Le serie tv hanno il potere di trasmettere delle storie di vita, possono essere uno specchio della società o non raffigurarla affatto, mostrandoci una realtà altra, utopica o distopica. La loro caratteristica principale è quella di farci provare emozioni, ogni sfaccettatura dell’animo umano, motivo per il quale non è stato facile elencare i 7 splendidi dialoghi all’interno dell’enorme panorama seriale attuale, perché di serie ce ne sono talmente tante che è difficile fare una selezione
Le serie sono un prodotto culturale di importantissimo valore, numerosi sono infatti gli studi che facoltose università hanno svolto riguardo ai benefici positivi che queste possono recano agli utenti. Se usate con discrezione, come d’altronde tutti i dispositivi elettronici, possono essere dei buoni compagni di viaggio e di vita, talvolta possono essere addirittura ottimi espedienti culturali perché alcune di esse raccontano la storia dell’uomo, eventi realmente accaduti. Basti pensare alle numerose serie storiche o a quelle “liberamente tratte da storie vere”.
Bando alle ciance, dunque. Quali sono i dialoghi che ci sono rimasti impressi nella memoria? Quelli che ricordiamo per via del loro significato o soltanto per nostro piacimento? Sono riuscita a trovarne 7.
Alcuni non saranno dialoghi veri e propri ma spezzoni di monologhi o piccole impressioni – estrapolate da dialoghi più lunghi – che ritengo significativi. Eccoli!
1 – The Crown
“La storia della monarchia di questo Paese è un percorso lastricato di umiliazioni, di sacrifici e di concessioni subite per sopravvivere. Prima abbiamo affrontato i baroni, poi i commercianti e ora i giornalisti. È vero, teniamo alle riverenze, all’etichetta e alle buone maniere, ma è tutto ciò che ci resta. I pezzi di armatura rimasti dopo essere passati dal governare al regnare al… non essere più nulla. Marionette.”
Chi come me ama gli historical drama non può non aver visto l’acclamatissima The Crown, che racconta la vita di Elisabetta II e della famiglia reale britannica; cast stellare, ambientazione ugualmente maestosa che riproduce gli abiti e gli interni della dimora della famiglia in stile perfettamente british. Tra dialoghi e citazioni posso inserire a pien diritto The Crown come una delle serie tv, dal 2016 ad oggi, che vanta la miglior sceneggiatura. Questo sicuramente per merito di Peter Morgan, che è riuscito a raccontare la storia di una grande famiglia, tra momenti storicamente bui e altri di grande successo e vanto per il paese e la famiglia stessa, grazie a una sceneggiatura mai banale e scontata.
Sarà anche il merito del cast? A partire da Claire Foy, che rappresenta la protagonista Elisabetta II, a un perfetto John Lithgow nei panni di Winston Churchill, per finire con la musa di Tim Burton Helena Bonham Carter nei panni della principessa Margaret nella terza e nella quarta stagione. Insomma, un cast con i fiocchi, così come la serie, in grado di portare a galla segreti, misteri e le vite della famiglia britannica più famosa del secolo. Negli ultimi mesi fino ad oggi, The Crown è stata una delle serie più viste nella storia di Netflix, anche a causa della recente scomparsa della regina Elisabetta, venuta a mancare dopo oltre 70 anni di regno.
2 – Merlin
Dopo l’amatissima The Crown, tocca all’acclamatissima Merlin. Mia serie prediletta, che mi ha accompagnata nel periodo di transizione dall’infanzia all’adolescenza. Andata in onda dal 2008 al 2012 e di produzione inglese, è una delle serie che rimarrà nei cuori della gente. Le vicende di mago Merlino (interpretato dal giovane Colin Morgan), il buon Gaius e il bel Re Artù (interpretato da Bradley James di cui ero segretamente innamorata da piccola) ci hanno accompagnati per ben quattro anni ed è stato un delitto quando è terminata.
In un regno fantastico popolato da creature mitologiche sorge il regno di Camelot, dimora del perfido Uther Pendragon per volere del quale tutta la magia del regno è stata bandita. Quando però il giovane mago Merlino – dotato di qualità straordinarie – arriva in città , gli equilibri si rompono e si creeranno incredibili storie di amore, amicizia (come quella che legherà lo stesso Merlino ad Artù) e vendetta, mettendo in crisi il sistema interno al regno.
