Vai al contenuto
Home » Serie TV

7 Serie Tv che si sono fermate prima di quanto ci si aspettasse (e va bene così)

Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

Non sempre le serie tv vengono brutalmente cancellate, anzi. O meglio, non accade solo questo: non tutte le serie tv fanno la fine di Mindhunter, di cui si era sperato per anni di poter vedere una terza stagione, prima che la speranza si spegnesse con l’annuncio della sua cancellazione definitiva. Abbiamo provato a immaginare come sarebbe stata la stagione che mai si farà, ma per molte altre serie tv il destino è stato diverso.

Alcune sono state effettivamente cancellate nel momento giusto, prima che, proseguendo a oltranza, commettessero l’errore di rovinare la propria reputazione rincorrendo ascolti facili. Altre si sono concluse nel momento migliore, perché effettivamente il loro scopo narrativo era stato raggiunto e aggiungere altro sarebbe stato superfluo.

Non è una scelta semplice, quella di interrompere una serie tv perché arrivata naturalmente a conclusione: denota una certa maturità da parte dei creatori e degli sviluppatori che, anziché crogiolarsi nella fama del proprio prodotto, preferiscono fermarsi nel momento giusto, prima di non avere più nulla da dire.

Vediamo alcune serie che, per cancellazione improvvisa o perché arrivate naturalmente a conclusione, si sono fermate prima di quanto ci aspettassimo, e per fortuna: non parleremmo di piccoli gioielli televisivi, altrimenti, ma di occasioni perse per non aver saputo quando fermarsi.

1) Penny Dreadful

Penny Dreadful (640×360)

Il caso di Penny Dreadful è emblematico di una situazione ibrida, rispetto alle due descritte sopra. Si tratta di una serie che ha dovuto trovare una conclusione in fretta e furia, dopo essere stata cancellata in corso d’opera. Non stiamo però parlando di una conclusione eccessivamente affrettata né lacunosa, anche se si percepisce, nel corso della terza e definitiva stagione, una certa approssimazione narrativa e alcune scelte decisamente frettolose, finalizzate a portare a casa un finale.

Allo stesso tempo, però, Penny Dreadful è una serie che ha saputo quando fermarsi – e anche quando ripartire, dato che esiste uno spin off, City of Angelsprima di diventare la parodia di se stessa.

I rischi c’erano, indubbiamente: si respira nella terza stagione una certa aria di frettolosità, una furia conclusiva che toglie sapore alle ultime puntate, in cui accadono troppe cose e troppo velocemente. Vanessa Yves muore, ed è una morte annunciata, i cui indizi sono disseminati nel corso delle stagioni precedenti: ma tutto accade con una rapidità dolceamara, che non ci lascia modo di assaporare le ultime fasi del suo martirio.

Probabilmente una quarta stagione avrebbe indubbiamente allungato i tempi, portando a una maturazione maggiore dei meccanismi narrativi. Ma avrebbe anche esacerbato alcuni difetti che erano emersi proprio nel corso della terza stagione, ad esempio l’arco narrativo di Brona, che iniziava a rasentare il ridicolo, o la comparsa eccessivamente repentina di Dracula.

Penny Dreadful ha saputo quando fermarsi, di sicuro sollecitata dalla cancellazione, ma sapendo gestirla in modo egregio, prima di diventare una sconsolata parata di freak e non più l’inquietante messa in scena dei mostri della letteratura e, soprattutto, dell’inconscio.

2) Hannibal

Hannibal (640×360)

Anche Hannibal si è dovuta confrontare con lo shock dell’improvvisa cancellazione. Inizialmente, secondo i piani di Bryan Fuller, lo showrunner, erano previste sette stagioni che avrebbero addirittura toccato gli eventi già affrontati nel film Il silenzio degli innocenti.

Sappiamo che le cose sono andate diversamente e, a distanza di anni, ci sentiamo di affermare che è stato meglio così. Non potevamo sperare in un finale migliore per questa serie magnifica, elegante e macabra, disturbante e insieme intrigante su tutti i piani, sensoriali e intellettivi. Hannibal ha fatto di necessità virtù e ha trasformato la mannaia della cancellazione, come per Penny Dreadful in pieno corso d’opera, in una benedizione, regalandoci uno dei finali migliori della storia delle serie tv.

Come nel caso precedente, anche nella terza e conclusiva stagione di Hannibal si respira un’aria diversa rispetto alle prime stagioni: una narrazione più dinamica, in alcuni punti decisamente frenetica, e meno attenta agli aspetti metanarrativi che avevano caratterizzato la serie fin dai primi episodi. Un inizio decisamente sottotono rispetto alle aspettative, recuperato però alla grande con la parentesi della caccia a Francis Dolarhyde, alias il Grande Drago Rosso, l’ultimo serial killer che la coppia composta da Hannibal Lecter e Will Graham si troverà ad affrontare.

