Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su Il silenzio degli innocenti, Justice League-Snyder Cut, Apocalypse Now, Pirati dei Caraibi, Il Grande Lebowski, The Wolf of Wall Street, Blade Runner.
Il raggelante Hannibal Lecter di Anthony Hopkins, il folle Jesus Quintana di John Turturro e il disincantato capitano Kurtz di Marlon Brando, sono solo alcune delle memorabili interpretazioni che hanno fatto la storia del cinema in davvero pochi minuti.
Stanislavskij, d’altronde, ha detto: “Non esistono piccole parti ma solo piccoli attori”. Mai espressione fu più giusta per dare una definizione completa del mestiere stesso dell’attore. Gli Oscar li conosciamo tutti e rappresentano il riconoscimento hollywoodiano di un’interpretazione magistrale: attore, attrice e il corrispettivo protagonista e non protagonista. E in tanti casi sono proprio questi ultimi a restare nella memoria dello spettatore molto più a lungo del personaggio principale. Essi riescono a catturare l’attenzione di chi li guarda. Ma non solo: riescono anche a rubare la scena del loro co-protagonista.
E quando questo succede, vuol dire che il mestiere di attore è stato compiuto in maniera impeccabile. Significa allora quel personaggio, interpretato in modo già magistrale, prende corpo e vita restando nei ricordi di chi è riuscito a goderne, diventando così in qualche modo reale.
Quante volte dopo la fine di un film chi ci resta in testa è un personaggio secondario?Quante volte dopo aver visto un film nella nostra mente si rincorrono all’infinito le parole di una sola scena o di un solo monologo?
Ecco perchè oggi siamo qui per stilare una lista di 7 attori riusciti dominare gli schermi apparendo meno di 20 minuti. 7 Attori con la A maiuscola riusciti in poco tempo anzi in pochi minuti a rendere i loro personaggi indimenticabili.
1) Rutger Hauer alias Roy Batty – Blade Runner
Come dimenticare uno dei monologhi eterni della storia del cinema, il cui esordio: “Ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare” è tuttora nei nostri ricordi. Ebbene l’attore interprete di questo monologo è Rutger Hauer, il quale nel film dà voce e corpo a Roy Batty, un replicante il cui destino doveva essere la morte per mano di Harrison Ford. Ma nella storia raccontata in Blade Runner i replicanti possono vivere solo per 4 anni e il nostro Roy, prima di morire sotto la pioggia battente pronuncia queste fatidiche parole:
Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire.
Rutger Hauer – Blade Runner
Una morte mascherata da immortalità: il personaggio da lui interpretato trova la sua fine, Rutger Hauer è riuscito a rendere sia se stesso e, soprattutto il suo Roy Batty, immortale. In 25 minuti.
Su una pellicola di una durata di ben 117 minuti, riuscire a catturare l’attenzione del pubblico in così poco tempo è proprio la dimostrazione che essere l’attore protagonista o il personaggio principale non fa la differenza.
Chissà se nella serie in arrivo su Prime Video ci sarà qualcuno in grado di “replicarlo”.
2) Marlon Brando alias Colonnello Kurtz – Apocalypse Now
Io ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei. Ma non ha il diritto di chiamarmi assassino. Ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di far questo, ma non ha il diritto di giudicarmi.
E’ impossibile trovare le parole per descrivere ciò che è necessario a coloro che non sanno ciò che significa l’orrore. L’orrore ha un volto e bisogna farsi amico l’orrore.
Orrore, terrore morale, dolore sono i tuoi amici. Ma se non lo sono, essi sono nemici da temere. Sono dei veri nemici.
Ricordo, quand’ero nelle forze speciali, sembra migliaia di secoli fa. Andammo in un campo, per vaccinare i bambini. Lasciammo il campo dopo aver vaccinato i bambini contro la polio. Più tardi venne un vecchio a richiamarci, piangeva, era cieco.
Tornammo al campo, erano venuti i Vietcong e avevano tagliato ogni braccio vaccinato. Erano là in un mucchio, un mucchio di piccole braccia e, mi ricordo che ho pianto come, come, come un madre.
