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I 5 punti di forza di The Mentalist

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Il primo decennio degli anni duemila ha segnato uno spartiacque tra i prodotti identificati come “tv serial”, nel quale i prodotti televisivi hanno preso ad esempio gli impianti cinematografici e ci hanno regalato (e, fortunatamente, continuano a farlo) prodotti di qualità elevata caratterizzati da personaggi psicologicamente complessi ed intriganti. Una di queste serie televisive, in grado di creare una vera e propria “dipendenza”, è sicuramente The Mentalist.

La serie firmata da Bruno Heller (che poi si dedicherà alla scrittura dell’ottima Gotham) racconta le gesta di Patrick Jane, consulente del CBI (California Bureau of Investigation) impegnato nella caccia all’uomo responsabile della morte di sua moglie e sua figlia, il serial killer John il Rosso.

Manca un dettaglio per completare il quadro parziale sul personaggio principale della storia: egli è un mentalista. Prendendo in prestito  la definizione che i produttori della serie forniscono all’inizio di ogni puntata della prima stagione, un mentalista è una “persona che ricorre all’acutezza mentale, ipnosi e/o suggestione. Colui che padroneggia la manipolazione del pensiero e del comportamento”. Per farla semplice, Jane è dotato di un’elevata abilità deduttiva e osservativa, possiede un intuito quasi infallibile ed è un maestro nella manipolazione.

Tutte doti che da sole non basterebbero per avere la meglio sulla sua nemesi, perché se fosse stato da solo il buon Jane sarebbe probabilmente morto già durante la prima stagione. Nella sua caccia all’uomo, il biondo provetto Sherlock Holmes è coadiuvato da Teresa Lisbon, capo della squadra del CBI di cui Patrick fa parte, e dagli altri membri del team Kimball Cho, Wayne Rigsby e Grace Van Pelt.

Ad una lettura superficiale la trama potrebbe sembrare già scritta: il protagonista riuscirà a catturare il serial killer e tornerà alla sua vita normale. Questo accadrebbe se fosse una serie banale. In realtà The Mentalist offre parecchi spunti di riflessione, sulla psicologia dei personaggi e sulla California stessa, luogo di competenza dell’unità investigativa e scenario degli omicidi che animano i numerosi episodi del serial. Tra tutti i punti di forza che si possono setacciare, di seguito ne troverete almeno cinque che hanno dato a questo telefilm un’impronta unica e appassionante.

1. L’EPOPEA DI PATRICK JANE

Il primo vero punto di forza non può che essere lui, protagonista indiscusso a partire dal titolo. Patrick Jane, interpretato in maniera magistrale da Simon Baker (anche nominato più volte all’Emmy per la sua performance), è un uomo intelligente, di bell’aspetto e apparentemente solare. Se le prime due premesse sono indiscutibilmente vere, la terza nasconde un’altra verità. Cresciuto in un circo, sfruttato come “fenomeno da baraccone” per le sue abilità mentali, Patrick ha saputo costruirsi un nome truffando la gente fingendosi un sensitivo in grado di comunicare con i morti. Nell’occasione di una sua ospitata in televisione, ha osato mettere in imbarazzo la figura del celebre assassino attivo in California, attirando non solo l’attenzione su di sé, ma soprattutto sulla sua famiglia. Dietro al sorriso di Jane si nasconde un desiderio di vendetta, ma soprattutto una rabbia per gli errori commessi in passato che molte volte lo portano sull’orlo dell’autodistruzione. Questa non è la semplice storia di un uomo alla caccia di un assassino, ma è una sorta di epopea del riscatto, un percorso doloroso che Jane compie non solo per dare giustizia ai suoi cari, ma anche e soprattutto per espiare delle colpe che sente sue. Da truffatore a “broken man”, da assassino a uomo redento e finalmente libero di ricominciare una nuova vita. In ogni episodio, lo spettatore entra sempre più in simbiosi con il protagonista e compie insieme a lui un nuovo passo verso la risoluzione del suo conflitto interiore.patrick jane after red john's death the mentalist

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