Questo articolo contiene spoiler su After Life, Succession, Euphoria, Yellowstone e The Boys.
Nostalgia, nostalgia canaglia. Così cantavano Al Bano e Romina in un loro famosissimo pezzo. E ogni tanto ci capita, a chi più e a chi meno, di cambiare la nostra prospettiva in base al pensiero nostalgico che ci affligge. Il passato sembra sempre più bello e se l’erba del vicino non è poi così verde, e quella nostra di ieri lo era sicuramente più di adesso. La golden age delle serie tv esiste, il periodo in cui i cult si susseguivano uno dopo l’altro e che oggi ri-guardiamo con tanto amore.
Eppure quell’amore ci offusca in parte la vista, impedendoci tante volte di scoprire perle che sono rimaste nelle loro ostriche per svariati anni. Eppure ad oggi, anche solo negli ultimi tre anni e mezzo, esistono prodotti che se la batterebbero alla grande coi più grandi di sempre. Oggi siamo qui non solo per parlarvi di essi, ma per dimostravi come la qualità non abbia periodo che tenga: quando c’è, c’è. Provare a invogliarvi ad aprire i vostri orizzonti a quelle serie attuali che non sono ancora così consolidate come cult, ma rappresentano forse meglio il mondo di oggi.
Tra tantissimi prodotti drama, un’ironia come quella di After Life: in grado di venir diffusa con modi di fare ben diversi da quelli a cui eravamo stati abituati. E dei cast stellari: possiamo dire che la Golden Age non sia stata una fiamma, quanto la scintilla che ha continuato a influenzare il mondo fino ai giorni nostri. Ed è tempo di ri-scoprire il fuoco anche per voi spettatori.
After Life
Non ci basterebbe una vita a raccontarvi quanto Ricky Gervais sia riuscito a fare in soli diciotto episodi di questa dramedy al limite dell’umana perfezione. Il racconto personale e struggente di un uomo sul filo tra vita e morte, circondato da persone delle quali non gli è mai importato nulla, ma che ormai conosce come le sue tasche. After Life è il capolavoro di Ricky Gervais che ci insegna uno dei tanti modi per affrontare un lutto. Non l’unico, né il migliore, ma quello che nella sua visione si adattava meglio a questo racconto. After Life ti butta in un mix di black humour e dolore emotivo come poche altre cose al mondo.
Tutti i personaggi intorno sono sì sviluppati, ma in modo tale da rimanere individui al di fuori della portata di Tony in After Life. Non perché questi sia impossibilitato ad aiutarli, ma perché egli debba muoversi per farlo. Tra momenti profondi e battute impossibili da riportare per iscritto, questo slice of life meriterebbe di certo un posto nel pantheon della tanto celebrata Golden Age. Perché stiamo parlando di un prodotto così genuino che la recitazione trascende lo schermo e il ruolo per ottenere spazio all’interno delle vite altrui.
The Boys
Non esiste prodotto più fuori dagli schemi – a una prima visione – di The Boys. Il riadattamento televisivo del mondo supereroistico più inimmaginabile e al tempo stesso più realistico di tutti. Come agirebbero dei supereroi nella società attuale? La risposta la trovate in questa serie per stomaci forti. Eppure se riuscirete a superare il brusco impatto iniziale, vi troverete di fronte a uno dei prodotti più cinici che siano mai apparsi su piccolo schermo. In queste due prime stagioni, The Boys ci ha mostrato lati positivi e negativi di ogni punto di vista, rendendo la differenza tra supereroi e supercattivi una flebile attenzione alla situazione nella quale si agisce.
E alle porte di una terza stagione che promette di osare ancora di più, non possiamo fare altro che attendere con trepidante attesa i nuovi risvolti di trama. Ma non ci serve tempo per dirvi che nella golden age, questa serie se la sarebbe giocata con qualsiasi altra e che nel pantheon merita un posto quasi sovrumano. Anche perché, provate voi a dire a uno qualsiasi dei personaggi che non si meritano di avere successo, poi vediamo come ne uscite. Se ne uscite.
Succession
Prendi ottimi attori, prendi una fotografia fredda e distaccata, prendi un senso di disagio costante che ti fa vivere con ansia e brividi anche le scene che, decontestualizzate, potrebbero pure farti ridere. Succession non è una serie come tutte le altre, è probabilmente il prodotto più grande e incredibile sfornato negli ultimi tre anni e mezzo. La famiglia Roy è la rappresentazione del cinico mondo dell’alta società: snob, approfittatore, in cui ognuno dice mezze verità agli altri e mezze bugie a sé stesso. Dove il singolo conta solo come voto in un consiglio e le azioni che pesano di più sono quelle in borsa.
Una descrizione semplice, che tutti hanno in mente, ma che nessuno aveva mai portato così bene e in modo chiaro a schermo. La fotografia fredda, a tratti congelante, impedisce di vivere le scene con leggerezza, provocando brividi per ogni evento o scambio di battute. Una serie con meno calore umano del Night King di Game of Thrones e, speriamo, un finale anche migliore. Pronta a dominare le scene negli anni a venire, Succession non solo meriterebbe il posto in questo pantheon della Golden Age, ma se la batterebbe alla grande con tanti altri colossi.
Euphoria
Ci vuole tanto a far entrare una serie nel pantheon della Golden Age delle serie tv, ma ci vuole ancora di più a farci entrare un teen drama. Un tipo di prodotto snobbato dal pubblico delle migliori serie tv, difficile da rendere maturo e apprezzabile da tutti, ma questo percorso non è impossibile. Euphoria è riuscita a stupire tutti, ma veramente tutti coloro che le si sono approcciati con dubbi e timori. Temendo di trovare un prodotto leggero e per niente elaborato, la sorpresa di affrontare una serie così vera e profonda li ha spiazzati.
Gli eccessi di Euphoria, che in mille prodotti generici sarebbero oggetto di critica perché usati con poca attenzione, sono tramutati in una rappresentazione alterata della realtà, ma pur sempre vera. E anche il lato tecnico è sublime, sia dal punto di vista della regia e fotografia, sia per gli incredibili costumi e il make up che rendono tutti i personaggi perfettamente inseriti in questo mondo e questa storia. È un prodotto che esalta la coralità del suo cast, ma non per questo non lavora con sviluppi di grande importanza per i singoli personaggi. Per non parlare poi della presenza di Zendaya, una delle personalità più brillanti della nuova generazione.
Yellowstone
Vi è sempre un certo fascino nell’osservare vecchie storie con la consapevolezza dei giorni nostri. Negli ultimi due anni ci è capitato spesso e, seppur in un modo completamente diverso, Yellowstone adempie a questo compito. La storia semplice di ogni western è al centro del prodotto: un ranch come punto nevralgico e un sacco di fattori esterni che vogliono farlo proprio per sfruttare al meglio il terreno. Dagli indiani che vogliono creare dei casinò, agli investitori che vogliono convertirlo a centro commerciale ed aeroporti. Il tutto buttando fuori la famiglia che vi abita, ormai legata al luogo e alle loro origini.
La modernità che avanza, disinteressata del pensiero umano, dei sentimenti e delle sensazioni. La serie ha al suo interno molte più sottotrame, ma con il pensiero di fondo che non si discosta mai da quello iniziale. Questa serie e il suo amore per la tradizione meriterebbero senza dubbio un posto in questo pantheon della Golden Age anche solo per averci fatto provare sensazioni così nuove davanti ad un’idea così antica e semplice. Con un ottimo miscuglio di tradizioni e storia americana, insieme all’avanzamento sociale e culturale, puntellata da personaggi ben caratterizzati e tutti da scoprire.