Gaius, medico di corte della città di Camelot, è il protagonista della parte di dialogo, nonché base della presentazione iniziale di ogni episodio, che ricorderò per sempre perché fulcro dell’intera serie; egli parla di una profezia, la profezia di colui che arriverà alle porte di Camelot ribaltandone il destino per sempre.
“Nessun giovane, per quanto straordinario, può conoscere il proprio destino. Non può prevedere che parte avrà nella grande storia che sta per essere narrata. Come tutti deve vivere prima di imparare. E così sarà per il giovane mago che sta arrivando alle porte di Camelot, un ragazzo, che nel tempo darà vita ad una leggenda. Il suo nome…Merlino
3 – Atypical
Atypical ha una storia capace di farci emozionare, per davvero, perché racconta la vita dell’adolescente Sam Gardner, ragazzo affetto da autismo ad alto funzionamento. Un giovane come tutti gli altri, amante sfegatato dell’Antartide (i riferimenti alla serie sono presenti nella canzone Antartide dei Pinguini Tattici Nucleari) e grazie alla serie entriamo nel suo grande mondo, tra dolori, gioie e sofferenze. La malattia, patologia molto seria, viene però affrontata con leggerezza e questo non significa sbeffeggiarla o dargli meno peso ma la sua qualità è quella di raccontare la malattia con una simpatica drammaticità . Sam cerca in tutti i modi di non essere Atypical, anormale, ma di farsi strada in un mondo che lo considera tale a cui lui vuole ardentemente appartenere. Egli infatti vuole essere considerato normale cercando di approcciarsi alle consuetudini e alle esperienze quotidiane. Nella parte di dialogo che ho deciso di riportare, Sam esprime il suo senso di estraniamento in certe situazioni, (una delle caratteristiche dell’autismo è infatti quella di non riuscire a capire le situazioni, le battute, gli scherzi e questo limita molto il rapporto che si ha con gli altri) Sam è consapevole dei suoi limiti e cerca in tutti i modi di farsi strada in un mondo diverso da lui, un mondo che non è poi così male.
Sam a un certo punto completa uno dei più bei dialoghi delle serie tv di sempre:
“Sono strano, è quello che dicono tutti. A volte non capisco di cosa parlano le persone e questo mi fa sentire solo anche se c’è altra gente intorno a me. E allora me ne resto seduto e inizio a gingillarmi. Questo è il mio tipico comportamento autostimolatorio, spesso strofino una matita contro un elastico. Mi rilassa, e intanto penso alle cose che non riuscirò mai a fare”.
4 – Caduta Libera, Black Mirror
Chi di noi ormai non conosce Black Mirror, una delle serie che ha fatto più successo negli ultimi anni? La totale disumanizzazione del futuro è il fulcro non solo dell’episodio in questione, ma di tutte le quattro stagioni che presentano in maniera più o meno coerente con l’oggi quello che, ipoteticamente, potrebbe accadere in futuro a causa (o grazie) della rete.
D’altronde si sa: con l’avvento di internet le cose sono cambiate sotto ogni aspetto, il trucco sta nel saperle usare con discrezione e rispetto per l’altro, cosa che invece spesso non accade. In Caduta Libera, Susan vive sulla propria pelle l’avvento irruente dei social network e le sue fatali conseguenze, relegata nei contorni di un banale punteggio e costretta a vedersi in fondo alla catena sociale solo per la valutazione che gli altri danno di lei, tramite un’applicazione, in base a come appare esteticamente, a che lavoro fa e alla sua routine giornaliera. L’episodio è un’estremizzazione di quello che potrebbe succedere in una società come quella di oggi, costantemente legata all’immagine e al giudizio degli altri, perennemente online alle prese con social che non fanno altro che darci l’immagine di una realtà perfetta, che ovviamente auspichiamo ma che è impossibile da realizzare; una società basata sull’ozio e sul vacuo che prende come modello un’idea arcaica di bellezza e di prototipo di uomo e di donna. Tra i 7 splendidi dialoghi che mi sono rimasti impressi, ho deciso di inserire quello in cui Susan dimostra di aver appreso sulla sua pelle le conseguenze dell’essere se stessa. Cosa succede se diventiamo non curanti del pensiero degli altri? Ce lo spiega uno dei più bei dialoghi di sempre delle serie tv:
“Ho iniziato a dire quello che volevo, quando volevo, senza più freni. Non tutti lo apprezzano. Ed è incredibile quanto diminuisca la tua popolarità quando inizi a fare così. Ho capito che a molti miei amici non interessava la sincerità . Mi trattavano come se fossi una bella cacca sulla loro tavola imbandita. Ma non sai quanto mi sentivo bene. Mandavo tutti al diavolo. Era come quando ti togli le scarpe strette.”
