HANNIBAL
Andare a cena non è mai stato così interessante. Hannibal Lecter, per quanto oscuro e pericoloso possa essere, è un ottimo cuoco. Il problema è uno solo: non sai mai chi stai mangiando. Ebbene si, a volte potresti venire a sapere che sbadatamente ieri sera hai mangiato te stesso.
L’ottima riuscita delle tre stagioni di Hannibal è dovuta ad una serie di fattori che costruiti insieme all’interno di ogni singolo episodio danno allo spettatore l’impressione di uscire letteralmente dalla realtà.
Hannibal è come l’amore: ti fa soffrire, ma non puoi farne a meno! Perché semplicemente è in grado di regalare emozioni e ricordi, vitalità e chimica. Fa sentire vivi, non importa in che modo. Siamo in una di quelle dimensioni che avrebbero riempito di soddisfazione uno come Dostoevskij, che non a caso affermava che ‘a volte l’uomo è straordinariamente, appassionatamente innamorato della sofferenza’. Ed è così, Hannibal non ha nulla di leggero, quieto o normale. E’ tremendamente ultraterreno, sbagliato, maniacale. Ottimo per finire in manicomio.