Capita fin troppe volte, ormai, di imbattersi in una serie televisiva che catturi la nostra attenzione con luccicanti promesse di originalità e attualità, per poi deluderci proseguendo in maniera banale e nient’affatto coinvolgente. Ne abbiamo avuto un assaggio con 13 Reasons Why e la sua partenza scoppiettante, ma ci sono ancora molti altri titoli da prendere in considerazione. È difficile, ma non impossibile, invece, che una serie si presenti con un pilot mediocre e poi recuperi in corso d’opera (come è successo alle di cui vi parliamo qui). In tal caso si chiede agli spettatori uno sforzo in più, un ostacolo in più da sormontare per godersi un prodotto di qualità.
Ma è più facile superare lo scoglio del primo episodio e poi essere ricompensati piuttosto che vedere le proprie aspettative infrante senza rimedio. Vediamo quindi quali sono le serie televisive che, nel corso degli anni, ci hanno vanamente illuso con un bellissimo pilot per poi lasciarci a mani vuote e con l’amaro in bocca.
1) 13 Reasons Why
Eccolo qui, Giuda traditore. 13 Reasons Why era partito con un episodio pilota intrigante al punto giusto, con un giovane Clay Jensen impaurito e disorientato dopo la scomparsa della compagna Hannah Baker, della quale era innamorato da tempo. Grazie ai flashback utilizzati come specchio per ricostruire il passato di Hannah e le motivazioni che l’hanno portata a togliersi la vita, la serie Netflix aveva iniziato il suo percorso portando in scena fin da subito tematiche delicate e importanti. La prima stagione, andata in onda nel 2017, ha saputo tenere alto il livello della prima puntata (intitolata Cassetta 1, parte A), ma 13 Reasons Why avrebbe dovuto fermarsi lì. Invece, i produttori hanno scelto di prolungare fino alla quarta stagione una serie che non aveva ormai più nulla da offrire agli spettatori. E così gli elementi che all’inizio costituivano un punto di forza, piano piano si sono trasformati in punti deboli.
13 Reasons Why ci ha decisamente illuso.
2) Nightflyers
A quanto pare, il nome di George R. R. Martin non è sempre sinonimo di successo indiscusso. Quando il 1° febbraio 2019 Netflix ha distribuito sulla piattaforma di streaming Nightflyers, tratta dalle novelle del famosissimo autore statunitense, i fan erano in visibilio, eccitati da un pilot che aveva messo in gioco tanti elementi e che sembrava promettere una prima stagione da lasciare senza fiato. Eppure, la collaborazione di Martin come sceneggiatore e la presenza di un cast di tutto rispetto non sono bastati a salvare questa serie sci-fi dal linciaggio del pubblico e dalla cancellazione.
Siamo nel 2093, insieme a un gruppo di scienziati che viaggiano nello spazio in cerca di contatti con forme di vita aliene, ma niente di ciò che li aspetta sarà piacevole. Mischiando fantascienza, horror e dramma, Nighflyers aveva aperto le danze con una prima puntata stratosferica. Il secondo episodio ha provato a mantenere alto il livello della serie ma i successivi hanno solo condotto gli spettatori in un vortice di interrogativi rimasti senza risposta. Il finale di stagione poi, non ha minimamente soddisfatto le aspettative, ha deluso i fan del genere sci-fi e, soprattutto, gli ammiratori di George Martin.
3) The Third Day
The Third Day, miniserie televisiva anglo-statunitense di HBO e Sky Atlantic, era partita offrendo al pubblico un thriller inquietante, un dramma realistico e misterioso, un insieme di meccanismi narrativi ben costruiti e intrecciati nel migliore dei modi. La serie aveva iniziato il proprio percorso con la storia di Sam (niente meno che Jude Law), l’uomo protagonista dei primi tre episodi, irrimediabilmente attratto da un’isola enigmatica abitata da un gruppo di indigeni che intendeva preservarne le tradizioni a ogni costo. The Third Day poi, prosegue i suoi episodi con la storia di Helen, anche lei spinta verso l’isola per cercare risposte ai suoi interrogativi.
Anche gli spettatori, come Helen, desideravano una risposta alle domande poste dalla miniserie fin dalla prima puntata. Eppure, sono stati delusi da un finale che non è stato in grado di offrire le giuste spiegazioni. Il simbolismo che tanto era stato centrale in The Third Day non ha avuto una vera e propria risoluzione. L’ambizione era stata la parola chiave del prodotto HBO, ma la fine della serie non ha saputo rendere giustizia a una trama ambiziosa e complessa, e ha lasciato soltanto il pubblico inappagato e deluso.