Marlon Brando – Apocalypse Now
Forse solo un grande attore poteva plasmare al meglio il terrore di queste parole e questo grande attore risponde al nome di Marlon Brando. Il film è Apocalypse Now e lui è il colonnello Kurtz.
Come la maggior parte sapranno Apocalypse Now di Francis Ford Coppola è tratto dal romanzo Cuore di Tenebra di Joseph Conrad. Dare corpo ad un personaggio la cui vita è relegata a poche pagine non è di certo facile e solo un attore come Marlon Brando, il cui nome ha un certo peso, poteva riuscirci. E lo ha fatto in soli 10 minuti scarsi di messa in scena.
La pellicola ha una durata di 153 minuti ma il terribile colonnello Kurtz appare solamente nell’ultima mezz’ora di film. Per ben due ore la sua apparizione è solo anticipata dalle voci su di lui circolate tra i soldati. E anche se non si presenta sullo schermo, la presenza di Kurtz si fa sentire eccome. Un’entità fisicamente invisibile ma sostanzialmente tangibile, uno spirito fatto corpo solo nel momento esatto della sua comparsa.
Attraverso le sue terribili parole, in soli 4 minuti Marlon Brando riesce a far uscire Kurtz dalle pagine di Conrad ma soprattutto a colmare il labile immaginario creato dallo spettatore in precedenza. Un personaggio il cui orrore umano manifestatosi nella guerra vietnamita non passa solamente per le sue labbra, attraverso le parole, ma traspare dal volto, l’imperscrutabilità dei suoi occhi, i solchi sulla bocca e la freddezza dei gesti delle sue mani.
Un tempo limitato per costruire emozioni non semplici. Eppure Marlon Brando è riuscito con il suo colonnello Kurtz a entrare di diritto nella nostra lista ma soprattutto a restare ancora oggi nella memoria di molti.
3) John Turturro alias Jesus Quintana – Il Grande Lebowski
Eccoci arrivati al numero tre. Non poteva certo mancare uno dei personaggi più strambi del cinema mondiale, con annessa interpretazione fuori di testa.
Stiamo parlando di lui: Jesus Quintana. Personaggio venuto fuori direttamente dalla mano creativa di John Turturro poiché sembra che a quest’ultimo la sceneggiatura non facesse proprio impazzire. Anzi, le sue prime parole furono:
“Quando ho ricevuto il copione, sono rimasto un po’ deluso. Mi sono detto, ‘Non c’è niente qui!’ Allora ho pensato: ‘Meglio che inventi qualcosa perché parlino tutti di lui!'”
E c’è riuscito eccome. Jesus Quintana resta tutt’ora uno dei personaggi più amati del film dei fratelli Coen, talmente dotato di vita propria da spingere lo stesso John Turturro a girare un film dedicato solo a lui, uscito nel 2019 dall’irresistibile titolo: “Jesus Rolls-Quintana è tornato!”
Ma la genesi di Jesus Quintana non è stata una passeggiata. John Turturro ha dichiarato di non aver voluto guardare il film per molto tempo e di aver addirittura provato imbarazzo per le sue scene dopo averlo fatto.
Tre scene da 3 minuti ciascuna per un totale di 9 minuti di interpretazione, un’interpretazione magistrale in grado di strappare dalle viscere di chi guarda risate a crepapelle. Jhon Turturro è riuscito a cucirsi addosso il personaggio in modo così accurato da indurre lo spettatore ad anelare con ansia le scene in sua presenza, ogni qualvolta decide per un rewatch a colpi di musica de Il Grande Lebowski.
Provare per credere.
4) Matthew McConaughey alias Mark Hanna – The Wolf Of Wall Street
Non possiamo non ricordare la divertente scena in cui Leonardo DiCaprio e Matthew McConaughey si battono i pugni sul petto come due gorilla nella giungla in The Wolf of Wall Street.
Aspirante broker impacciato,timido, ancora lontano dal mondo fatto di sesso, droga e denaro della borsa il primo, leone da cornetta il secondo. In una scena in cui McConaughey interpreta Mark Hanna, durata la bellezza di soli 3 minuti in un’interpretazione generale che arriva a 10 minuti totali, l’attore è riuscito a sfilare la corona dal capo del collega (e quell’anno, per sua sfortuna, anche l’Oscar).