Ripensando al finale di Hannibal e alla sua struggente bellezza ci chiediamo: avremmo davvero voluto che questa serie tv continuasse per altre sette stagioni?

Da una parte c’è l’inguaribile curiosità di vedere come Fuller avrebbe adattato gli eventi successivi alla collaborazione di Hannibal con Will Graham, dall’altra la paura che la serie si trasformasse completamente, cedendo alle problematiche intraviste nel corso della terza stagione, era comunque tanta. Hannibal si è chiusa prima di quanto ci si aspettasse ma l’ha fatto con stile, e non si poteva chiedere di meglio a una serie che ha portato l’estetica a livelli mai visti prima in televisione.

3) Narcos

Narcos (640×360)

Narcos è stata una serie che, al suo debutto, ha letteralmente ipnotizzato il pubblico. Merito sia dell’interpretazione superba di Wagner Moura nel ruolo del re della droga Pablo Escobar, sia di Pedro Pascal nei panni dell’agente della DEA che gli dà la caccia Javier Peña. Dopo due stagioni incentrate sul cartello di Medellin, con la cronaca del suo smantellamento tra insidie, informatori e tradimenti, la terza stagione opera un cambiamento radicale, mostrando la lotta dell’agente Peña contro il cartello di Cali, non meno sanguinario e danaroso di quello del defunto Escobar.

Si immaginava, ed era già nei programmi dei creatori di Narcos Chris Brancato, Carlo Bernard e Doug Miro, che una quarta stagione avrebbe continuato gli avvenimenti cominciati nella precedente, ma così non è stato. Narcos ha preso invece tutt’altra piega, generando uno spin off, Narcos: Messico, anch’essa articolata in tre stagioni e cancellata nel 2021.

Quindi non una, ma ben due Narcos si sono arrestate alla terza stagione. Perché? Nessuno meglio di Carlo Bernard poteva rispondere a questa domanda, ed ecco cosa ha dichiarato all’Hollywood Reporter:

“Ho visto questa stagione come la storia delle origini del mondo moderno in cui viviamo. Per me, è stato come portare lo show fino al punto in cui siamo. Nel bene e nel male, aveva senso come un posto dove fermarlo. Lo spettacolo è stato in grado di sollevare il sipario e mostrarti com’è iniziata questa cosa, come si è evoluto. Non voglio dire che raccontare altre storie non sarebbe stato avvincente andando avanti, ma per me, fermarci in questo momento aveva senso, tematicamente e narrativamente.”

4) The Following

The Following (640×341)

La storia di The Following è quella di un prodotto seriale di livello alto, con due attori di calibro come protagonisti: l’eroe positivo Kevin Bacon, che interpretava il detective Ryan Hardy, e il demoniaco James Purefoy, interprete dello scrittore folle e omicida Joe Carroll. Dopo tre stagioni (che sia una maledizione, la terza stagione, per molte serie tv?), The Following non ha superato la prova degli ascolti e ha dovuto fermarsi, nella disperazione dei fan.

Bisogna anche sottolineare che, a differenza di molti altri titoli citati in questo articolo, forse The Following aveva effettivamente esagerato un po’. Non aveva saputo mantenere il livello altissimo della prima stagione e si era persa, forse trovandosi impreparata a dover gestire un apprezzamento che poi è miseramente crollato.

Il problema di questa serie è che, avendo subito una cancellazione ancora “in corsa”, non ha saputo né potuto dare un finale ai suoi fan. Perciò non sapremo mai se Ryan Hardy arriverà al livello superiore di perversione, che coinvolge persone molto più potenti di Joe Carroll, come mostrato nella terza stagione. Lo stop forzato di The Following risulta forse il più amaro di questo elenco perché, diversamente da altri titoli, non ha saputo coniugare la necessità obbligata di fermarsi con l’obbligo morale di concepire un finale conclusivo.

5) Bordertown

serie tv

Bordertown (640×360)

Questa serie finlandese, ingiustamente poco conosciuta, si è conclusa, probabilmente per sempre, dopo tre stagioni. Ebbene sì, la “maledizione” delle tre stagioni potrebbe non essere un concetto così campato per aria: riflettendoci, tre stagioni sono un lasso di tempo giusto per consentire a una storia di costruirsi senza dilungarsi troppo, per indagare i personaggi a fondo ma senza cadere nella retorica, per cominciare e chiudere un cerchio senza perdersi in inutili scarabocchi.

Bordertown ha indagato, con la formula del crime, un ambiente poco conosciuto al pubblico italiano, la zona della Finlandia che confina con la Russia, rurale eppure all’avanguardia, dove coesistono situazioni sociali apparentemente inconciliabili. E ha delineato un personaggio, quello del detective Kari Sorjonen, che resterà nei cuori delle persone che hanno amato questa serie. Un personaggio complesso, dalla personalità magnetica, incredibilmente intelligente e schiavo di un’inadeguatezza che deriva proprio dal suo genio, che si scontra con nemici giurati e risolve casi impossibili e pittoreschi, il più difficile dei quali sarà tenere unita la sua famiglia.

