BREAKING BAD
Non potevo non concludere questa – ahimè – breve carrellata sulle serie tv da seguire se si è appassionati di sceneggiatura con IL capolavoro. Basti pensare che Breaking Bad conta 62 episodi. Cosa significa? Pensate che nella tavola periodica il 62 rappresenta il Samario, elemento fondamentale per la cura del cancro ai polmoni. Sì, proprio la malattia di cui soffre il nostro Walter White, chimico. Insomma, solo questo dà l’idea della cura dei dettagli in una serie totalmente priva di buchi di trama. Persino la formula della metanfetamina prodotta da Walter è corretta: è stata testata da Donna Nelson, professoressa di chimica presso l’Università dell’Oklahoma. Devo aggiungere altro?
Sì, questa struttura era prevista fin dall’inizio, così come il finale, fatto raro nel mondo delle serie tv odierne, che seguono la logica dell’andare avanti finché si può. Ed è per questo che tutto ha un senso, è questo che lo rende uno dei prodotti seriali migliori in circolazione.
I personaggi sono caratterizzati in maniera perfetta. Basti pensare a Walter White che presenta un’evoluzione\involuzione: da distrutto a distruttore, da signor nessuno ad antieroe per eccellenza. E questa involuzione è tale da portare lo spettatore in un limbo. Perché? Perché è un antieroe con cui non si può non empatizzare. Perché è geniale, ma fallibile, cattivo per necessità, poi per rivalsa, poi per sete di potere. E questa evoluzione, costante e continua, non è priva di sfumature che ci fanno avere dubbi su come valutare le sue azioni.
Anche il cast stellare è stato scelto accuratamente e fortemente voluto. Come Bryan Cranston: la produzione non lo voleva, ma Vince Gilligan, ideatore della serie, si è battuto strenuamente per lui, fino ad averla vinta. E per fortuna!
Concludo ricordando i dialoghi, mai banali, alcuni ormai antologici, sempre perfettamente coerenti con i vari personaggi. con tormentoni leggendari. Detto questo, say my name.