SHERLOCK
Ero indecisa se inserire in questa lista Sherlock o Doctor Who, ma visto che gli autori principali sono gli stessi e che non posso inserire qui tutte le serie tv con una buona o ottima sceneggiatura ho dovuto fare una scelta. Perché ho scelto proprio Sherlock? Uscendo una stagione ogni morte di Papa (anzi tra un po’ dovranno dire “”ogni due o tre morti di Papi”) composta da tre episodi l’una, ogni scena presenta un’attenzione ai dettagli elevatissima.
A livello di sceneggiatura è un piccolo gioiello. I dialoghi sono un vero e proprio esercizio di stile, uno sfoggio della bravura dei nostri amati-odiati Mofftiss: precisi, con quella leggera sfasatura tipica del parlato, ogni battuta calcolata, ogni parola studiata per adeguarsi al tono e al carattere del personaggio. Nulla è lasciato al caso e gli attori hanno pochissimo spazio per improvvisare. Di certo non potevamo aspettarci niente di diverso da quei due maniaci del controllo.
Lo stile irriverente e ironico cede spesso il passo a momenti cupi: il tutto però è calibrato in un gioco sapiente per non annoiare lo spettatore né tenerlo continuamente sulle spine. Unica pecca: i casi più spettacolari che elaborati, in certi casi addirittura fallaci. Ma li perdoniamo sia perché nemmeno i casi del sommo sir Arthur Conan Doyle erano sempre ben costruiti, sia perché Moffat e Gatiss hanno sempre dichiarato di puntare molto più sul rapporto tra i personaggi, in modo particolare quello tra Sherlock e John, che sul giallo. Insomma, Sherlock è più un dramedy che un giallo e forse è per questo che ci piace così tanto.
Importanti, se non fondamentali, sono anche i continui riferimenti più o meno evidenti al canone holmesiano: dai titoli degli episodi ai nomi dei personaggi, dalla ripresa e l’adattamento di un caso alla commistione di uno o più racconti. Ma in realtà i personaggi hanno una caratterizzazione che riprende solo quella del canone, come la storyline di fondo. E nell’ultima stagione ci si è allontanati sempre di più…