3. Eddie Munson (Stranger Things)

Manca ancora molto alla quinta stagione di Stranger Things, eppure, tutti i fan della pluriacclamata serie Netflix diretta dai fratelli Duffer si chiedono solo una cosa: Eddie Munson tornerà per la quinta stagione? Il personaggio è intepretato da Joseph Quinn, che presto vedremo ne Il gladiatore 2 e in The Fantastic Four: First Steps. Eddie Munson entra in scena nella quarta stagione. Capo dell’Hellfire Club, Eddie inizialmente dà del filo da torcere a Mike e Dustin, poiché sono gli ultimi arrivati al liceo di Hawkins. Metallaro e disprezzato da molti, Eddie stringe un’inaspettata amicizia con la giovane e infelice cheerleader Chrissy Cunningham. Quest’ultima davanti agli occhi terrorizzati di Eddie viene sollevata in aria da una forza misteriosa e il suo corpo ridotto a un ammasso informe di ossa e pelle. Inizia così l’avventura di Eddie Munson con il Sottosopra.

Nonostante inzialmente Eddie appaia come il classico bulletto della scuola, in realtà il ragazzo ha un animo sensibile. Intelligente e ironico, Eddie stringe amicizia con Dustin, diventando la sua spalla quando arriveranno nel Sottosopra per fermare Vecna. Pur non essendo coinvolto in prima persona nelle vicende che vedono protagonisti Undici e la gang, Eddie decide di scendere in campo sia per riabilitare la sua immagine, dato che tutti lo ritengono colpevole della morte di Chrissy, sia perché sente che vuole fare la differenza e riscattarsi.

In un’epica scena che lo renderà il vero protagonista della quarta stagione di Stranger Things, Eddie distrae i mostri del Sottosopra suonando la sua chitarra elettrica, facendo guadagnare a Dustin e ai ragazzi del tempo prezioso. Sopraffatto dai demoni-pipistrello, Eddie si sacrifica e muore tra le braccia di Dustin. Sarà, infine, quest’ultimo a rivelare allo zio del ragazzo del suo sacrificio eroico, riabilitando così l’immagine dell’amico.

4. Roman Roy (Succession)

Nel cupo e complesso mondo di Succession, Roy Roman è forse uno dei personaggi che il pubblico ha imparato ad amare. Il minore della famiglia Roy non ha peli sulla lingua, tanto da dire sempre la sua, senza bisogno di tante cerimonie. Tutto ciò che passa per la mente di Roman, lui lo deve esternare. Ovviamente, nel modo più plateale possibile, sempre alla ricerca spasmodica di attenzioni. A Roman non importa essere necessariamente amato, desidera solo che le persone sappiano che esiste. E se decideranno di trovarlo disgustoso e depravato, tanto meglio.

Questo dualismo del personaggio – nato dall’assenza di una figura materna e dagli abusi emotivi del padre – rende Roman Roy uno dei protagonisti più interessanti di Succession. Per lui, l’amore e il dolore vanno di vari passo: non esistono l’uno senza l’altro. Si crea così in lui un circolo vizioso che vede le umiliazioni e il dolore come l’unica forma d’amore che possa meritare.

La mancanza di una figura materna lo spinge a ricercare attenzioni da donne più mature di lui, che fungano da surrogato della madre. Il suo linguaggio sboccato, la volgarità di cui si circonda sono tuttavia solo armi di difesa che gli permettono di non arenarsi nel mondo in cui vive. Contrariamente ad altri che bramano il potere, infatti, Roman desidera solo l’affetto della famiglia e dei fratelli. E si dimostra perciò il più umano di tutti, mostrandosi vulnerabile laddove gli è sempre stato insegnato che essere vulnerabili è un’imperdonabile debolezza.