Quando pensiamo a Brian Cox, si staglia immediatamente dinanzi ai nostri occhi la figura gigante di Logan Roy, protagonista assoluto di quel capolavoro odierno che è Succession. Seppur infatti Succession sia un racconto corale – uno dei meglio scritti del nostro millennio – Logan Roy è il motore da cui tutto ha inizio e intorno a cui la storia ruota. Dal suo compleanno e dal coma – casus belli che apre le danze della successione – al suo “Risorgimento” personale e imprenditoriale. Suo è l’impero della Waystar Royco, megaconglomerato multinazionale mediatico che tiene insieme reti televisive, parchi a tema, case di produzione cinematografiche e web, la quinta società di media più forte al mondo.
Patriarca geniale e capriccioso, stratega cinico, astuto leone capace di influenzare la politica e la società americana, Logan Roy sente tuttavia che la sua fine è vicina: problemi di salute e ricadute, sfide, figli ambiziosi quanto inadeguati da incanalare nella direzione che esige e spera per loro, e una importante offerta di acquisizione dell’azienda aprono gli scenari della meravigliosa terza stagione e i bruschi capovolgimenti della quarta.
Succession, produzione di punta di HBO, è stato più volte definito un Re Lear shakespeariano nel racconto di un’America che cambia tra divisioni e manipolazioni politiche, e trasformazioni mediali. È tempo di abdicare al vecchio modo di fare advertising e comunicazione su tabloid e media tradizionali per aprirsi a quelli che vengono definiti i “new media”, l’era del digitale e delle nuove generazioni di imprenditori. Come lo sono (o tentano di esserlo) i flgli di Logan, tutti però disfunzionali, spinti dalla voglia di ascendere al ruolo di CEO e prendere il posto del padre, pugili fragili, e in realtà suoi succubi. Psicologie frammentate e complessi affari di famiglia che Jesse Armstrong scrive in modo ricercato e raffinatissimo, facendo emergere tutto della natura umana: insicurezze, dominio e volontà di potenza, dipendenze, assoggettamento, ambizioni e potere.
Pensiamo automaticamente a Logan Roy di questi tempi quando vediamo Brian Cox.
L’attore stesso ha dichiarato di essere stato “contagiato dal personaggio” dal linguaggio spudorato e scurrile, dai modi duri e feroci che lasciano poco spazio alla voce degli altri.
Curiosità: Brian Cox e Logan Roy condividono il luogo di nascita, Dundee in Scozia. Eppure, insospettabilmente, Brian Cox ha recitato in numerosi film e serie tv che vale la pena ricordare, e vedere.
Prima di approdare al ruolo in Succession, che gli è valso due candidature come miglior attore in una serie drammatica (Emmy 2020 e Golden Globe 2022) e il riconoscimento Golden Globe 2020, possiamo tessere una lista inattesa e sorprendente di apparizioni che forse solo qualcuno ricorda: da I Medici a Deadwood, da Frasier a Penny Dreadful, passando per quella piccola perla che è Il Processo di Norimberga.
Apriamo la lista proprio dal Il Processo di Norimberga.
1. Il processo di Norimberga – 2000
Seguiamo un ordine cronologico, ma partiamo da qui anche per segnalare la presenza di Brian Cox non in un ruolo da Guest star ma da personaggio rilevante, e non in una serie tv vera e propria, bensì in un film per la televisione: la miniserie Il Processo di Norimberga che narra – nell’arco di due puntate, per 180 minuti – la palpitante e dolorosa cronaca del processo più famoso della storia.
Appare inoltre importante inserirla nel nostro excursus perché Brian Cox nel ruolo del comandante nazista Hermann Göring, ha vinto il premio Emmy come miglior attore non protagonista in una miniserie televisiva, aprendo la strada alla sua lunga carriera nel piccolo schermo che lo porterà ai grandi successi e ai nuovi recenti riconoscimenti con Succession, rendendolo uno degli attori più importanti del panorama holliwoodiano contemporaneo.
2. Frasier – 2002
Appare in due episodi della divertente commedia che racconta le avventure dello psichiatra Frasier Crane al suo ritorno a Seattle, dopo il divorzio. Conduttore del popolare programma radiofonico The Dr. Frasier Crane Show in cui dispensa consigli sulle fobie e le ansie dei propri ascoltatori, Frasier deve fare i conti con il padre Martin – ex poliziotto in pensione con cui si ritrova a vivere dopo molti anni di lontananza – con il fratello più piccolo e l’infermiera Daphne.
