Se sulla scia del trend del momento nessuno si è lasciato scappare il nostalgico racconto di Zero Calcare Strappare Lungo I Bordi, è perché il dolceamaro dualismo tra un registro ironico e un’introspezione più intimamente fragile sembra essere un elemento tanto ricercato quanto vincente in molti dei titoli del momento.
In una continua commistione di generi è ormai difficile collocare nettamente ciascun contenuto all’interno di una singola categoria. Le serie tv si dotano progressivamente di realtà fitte che, strato dopo strato, celano cariche emotive e retroscena non sempre pari a quelli attesi. Proprio perché non sempre e necessariamente è esplicitata in modo chiaro la sottesa anima di tali titoli, l’effetto spiazzante che ne consegue è ancor più abrasivo. In particolare, come per ogni genere narrativo, molte delle volte in cui ci approcciamo a delle commedie, le attese che si formano attorno a queste sono di un certo tipo, alimentate dalle esperienze fruitive comunemente collezionate nel corso della nostra esperienza. In un panorama ricco e strabordante di trame è proprio l’incontro tra elementi divergenti a essere determinante. Nel contesto digitale in cui consumo e produzione scorrono a una velocità senza eguali, sussiste una implicita ricerca di contenuti che si spingano oltre e sopravvivano al vorace meccanismo del consumo usa-e-getta. Sono proprio quegli show capaci di catapultare in una dimensione spaziotemporale alternativa, in cui il tempo si ferma e scorre in un flusso differente, che sopravvivono alla famelica contrazione del mercato. Un po’ come avviene con la serie tv originale Netflix Atypical, questi offrono una bolla d’aria in cui respirare a pieni polmoni una narrazione puramente sincera.
Ad oggi, le commedie non vogliono più solo far ridere, ma impiegare sapientemente il proprio linguaggio per veicolare riflessioni più profonde e intime. L’introspezione è la chiave e il modo migliore per trasmettere un messaggio è quello di impiegare un tono che sia accessibile a più persone possibili
Ebbene, consci o meno delle nuove dinamiche confluite nello sconfinato contesto multimediale, ci siamo col tempo approcciati a dei titoli che ci hanno riservato non poche soprese. Dichiaratamente leggeri nelle premesse, sono molti gli show prevalentemente di genere comedy che si sono rivelati più incisivi del previsto: che si tratti di singole scene e/o puntate o di un intero arco narrativo perseguito per tutto il corso del racconto. A tal proposito, di seguito vengono riportate cinque delle serie tv che avevano effettivamente promesso grandi risate, ma che hanno liberato una tensione emotiva tale da aver inesorabilmente assediato il cuore dei più. Non si tratta esclusivamente dei grandi classici ultracitati come Sex Education, Fleabag, How I Met Your Mother o Bojack Horseman: il panorama seriale ha in serbo per ognuno molte più narrazioni di questo tipo di quel che si possa comunemente immaginare.
Non c’è nulla di meglio del lasciarsi sorprendere e cullare da un racconto che travolga per la sua inattesa fragilità, rivelandosi ancor più confortante e terapico di quanto già non sia una buona comedy.
1) Atypical
Atypical è una dramedy originale Netflix che offre una finestra sulla vita di una convenzionale famiglia statunitense, in particolare il focus principale è Sam, il figlio maggiore. Quello che rende il protagonista speciale rispetto agli altri personaggi è la sindrome di Asperger. Quello che Atypical fa, a differenza di altri show incentrati prevalentemente su tematiche affini, è concentrarsi sulla quotidianità di una figura e sul nucleo di individui che a essa ruotano attorno. Dichiaratamente comedy, con un tono leggero e ironico, la serie tv si dota di una sceneggiatura curata che ne è il punto di forza. I dialoghi giocano continuamente, creando un effetto straniante e sottolineando con buffa sensibilità il modo bizzarro e irriverente che Sam ha di vedere il mondo e gestire la propria realtà. Attraverso monologhi ricercati, sottili metafore e scene di grande umanità, Atypical fa della anormalità la sua ordinarietà, rivelandosi uno degli show che meglio coniugano un registro umoristico e fresco con dinamiche delicate e inclusive.