4) Quantico
L’impressione che si ha iniziando a guardare Quantico, è quella di trovarsi di fronte a una spy-story ben fatta, con la giusta dose di azione, combattimenti avvincenti, capace di creare suspence e di lasciare gli spettatori con il fiato sospeso. Almeno, questo è ciò che si pensa guardando l’episodio pilota della serie con protagonista Priyanka Chopra. All’inizio non ci si rende conto di essere di fronte a un prodotto rimasto vittima di una sceneggiatura troppo banale. Ci si lascia ingannare da un inizio ben impacchettato e progettato, e poi con il passare degli episodi e delle stagioni ci si ritrova immersi in una serie tv thriller e di spionaggio che prova a diventare un teen drama.
Le sottotrame amorose dei personaggi principali diventano fin troppo presenti ed è evidente che siano state costruite per attirare gli spettatori con un romantico che però di veramente realistico e interessante ha ben poco. Quindi il cast, l’utilizzo dei flashback e la presenza della figlia di David Lynch tra i registi e i produttori esecutivi non sono bastati a garantire a Quantico un percorso degno di attenzione fino alla fine.
5) Il simbolo perduto
Gli appassionati della saga letteraria di Dan Brown (composta da Angeli e Demoni, Il codice da Vinci, Il simbolo perduto e Inferno) erano in visibilio quando è stata annunciata la serie televisiva tratta dal terzo romanzo dell’autore statunitense. Ed erano altrettanto emozionati dopo aver visto il primo episodio della serie, andato in onda su Peacock nel settembre 2021. Credevano che i dettagli utilizzati nel libro per dare consistenza e corpo alla storia venissero trattati con il giusto rispetto, invece le loro aspettative sono state disattese.
Il simbolo perduto inizia con un colpo di scena, con il professore di simbologia Robert Langdon (Ashley Zukerman) condotto inconsapevolmente sul luogo da cui ogni mistero ha inizio. La serie sembra partire come un thriller avvincente, con tinte crime, con una buona dose di azione. Ma dopo il pilot la tensione scende anziché salire, e il pubblico perde coinvolgimento. Risvolti banali a livello di sceneggiatura, dialoghi fin troppo semplici in alcuni punti, poca cura dei particolari. Questi e altri motivi hanno portato infatti alla cancellazione della serie nel gennaio 2022. Un vero peccato.
6) Nine Perfect Strangers
Ebbene sì, anche Nine Perfect Strangers ci ha riempito di interrogativi e curiosità con il suo episodio pilota pieno di incognite, ma poi non è stato in grado di offrire agli spettatori risposte soddisfacenti a placarne la sete di approfondimento psicologico. Nella prima puntata, insieme ai nove ospiti di Tranquillum House, anche il pubblico si prepara quasi ad affrontare un percorso di crescita interiore e riscoperta di sé ma, a differenza dei protagonisti della serie di Amazon Prime Video, rimane bloccato a metà. Il brio iniziale si trasforma piano piano in delusione e, mano a mano che gli episodi procedono e comprendiamo quali sono le vere intenzioni di Masha Dmitrichenko (Nicole Kidman), la proprietaria dell’edenico centro benessere, l’attenzione cala.
La brevità di questa miniserie non è certo stata d’aiuto. Le storyline dei personaggi principali non sono state sviluppate in tutto il loro potenziale e un prodotto partito così bene e che poteva raggiungere un ottimo livello, si è perso lungo il cammino, lasciando i fan con in mano solo tante belle promesse.
7) The Following
Chi ama le serie televisive in cui le connessioni psicologiche fra protagonisti sono l’attrazione principale, avrà sicuramente amato il pilot di The Following, e avrà sperato di trovare in questo prodotto della Fox un compagno fidato. Ma questa aspettativa, purtroppo, è durata il tempo di un episodio. The Following sembrava prometterci qualcosa di memorabile, quasi che il pubblico avesse già il sentore di trovarsi di fronte a un capolavoro ancora prima che lo diventasse. Joe Carroll riusciva a fuggire dalla prigione in cui era rinchiuso grazie all’aiuto dei suoi followers e creava, sempre grazie al loro supporto, una specie di setta con il culto per gli omicidi seriali, tenuta insieme dal filo sottile dei romanzi di Edgar Allan Poe.
Di per sé, una trama del genere si sarebbe rivelata geniale se non fosse che, dopo un inizio senza dubbio esplosivo, The Following si è persa per strada. Il fascino di un serial killer come Joe ha incantato gli spettatori, salvo poi prenderli alla sprovvista e deluderli con numerose scene di violenza gratuita, e altre dai risvolti quasi surreali. Questa seria ha sprecato dopo pochissimo tempo un enorme potenziale, finendo per intrappolarsi in un’inevitabile discesa che ha portato poi alla sua cancellazione dopo la terza stagione, senza un vero e proprio finale.