13 Reasons Why 3×09: recensione e commento con SPOILER (è consigliato non proseguire con la lettura se non si è in pari con la serie).
Con questo episodio sembra di tornare alla seconda stagione: Justin Foley continua a nascondere dei segreti e, ormai, diventa sempre più difficile credere alle sue parole. È ancora una volta la voce di Ani ad introdurre l’argomento della puntata, accusando il nuovo arrivato in casa Jensen di essere un drogato (ma perfino lei ha un lato oscuro). Clay cerca da Justin una spiegazione per il flaconcino di ossicodone trovato tra le sue cose. Vuole credergli, spera che non abbia nulla a che fare con la morte di Bryce, ma la sua fiducia inizia a vacillare, a causa dell’ennesima bugia che l’ex (o forse no) tossico dipendente gli ha raccontato.
Ancora menzogne su menzogne.
Ma Clay gli dona il beneficio del dubbio. Dopo aver scoperto di essere diventato un “soggetto di interesse” per quanto riguarda l’omicidio di Bryce, Jensen viene avvicinato da un giornalista e Justin dimostra di avere a cuore il suo bene, difendendolo. Uno dei pochi sentimenti autentici che Foley prova, oltre al suo amore per Jessica Davis, è l’affetto per il suo nuovo fratellastro. Ne è una dimostrazione il sincero “ti voglio bene” che i due si scambiano alla fine dell’episodio.
Un personaggio pieno di fragilità e scheletri nell’armadio, Justin riuscirà ad uscire definitivamente da questo circolo vizioso?
Durante il racconto che Foley fa a Clay e Ani, veniamo a conoscenza del fatto che Seth, tornato in città dopo essere uscito di prigione, lo ha minacciato per riavere dei soldi, costringendolo a spacciare per lui. Se non fosse stato per Bryce, che lo ha aiutato quando nessun altro avrebbe potuto farlo, Justin sarebbe rimasto impigliato in cose più grandi di lui. Il suo bisogno di appartenere a qualcosa, la sua paura di non essere abbastanza per Jessica, lo tormentano, facendolo precipitare in un tunnel senza fine. Il senso di colpa per il pensiero di poter essere causa della morte di Bryce, lo divora. Provare ad uscire dagli abissi più profondi della propria mente è difficile, soprattutto per chi si sente abbandonato.
L’ansia di deludere Clay e la sua famiglia, porta Justin a mentire a lui e a tutti. Persino a Jessica, con la scusa del tradimento. Vedere il disgusto negli occhi di chi si ama, è straziante. Il terrore di prendersi le proprie responsabilità. Solo Bryce Walker gli era stato vicino quando aveva ricominciato a farsi: erano stati fratelli, dopotutto. Perché avrebbe dovuto ucciderlo? Clay, forse, ora gli crede e lo aiuta a ripulirsi per l’ultima volta.
Anche Clay, a modo suo, si sente solo. Inaspettatamente trova un buon consigliere in Tyler: «Quando le persone ti osservano e commentano, devi ricordarti che tu sai chi sei, e loro no». Queste le parole di un altro fragile ragazzo, distrutto da chi non riesce a vedere che siamo tutti esseri umani. Eppure tutti possono cambiare e, forse, Tyler Down ne è la più efficace dimostrazione. Questo è il motivo per cui Clay decide più volte di credere alle parole di Justin: capisce come si sente e sa che lui non lo ritiene un “soggetto di interesse”.
Eppure, alla fine, scopriamo che anche Clay nasconde qualcosa: la Signora Baker, Olivia, lo ha chiamato, chiedendogli di vedersi per parlare. Il giovane sembra particolarmente turbato di sentirla. Ha paura di rivivere di nuovo quei momenti che più volte aveva tentato di seppellire? Il ricordo di Hannah giace ancora, insepolto, nella sua mente. Oppure teme che qualcosa, che ha a che fare con la morte di Bryce Walker, possa venir fuori?