2) Wayward Pines
Nata come una miniserie, Wayward Pines dà il nome a quella cittadina dell’Idaho apparentemente perfetta e idilliaca. Ma, come succede sempre in questi casi, l’apparenza inganna. È con gli occhi dell’agente Ethan Burke che veniamo catapultati in un ambiente distopico di cui lentamente ne scopriamo tutti gli strati, fino alla rivelazione che avverrà solo nel finale della prima stagione. Lì, infatti, dopo mille ipotesi, Ethan comprenderà la realtà spaventosa che si nasconde dietro Wayward Pines: è un rifugio in cui sono rinchiusi gli ultimi esponenti dell’umanità , prigione di cui pochi sono a conoscenza.
Svelato dunque il mistero e con la morte del protagonista, non c’era bisogno di procedere ulteriormente. La Fox, però, la pensava diversamente e decise di concedere a Wayward Pines una seconda stagione. Erroneamente.
Potremmo descriverla come poco originale, lenta, flemmatica, con dialoghi noiosi e trame inconcludenti, senza la benché minima chimica tra i personaggi. Il nuovo protagonista, Theo Yedlin, non è all’altezza del suo predecessore, cosa che ha affossato ancor di più lo show. Di misteri ce ne sono pochi da risolvere, così la trama tende ad approfondire i personaggi, con troppi flashback che sembrano un espediente per sopperire alla mancanza di una storyline decente. E il risultato è stato quello di peggiorare pure i punti deboli della prima stagione, con una seconda completamente inutile.