Seduti in un ristorante nella consueta pausa pranzo dei broker fatta di cocaina e cocktail, Mark Hanna spiega all’ancora sconosciuto Jordan Belfort la ricetta perfetta per sopravvivere in quel mondo fatto di acchiappasoldi folli. Istruendolo sulle “pozioni” magiche da assumere, Mark Hanna intona quello che diventerà un vero e proprio inno da battaglia dei broker di Wall Street.
La scena in realtà non ha niente di scritto, non proviene dalla sceneggiatura originale del film e neanche dalle direttive di Scorsese, ma dall’unione del talento dei due attori. Sembra che McConaughey intoni autonomamente un canto prima di ogni ciak ed è stato proprio durante le riprese che DiCaprio, dopo averlo sentito, è andato da lui dicendogli: “Perché non la mettiamo in scena?” immortalando così una delle scene più iconiche del film.
3 minuti. Solo 3 minuti sono bastati ad innalzare Matthew McConaughey allo stesso livello degli altri due protagonisti indiscussi della pellicola: Leonardo DiCaprio e Jonah Hill.
E anche se gli ultimi due sono riusciti ad aggiudicarsi una nomination agli Oscar, quell’anno McConaughey è riuscito ad accaparrarsi la statuetta per Dallas Buyers Club e non solo quella.
Ironia cinematografica o talento innato?
5) Anthony Hopkins alias Hannibal Lecter – Il silenzio degli innocenti
Colui che invece ha ottenuto l’ambito premio in soli pochi minuti di apparizione sul grande schermo è Anthony Hopkins.
Ma come abbiamo già detto l’oscar è solo il riconoscimento del cinema a chi fa cinema mentre è il ricordo ad essere il riconoscimento all’attore da parte di chi guarda.
Il film in questione è Il silenzio degli innocenti in cui Anyhony Hopkins interpreta il maniaco assassino Hannibal Lecter.
Stiamo parlando di 12/15 minuti di scene. Eppure nelle vesti del serial killer Anthony Hopkins è talmente perfetto da far venire ancora oggi, dopo 31 anni, i brividi lungo la schiena quando lo si guarda, in grado di immobilizzare gli arti quando lo si ascolta.
Bene Clarice. Gli agnelli hanno smesso di gridare?
Anthony Hopkins – Il silenzio degli innocenti
Un brivido provato anche dalla co-protagonista Jodie Foster un attimo prima di iniziare le riprese come lei stessa ha dichiarato in una call con Anthony Hopkins in persona: “Quando sei entrato nel personaggio di Lecter, ho sentito un brivido entrare nella stanza. In un certo senso, era come se fossimo troppo spaventati per rivolgerci la parola».
Clarice : Dottor Lecter, mi chiamo Clarice Starling. Posso parlare con lei?
Hannibal Lecter: È della squadra di Jack Crawford, vero?
Clarice : Sì, lo sono.
Hannibal Lecter: Posso vedere le sue credenziali?
Clarice: Certo.
Hannibal Lecter: Più vicino per favore. Più vicino. Questo scade tra una settimana. Non è proprio dell FBI, vero?
Clarice : Sono ancora in addestramento all’accademia.
Hannibal Lecter: Jack Crawford ha mandato una recluta per me?
Clarice : Sì, sono una studentessa. Sono qui per imparare da lei, forse può decidere da sé se sono abbastanza qualificata per farlo o no.
Hannibal Lecter: La tua è una risposta ingannevole, agente Starling. Siediti, prego. Allora, dimmi. Cosa ha provato a dirti Miggs, il multiplo Miggs, della cella accanto? Ti ha fischiato? Che ti ha detto?
Clarice : Ha detto: “Sento l’odore della tua f**a”.
Hannibal Lecter: Capisco. Strano, io non l’ho sentito… Tu usi Evìan come crema idratante, e qualche volta porti l’Air du Temps… ma non oggi.
