare degli investigatori seri abbiamo bisogno di essere soli con le parole, o le immagini, che ci illustrano gli indizi, i fatti e le prove.
L’autore di un thriller si rivolge singolarmente a ognuno dei lettori oppure degli spettatori, perciò purtroppo non si possono fare buone indagini in gruppo. Dobbiamo avvicinarci a True Detective con la medesima discrezione con cui ci immergiamo in un romanzo, raccogliendo le idee e rimuginandovi sopra in silenzio. Solo così avremo speranza di risolvere il mistero!
“Più una mente è potente e originale, più sarà incline alla religione della solitudine” (Haldous Huxley)