Talvolta una debolezza può rivelarsi utile, ed un’ossessione può perfino risultare edificante.
Il peculiare carattere umano della caducità, dell’insicurezza, è quella lente che svolge il ruolo di setaccio al fine di selezionare ciò che riteniamo eccessivo all’assorbimento per natura.
Dei mastodontici scatoloni ricolmi di nozioni accettate come strettamente introspettive e di privata accezione, l’uso si ramifica in categorie estreme che rasentano l’una l’opposto dell’altra: la sublimazione o la soppressione.
Sopprimere una paura, una debolezza, ha i suoi effetti immediati, ma sublimarla la esorcizza anche al punto da renderla un florido fanatismo.
Da che il mondo ha memoria, l’incombente incognita aliena ha rappresentato quel terrore declinato all’imperfetto per divenire una vera e propria passione per generazioni di ogni epoca, una xenofobia in senso ampio debellata dall’impellente prurito della curiosità verso l’inesplorato.
Tale superamento è iniziato con l’ossessivo piacere del “non sapere” socratico più singolare, ed è andato accrescendosi con l’interesse di massa; lo stesso che ha portato questo tema al centro di alcune serie televisive di culto.
Come un uroboro, un serpente che si morde la coda, il ciclo è infinito: sterilizzare un’idea che si nutre del fascino di non poter ricevere una risposta univoca che mai riceverà è impossibile, ed i fanatici di vita extraterrestre ne sono ben consci.
Dal 1984 fino ad oggi, la televisione ha rincarato la nostra tanto desiderata dose di alieni, producendo quelli che ad oggi riteniamo autentici capolavori del genere.
Queste sono le cinque serie televisive da non perdere se sei appassionato di alieni.
1. Roswell
Max, Michael, Isabell, Liz e lo sceriffo Valenti.
Nomi che riesumano ricordi indelebili di quello che è uno dei teen drama a tema fantascientifico più ricordati di sempre.
La serie viene prodotta dal 1999 al 2002, totalizzando tre stagioni oltre le aspettative previste. “Roswell” nasce con l’umile intento di riprodurre in ambito televisivo le vicende del romanzo adolescenziale di Melinda Metz da cui prendono origine le sue vicende: “Roswell High“. Lo show, tuttavia, vede rafforzarsi la sua componente sci-fi con l’avanzare della trama, al punto da risultare per la critica “eccessivamente complessa” per i canoni sotto i quali era stata proposta. Per questa stessa ragione, la serie sarebbe dovuta terminare dopo la seconda stagione, se non fosse stato per l’accanimento dei fan nella richiesta di proseguire la trama almeno fino ad una terza stagione.
Fu ciò che successe, tant’è che “Roswell” fu perfino confermata per una quarta stagione che, però, non fu mai girata.
A cavallo tra gli anni 90 ed il nuovo millennio, vigeva una generazione in voga per il classico teen drama degli inizi anni novanta e per l’imminente avvento della tendenza al paranormale degli anni duemila; un periodo funto da terreno fertile per una serie che vedeva protagonisti un gruppo di sedicenni con origini extraterrestri che convivono con ignari esseri umani sul pianeta terra, ed invischiati in faccende che si alternano tra le melense tematiche adolescenziali e la perenne lotta interiore con le proprie origini.
Le cronache di Max “l’alieno guaritore” avranno indubbiamente sembianze che echeggiano l’anacronistico al giorno d’oggi, ma hanno inevitabilmente rappresentato un punto di interesse comune per le generazioni passate.