Questi sono tempi difficili. Sì, perché viviamo in un momento storico in cui la nostra sempre più diffusa misantropia cozza con il nostro essere in continuo contatto con la gente. Metteteci la globalizzazione, le scie chimiche, l’internet e i social network.
Dalle persone non si sfugge, cari miei, perché siamo in obbligo a comportarci come esseri umani funzionali e ciò esclude l’isolamento dal resto del mondo.
Siamo vittime e artefici di forti contraddizioni, tra il desiderio di un’apocalisse che spazzi via l’umanità e ci catapulti su un’isola deserta con una connessione wifi e streaming illimitato per tutta la vita di qualsiasi Serie Tv e il bisogno innato che abbiamo di conoscere e comprendere le altre persone. Non a caso ci collochiamo a metà tra misantropi e sociologi che trascorrono metà del proprio tempo chiusi in casa su Netflix e l’altra metà sui social network a farci i fatti degli altri e disquisire su disparati temi sociali.
Il sociomisantropo (termine scientifico che troverete nei manuali di sociologia) è così: nutre una viscerale curiosità verso il mondo ed i suoi componenti, ma li odia profondamente. Dilaniato dai conflitti interiori, non può prescindere da alcun processo di socializzazione, ma si rende conto di quanto l’umanità faccia schifo e quindi ne vuole prendere le distanze. Odia chi si prodiga in missioni umanitarie in nome del bene, perché non ne vede il senso; è nauseato da chiunque viva in pace e serenità rapporti interpersonali, perché semplicemente non comprende come sia possibile coesistere non forzatamente con la gente. Rifiuta ogni sorta di forma di buonismo, moralismo e finto perbenismo di cui si investe chi si erige a paladino della giustizia. Romperebbe il bicchiere in testa a chi lo vede sempre mezzo pieno.
Chi odia l’umanità ma ama le Serie Tv è costretto ad una ponderata cernita per salvaguardarsi dai prodotti buonisti in stile Settimo Cielo, o quelli in cui i personaggi sembrano degli inetti alla vita.
Chi odia l’umanità ama Breaking Bad: non c’è nulla di più soddisfacente dell’ascesa e della caduta di un uomo che da mediocre underachiever dimostra di aver sempre portato il male dentro di sé, seminando morte e distruzione interiore. La Serie Tv che lo rappresenta è Mr. Robot, un po’ perché è alienato ai livelli di Elliot, ma anche perché la mente del protagonista lo colloca una spanna sopra il resto della società che soccombe alle regole dei potenti.
Per questo, se odii l’umanità anche tu, ti sconsiglio caldamente di guardare queste cinque Serie Tv:
Unbreakable Kimmy Schmidt
In breve: una quindicenne si fa abbindolare da Don Draper (ha! L’ironia) un Reverendo a capo di una setta apocalittica, e si fa rinchiudere per quindici anni in un bunker con altre ragazze, convinte che fuori lingue di lava pervadano ciò che una volta era il loro mondo.
Vengono salvate dopo quindici anni e Kimmy decide di ricominciare la sua vita a New York, dove conosce il suo singolare e nullafacente coinquilino, Titus Andromedon, un lavativo aspirante attore di Broadway, una padrona di casa delinquente e una datrice di lavoro arricchita ed inetta alla vita.
Ecco, avrete già capito il disastro che rappresentano i personaggi. Sono forme di vita abbozzate, che non sono pari passo con l’evoluzione eppure possono tranquillamente infestare ed inquinare le strade di New York.
Ma già dal principio qualcosa non torna ad uno che già ha un’avviata avversione per l’umanità: ma la selezione naturale!? Certo che una che si fa abbindolare e rapire per quindici anni in una società che non avesse abolito la selezione naturale sarebbe già morta molte lune fa. E invece no, se ne va pure in giro tutta sorridente a fare casini su casini, che non vedi ti si fanno le rughe!?
Per non parlare di Titus, un reietto peso per la società che ancora nutre speranze di sfondare, ma l’unica cosa che sfonda è i nostri timpani.
Il rivoltante entusiasmo ed ottimismo con cui Kimmy Schmidt affronta anche le situazioni più avverse fa intendere quanto poco capisca della vita e di come gira il mondo.