Brian Cox interpreta il ruolo minore di Harry Moon, accanito bevitore e padre di Daphne, che fa il suo ingresso nella nona stagione. Nel 2002 questa breve e irriverente performance gli vale la candidatura agli Emmy Awards come migliore attore ospite in una serie comica.
3. Deadwood – 2006
Nel 2006 Brian Cox recita in 9 dei 36 episodi che compongono le tre stagioni di Deadwood, tanto per cambiare un altro gioiello, grande classico di casa HBO assolutamente da vedere. Un dramma storico che fonde western americano e melodramma, avventure e thriller. Nessun personaggio è scontato, le ambientazioni e le luci della cittadina di frontiera Deadwood sono tutti’altro che stereotipate, anzi offrono scenari cupi che fanno da sfondo a una trama cruda e realistica, tra omicidi, prostitute, loschi affari e cercatori di fortuna.
Brian Cox è Jack Langrishe, conosciuto come il Comico di frontiera, attore, impresario teatrale e appariscente uomo di scena che, con i suoi spettacoli, fa ingresso a Deadwood, determinato a portare la cultura in città.
4. Penny Dreadful – 2016
Io non lo sapevo, e forse è una novità anche per voi, ma nel sesto episodio della terza stagione di Penny Dreadful, il drama horror creato da John Logan per Showtime e Sky Atlantic, Brian Cox è Jared Talbot, padre di Ethan Chandler. Veste i panni di un anziano allevatore nutrito da forte astio verso le tribù di Apache, che per tutta la vita va alla ricerca del figlio e dei suoi innumerevoli peccati. Siamo infatti nella Londra vittoriana di fine ‘800 ed Ethan Chandler è un aristocratico americano decaduto che conduce una vita all’insegna del lusso e dell’eccesso, ma è anche un abilissimo ex tiratore scelto. Proprio in virtù della sua abilità, dopo essersi esibito in uno spettacolo circense, viene visto, intercettato e scelto da Vanessa Ives, bellissima e misteriosa figura che lavora per la principale organizzazione londinese dedita alla caccia dei mostri. E’ qui che l’avventura, nelle trame e tra i personaggi più importanti della letteratura inglese ottocentesca, tra cui Dorian Gray e Victor Frankenstein, prende avvio.
Il titolo della serie “Penny Dreadful” si ispira all’omonima pubblicazione diffusa nel Regno Unito nel XIX secolo, rivolta al proletariato e alla piccola borghesia: i penny dreadful (“storie spaventose a un penny”), erano racconti horror venduti in fascicoli settimanali, che contribuirono – con la loro ampia eco – alla diffusione del romanzo gotico.
5. I Medici – 2016
Sempre nel 2016, troviamo Brian Cox tra gli ospiti speciali della produzione italiana I Medici, a ricoprire il ruolo di Bernardo Guadagni, banchiere e politico che ricoprì per due volte l’importante incarico di Gonfaloniere di Giustizia della Repubblica di Firenze. Siamo nella prima stagione – durante l’ascesa dell’illustre famiglia fiorentina nell’aurea epoca rinascimentale – in cui, dopo la morte del patriarca Giovanni de’ Medici, si seguono le vicende di Cosimo, il figlio strappato alla carriera d’artista perché chiamato ad affrontare e sostenere il pesante lascito politico ed economico del padre. La figura di Guadagni è proprio legata a quella di Cosimo nel segno della rivalità. Legato difatti alla fazione di Rinaldo degli Albizzi, fece imprigionare Cosimo, che poco dopo venne mandato in esilio. Al suo ritorno fu Bernardo Guadagni a essere per sempre allontanato dai pubblichi uffizi. Nonostante le molte inesattezze storiche, I Medici – tra le produzione italiane degli ultimi anni, e soprattutto nella prima stagione – rimane una fiction gradevole.
Concludiamo con un fuori onda che riguarda l‘inconfondibile voce di Brian Cox.
L’attore ha prestato il suo timbro per interpretare La Morte in Good Omens, la serie Amazon TV basata sul romanzo “Buona apocalisse a tutti!” di Neil Gaiman e Terry Pratchett del 1990. Neil Gaiman ha annunciato così la notizia: “Death never sounded so good!” Una sintesi perfetta per il nostro amato, potente attore.