Anthony Hopkins e Jodie Foster – Il silenzio degli innocenti
Una parte accettata quasi per gioco, un personaggio quasi sconosciuto per Anthony Hopkins, il quale credeva di avere tra le mani una storia per bambini dopo aver letto il titolo sul copione. Eppure, come egli stesso ha affermato, resta una delle parti migliori che abbia mai fatto.
Tuttavia questa non è stata l’unica interpretazione “fuggente” di Anthony Hopkins. Come non accennare alla sua performance in Mission Impossible 2 in cui interpreta il capo dello spericolato Ethan Hunt. Un ruolo sicuramente di uno spessore inferiore rispetto ad Hannibal Lecter ma in grado comunque di catturare l’attenzione dello spettatore anche solo per pochi istanti.
A dimostrare ancora una volta che non è il personaggio a fare l’attore ma è l’attore stesso a dare vita al personaggio, qualunque esso sia. E questo, Anthony Hopkins, lo sa bene.
6)Jared Leto alias Joker – Justice League. The Snyder Cut
Chi di voi ha avuto la pazienza e il coraggio di guardare una delle director’s cut più belle degli ultimi anni, sa bene che per aspettare il fantomatico dialogo tra Batman e Joker bisognerà attendere ben 3 ore e 30 minuti.
3 ore e 30 minuti per godere della performance di Jared Leto la cui durata è di soli 4 minuti.
Forse in parte per esigenze narrative e in parte per strategia di visione la scena in questione arriva verso la fine del film. Ma essendosi quasi tutti imbarcati nello stesso frame di Joker molto prima della sua uscita, non si aspettava altro che quel momento e lo si aspetta per l’intera durata della pellicola.
Aiutato probabilmente dalla tipologia stessa del personaggio ma, come abbiamo appena detto non è il personaggio a determinare l’attore ma viceversa, in questo caso anche Leto, pur arrancando, riesce a lasciare la sua impronta sul grande schermo.
Un cattivo impegnativo con cui misurarsi, un personaggio pericoloso con cui confrontarsi a cui molti prima di lui hanno dato vita in un modo impossibile da replicare. Jack Nicholson, Heath Ledger, Joaquin Phoenix, due su tre hanno vinto un oscar per il modo in cui hanno rappresentato il Joker ma lo hanno fatto avendo a disposizione un intero film. Avendo quindi a disposizione un tempo potenzialmente infinito per costruire quel personaggio in modo che non passasse inosservato.
Mentre Jared Leto è riuscito in appena 240 secondi a mostrare la follia di Joker in tutte le sue sfumature, non lasciando lo spettatore insoddisfatto ma solo incuriosito. Ed è in questo che si nasconde il potere di una buona interpretazione.
7) Keith Richards alias Capitano Edward Teague – Pirati dei Caraibi
Concludiamo la nostra lista con colui che non solo ha dato vita al personaggio da lui interpretato ma ha letteralmente creato il “Capitan Jack Sparrow” ovvero l’inconfondibile chitarrista dei Rolling Stones: Keith Richards.
Johnny Depp ha dichiarato di essersi ispirato al celebre musicista sia per il modo di muoversi sia per il modo di parlare per dar vita al carismatico pirata. Motivo per cui nel terzo capitolo della saga lo vediamo apparire nelle vesti di suo padre.
5 minuti non di più, per 5 minuti Johnny e papà Keith fanno da istrioni nel marasma generale che è il consiglio della fratellanza dei pirati. Inconfondibile il passo cadenzato di Edward Teague ad annunciare il suo arrivo, contagioso lo sguardo buffo e spaesato di Jack Sparrow quando lo vede arrivare.
Un dialogo fatto di poche parole tra i due ma rimasto nella testa dei fan della saga. Una scena di cui anche se breve, non si poteva fare a meno. Inaspettata come inaspettato quel: “Mi stai trai i piedi ragazzo!” con cui Capitan Teague, custode del Codice dei pirati, saluta il figlio artefice e portatore di guai, Jack Sparrow.
In pochissimi minuti la semplice ispirazione è diventata realtà. Non uno dei momenti più memorabili della trilogia ma sicuramente una scena che ha permesso di trasformare la fantasia immaginaria di Johnny Depp nella concretezza carismatica di Keith Richards.