GILMORE GIRLS
Questa serie invece ha una struttura e una trama semplici e lineari: una ragazza madre, Lorelai cresce da sola sua figlia Rory in un piccolo villaggio, Stars Hollow, nel Connecticut. La storia inizia quando Lorelai, ormai adulta, chiede un prestito ai ricchi genitori (con cui non parla più) per poter mandare la figlia in una prestigiosa scuola privata…
Diversamente da Lost, più che una storia di trama, è una storia di personaggi e infatti più che la trama in sé, sostanzialmente coerente, quello che colpisce è la costruzione e l’evoluzione dei personaggi e… i dialoghi.
I dialoghi sono brillanti, sempre acuti, spesso pungenti. Sono dialoghi che potresti sentir fare ai tuoi vicini di casa o in coda alla cassa del supermercato. Tranne quelli con Lorelai, ovviamente. Il modo di parlare di Lorelai, opportunamente costruito a tavolino, è fresco e realistico: solo apparentemente dice un mucchio di cavolate, ma in realtà quei discorsi casuali sono sensati e ben corrispondono alla personalità della donna.
Il suo chiacchiericcio costante, diventato un tratto distintivo, oltre a essere una prova di bravura dell’attrice, che recita battute lunghe e veloci con estrema naturalezza, ha fatto sì che la sceneggiatura di un episodio sia composta da ben 70-80 pagine. Cosa c’è di strano? Tutto, considerando che sostanzialmente una pagina di sceneggiatura corrisponde a un minuto di film e le puntate di Una mamma per amica durano circa 41 minuti. Quindi la sceneggiatura di un episodio è più o meno il doppio dell’episodio stesso. Considerando che una scena televisiva in media non dura più di 3-5 minuti (e durano così tanto solo quelle più importanti!), la quantità di parole che Lorelai riesce a rigurgitare in una trentina di secondi, un minuto massimo è stupefacente.
Non oso immaginare quanto saranno lunghe le sceneggiature delle nuove quattro puntate, la cui durata sarà di circa 90 minuti. In ogni caso, non abbiamo altra scelta che aspettare il 25 novembre.