5 – La Regina Degli Scacchi
Anni ’50, siamo in un orfanotrofio femminile, dove la piccola Beth (Anya Taylor-Joy) di soli 8 anni inizia ad avere la passione del gioco degli scacchi giocando nel seminterrato con l’anziano custode, il signor Shaibel. La serie è l’adattamento cinematografico del romanzo omonimo di Walter Tavis, ed è andata in onda nel 2020. Con gli anni la allora piccola Beth si trasforma in una donna forte e intraprendente, capace di farsi strada in un mondo, quello degli scacchi, prevalentemente maschile e sessista dove se sei una donna non hai chance. Beth scavalca le regole del gioco diventando la campionessa indiscussa del mestiere.
Ne La Regina Degli Scacchi (The Queen’s Gambit) ci sono numerosissimi riferimenti alla gestione delle emozioni, al successo, alla capacità di restare da soli e vivere con le proprie potenzialità e, per ovvie ragioni, al tema della parità di genere negli USA. “C’è il mondo intero in 64 caselle” afferma Beth osservando la scacchiera; le torri, l’alfiere, le pedine sono il suo mondo, il suo modo per affermarsi e soprattutto una valvola di sfogo, un modo per buttare fuori tutta la rabbia e il dolore degli anni passati.
C’è un dialogo preciso, tra i 7 splendidi dialoghi delle serie tv che mi sono rimasti impressi, in cui Beth afferma che “la rabbia snebbia” e il suo interlocutore afferma che ” la rabbia è una potente spezia, un pizzico ti risveglia e troppa ti ottunde i sensi”. Questa è solo una piccola parentesi del dialogo in questione, in cui vengono paragonati i pedoni della scacchiera alla vita reale. Ogni tassello dev’essere al suo posto per vincere la partita. Quest’ultima può ovviamente essere intesa non solo come partita effettiva, intesa come gioco, ma anche la partita della vita, una vita in cui non solo si vince ma si accetta la sconfitta. Quello che Beth non accetta facendo trionfare la rabbia, ma che dovrebbe accettare.
6 – Euphoria
Euphoria, manifesto della trasgressività e della generazione Z (generazione post 11 settembre, che si differenzia dai Millennial per l’evento in questione), ha fatto non poco scalpore nella serialità televisiva, merito anche della giovane attrice protagonista Zendaya (già vista in Netflix con il film in bianco e nero Malcom & Marie) facendoci scoprire le vicende di un gruppo di adolescenti alle prese con amori e delusioni, ma anche con problemi legati alla sfera sessuale e alle dipendenze, in particolare l’abuso di droga. La serie ha ricevuto notevoli critiche, che si sono pronunciate a favore di fotografia e sceneggiatura, nonostante non siano sempre state accolte benevolmente le numerose scene di nudo e di sesso (alcune devo ammettere che hanno disturbato anche me).
Avete presente quei film o serie tv che vi rimangono impresse non tanto per le scene che ci presenta ma per i dialoghi, le conversazioni? Euphoria è una di quelle. Quante volte ci sarà capitato di ripensare a intere conversazioni avute nel corso della giornata, chiedendoci pure come avremmo alternativamente risposto o rimuginando sulle risposte date? Ecco, Euphoria ha la brillante capacità di farci immergere a 360 gradi nelle conversazioni quotidiane, quelle più vere e sincere, mai studiate.
Nel primo episodio speciale intitolato Rue, si passa da un’atmosfera luminosa e idilliaca a un interno notte, più angusto e meno famigliare. Rue e il suo sponsor Ali siedono una di fronte all’altro in una tavola calda semideserta, alla Vigilia di Natale, con luce offuscata. Qui inizia una conversazione molto profonda sulla felicità , sul bene e il male. Insomma, una conversazione sul senso della vita in generale. E qui avviene uno dei più bei dialoghi delle serie tv di sempre:
– Rue: Il mondo è un posto davvero orrendo… è davvero orrendo, cazzo, e sembra che a tutti stia bene, capisci? L’ira, il livello di ira… tutti vogliono fare in modo che tutti gli altri non sembrino umani, e a me non va di far parte di questo. Non voglio neanche assistere. Di sicuro non è l’origine di tutti i miei problemi, però ci penso. Tanto.