Bordertown è uno dei pochi esempi di serie crime con protagonista maschile in cui le figure femminili non sono semplicemente “di contorno”. Sorjonen è costantemente circondato da donne, ognuna con una personalità definita e realistica. Ed è proprio attorno alle donne che ruota il perno delle tante storie che compongono questa serie, che si articola intorno a una trama molto verticale ma ha saputo sviluppare anche una trama orizzontale consistente e profonda, che l’ha portata a concludersi in maniera coerente e delicata, senza traumi per gli spettatori.

Se non quello di non poter più vedere altre avventure di Sorjonen e non sondare più i suoi drammi esistenziali e familiari, nello sfondo di una natura selvaggia incantevole.

6) Aquarius

serie tv

Aquarius (640×320)

Esistono anche serie tv che si sono fermate prima di fare ulteriori danni e rovinare anche quel poco che di buono erano riuscite a fare. La cancellazione di Aquarius rientra esattamente in questa casistica ed è dovuta a una serie di scelte kamikaze da parte del network che lo produceva, NBC. Il poliziesco con David Duchovny, stella di X-Files e protagonista dell’iconica Californication, in cui interpreta uno scrittore maledetto schiavo di alcool e donne (un alter ego dello stesso Duchovny, per sua stessa ammissione), è stato cancellato dopo solo due stagioni.

Non c’è stata dunque una conclusione per questa serie, ambientata nella California degli anni Sessanta, in cui Duchovny interpreta un sergente di polizia che si mette sulle tracce della giovane figlia scomparsa di una sua ex. Le sue indagini lo porteranno sulle tracce nientemeno che della Family di Charles Manson, che sul finire degli anni Sessanta, subito dopo la Summer of Love, terrorizzò Los Angeles con gli omicidi dei coniugi La Bianca e la mattanza di Cielo Drive, in cui persero la vita altre cinque persone, tra cui la moglie del regista Roman Polanski Sharon Tate.

La causa è da ricercare non solo nei bassi ascolti ottenuti dalle uniche due stagioni trasmesse, ma anche da una scelta a dir poco bizzarra da parte del network NBC, che prima mise a disposizione tutta la prima stagione gratis sul loro sito, poi decise di trasmetterla in televisione, col risultato di ricevere ascolti bassissimi. Da qui la decisione di cancellare Aquarius al termine della seconda stagione, che comunque non stava promettendo affatto bene, anzi.

Se la prima stagione di Aquarius è decisamente intrigante, anche se eccessivamente pittoresca nel mostrare un periodo storico indagato a fondo dalla televisione e dal cinema, la seconda è piuttosto anonima e soffre di un certo complesso di inferiorità rispetto alla prima. Duchovny è sempre un attore di livello ma non ha saputo dare al suo personaggio quell’impronta caratteristica che gli attori come lui riescono a conferire: Aquarius ne ha risentito e, per cause di forza maggiore, si è fermata prima di fare ulteriori danni.

7) Chernobyl

serie tv

Chernobyl (640×320)

Concludiamo questa carrellata tra alcune delle serie tv che si sono fermate in tempo o nel momento giusto con uno dei titoli che ha fatto più parlare di sé negli ultimi anni, Chernobyl, serie HBO sul disastro della centrale nucleare che ha riportato alla memoria di molti i fatti del 1986 e ha fatto conoscere ai più giovani quegli avvenimenti e soprattutto le loro tragiche conseguenze sulla popolazione.

Parliamo di una serie tv di altissimo livello, con interpretazioni magistrali da parte del cast, tra tutti Jared Harris, interprete di Valerij Alekseevič Legasov, e Stellan Skarsgård (Boris Evdokimovič Ščerbina). Quando la serie è giunta alla prima stagione, da parte di molti è scattata spontanea la domanda: a quando una seconda stagione? Il creatore Craig Mazin, dietro anche al successo di The Last of Us, ha parlato chiaramente in proposito: i piani sono di non proseguire con una seconda stagione di Chernobyl.

Nonostante questa decisione possa apparire in un certo senso impopolare, è perfettamente coerente con lo scopo che aveva Chernobyl: informare e mostrare a tutti ciò che era avvenuto nell’ex Unione Sovietica quasi quarant’anni fa, non certo avviare un franchising che sarebbe stato indubbiamente redditizio. Che questa meravigliosa miniserie si sia fermata nel momento giusto, quindi, è un ottimo segnale che ci fa sperare che esistano ancora produzioni e produttori che sanno quando è il momento di arrestare il processo creativo, prima che diventi un processo speculativo.

Quello che ci insegna la breve avventura di Chernobyl, ma anche di altre serie tv che abbiamo inserito, è che non bisogna pretendere storie infinite, ma storie coerenti dall’inizio alla fine.