– Ali: Perché pensare a quelle domande, a quelle idee, è una grossa parte del motivo per cui vale la pena vivere. Giusto? Mi riferivo a questo, prima. Tu devi credere nella poesia, e nel valore di due persone sedute in una tavola calda alla vigilia di Natale a parlare di vita, dipendenza, perdita. Tu non vuoi farne parte, Rue, perché… ti interessano le cose più grandi della vita.
7 – The Midnight Club
Dopo la prorompente Euphoria, parliamo una serie nuova in casa Netfix: The Midnight Club, creata dal genio di Mike Flanagan, reduce dei passati e amati capolavori Haunting of Hill House, Haunting of Bly Manor e Midnight Mass. Questa volta però il registro cambia, diventa più cupo e drammatico. The Midnight Club è una serie audace e originale, malgrado da molti sia stata considerata scontata. Mi è piaciuta l’idea, quasi boccaccesca, del raccontare le storie eleggendo, di fatto, ogni sera un re o una regina incaricato a raccontare la storia. Seppur la serie abbia ricevuto un guinness dei primati con “il maggior numero di momenti di paura in un singolo episodio“, non l’ho trovata così cupa e macabra. Al contrario, ho trovato le storie raccontate dai ragazzi un modo per esorcizzare la paura della morte, perché tutti i ragazzi appartenenti al Midnight Club sono malati terminali, ospitati nell’enorme struttura ospedaliera chiamata Brightcliffe, per “aspettare la morte” in maniera serena.
I protagonisti del Midnight Club sono tutti in balia degli eventi, aspettano senza perdersi d’animo il fatidico giorno; particolare importanza va data in questo caso ai giovani protagonisti della serie, tra cui spicca il personaggio della giovane e arrogante Anya (Ruth Codd), che nasconde in realtà un cuore tenero e un animo buono. Pensate che l’incredibile attrice che interpreta Anya, nella finzione con un cancro alle ossa, ha la gamba destra realmente amputata, in seguito a un brutto incidente.
La protagonista indiscussa della serie, che è anche protagonista del dialogo in questione, insieme ad Anya è il personaggio di Ilonka, interpretata da Iman Benson; è un personaggio forte e determinato, sempre pronto ad aiutare gli altri nel momento del bisogno e, talvolta, a rischiare la propria vita e quella degli altri pur di ottenere quello che vuole. Da questo punto di vista Ilonka è in effetti un personaggio duplice, può piacere come essere detestata.
Siamo in un momento molto delicato quando Ilonka capisce di non essere lei la prescelta delle cure post rituale, decide quindi di scappare dall’ospedale e nell’uscire incontra la fidanzata di Kevin, Igby Rigney, uno dei ragazzi in cura a Brightcliffe. Il resto è storia. Ecco quello che ho ritenuto uno dei più bei dialoghi delle serie tv di sempre:
Catherine: Ilonka..sono felice di averti incontrata perché finalmente mi sono arrivate ( fa riferimento alle foto del ballo insieme al fidanzato, in cura anch’egli all’ospedale)
Ilonka: Wow..( guarda le foto del ballo)
Catherine: So che era nervoso per l’aspetto fisico ma continuavo a dirgli che era bellissimo, però insomma guardalo. Mi ha anche detto che l’altro giorno siete andati in spiaggia. Come ci arrivo? perché mi piacerebbe fargli una sorpresa…
Ilonka: Cosa credi che sia un dannato Country Club? Questo è un hospice, tutti qui sono molto malati, dannazione… e tu cosa vuoi? mostrargli una foto con 10 chilogrammi di trucco addosso? Lo so, l’ho truccato io. Soltanto per fargli vedere quanto non sia normale?…Ti rendi conto dell’impatto che hai su di lui? quanto è difficile per lui fare uno spettacolo per te ogni diamine di volta; non te lo dice perché non vuole che ti preoccupi più di quanto già non fai, farlo camminare alla spiaggia fingendo che non faccia un male cane, per un picnic così che tu possa sentirti normale? sta morendo Catherine, sta morendo e non è giusto cazzo…ed è già difficile senza dover pensare a te per fare l’eroe, per farti andare fuori a vivere la tua dannata vita.