Per Sam è tutto amplificato, osservarlo entrare in contatto con una maggiore indipendenza e interagire con un mondo alle volte impreparato alle sue necessità ci rende partecipi di un viaggio di amore e solidarietà. L’essenza del titolo sta tutta nel modo amorevolmente fastidioso che Casey ha di proteggere e rimproverare il protagonista. La doppia strada intrapresa da Atypical è vincente. Ironizzando sull’enfasi del protagonista e sulle estremizzazioni dei secondari, è in grado di veicolare un racconto accessibile e leggero che in più di un occasione ci ha scaldato e/o spezzato il cuore più di quanto potessimo mai immaginare. L’inattesa emotività della serie è proprio alimentata dai contenuti che l’hanno preceduta: solitamente troppo drammatici e austeri o troppo fuori controllo e per nulla dosati.
Pur essendo determinati argomenti roventi, ostici o non ancora sdoganati, Atypical si arma di attenzione e coraggio, ritraendo con ironia e pungente sarcasmo una storia delicata e viva. Con ciò va oltre le mere previsioni che si potevano formare circa un prodotto parodico e scanzonato, questo si è rivelato in tutta la sua grande umanità e fedele rappresentazione.
2) Zoey’s Extraordinary Playlist
In principio, Zoey’s Extraordinary Playlist si presenta come un’inusuale commedia musicale focalizzata sul singolare superpotere che la protagonista Zoey sviluppa. Questa in grado di percepire i pensieri più intimi di chi le sta attorno: si manifestano sotto forma di canzone performata ai suoi occhi come in un vero e proprio musical. Mettendo per un attimo da parte l’ironia che deriva dalle circostanze disarmanti per la giovane, la straordinaria facoltà che questa sviluppa le permette di connettere con gli altri a un livello più profondo. In particolare, il ‘dono’ diviene la chiave per proporre una trama che scorre in parallelo a quella principale e che a essa si avvinghia inesorabilmente. Il padre di Zoey è affetto da una malattia neurodegenerativa che ne ne ha causato la perdita della facoltà muscolare, di conseguenza non è in grado neanche di parlare. Il potere consente ai due di riconnettere: Zoey è capace di comunicare col padre dopo mesi, cogliendone sentimenti e stati d’animo. Il rapporto con esso e la sua malattia segnano una parte importante del racconto per culminare poi con la scomparsa del personaggio. La scena del funerale di Mitch è una della più laceranti viste in show che dovrebbero essere di genere comedy. Anche in questo caso, il racconto non perde la propria anima e propone una performance musicale paradossalmente briosa ed energica, culminante in un atroce silenzio che ne chiude una stagione riempita sempre di suoni, parole e musica.
Così come Atypical, Zoey’s Extraordinary Playlist è una commedia che fa dell’empatia uno dei suoi punti chiave.
Anche a seguito della morte del personaggio, la serie non se ne dimentica l’impatto e si addentra in una tematica ancor più spigolosa. Rappresentare sullo schermo il lutto non è un’impresa affatto semplice, soprattutto se questa va a condividere lo spazio con un registro umoristico. La cura che lo show riserva all’intimità e al dolore di ciascuno lo rendono una delle commedie più tristi ma benevole degli ultimi tempi.
3) Ted Lasso
Ted Lasso è una commedia brillante come poche e ciò che la rende tale in senso rafforzativo è proprio il carattere onesto della sua narrazione. Presentandosi e aprendosi con una storia umoristica, lo show di Apple TV+ riserva un lato intrinseco più intimamente profondo. Partendo con la figura stessa del coach Lasso, ci si addentra in un racconto delicatamente realistico e che si approccia con cura disarmante ad alcuni degli aspetti più fragili della psiche e quotidianità di molti. Dietro la buffa storia di un allenatore di football americano trapiantato in Gran Bretagna per dirigere una squadra di calcio si nasconde molto di più. La serie tv si muove con franchezza tra perdita, rimpianto e trauma, proponendo un susseguirsi di dinamiche vicine, inclusive e confortanti. La vicinanza ai viscerali sentimenti dei personaggi e alle loro tormentate circostanze ferisce con la schietta sincerità con cui ci riflettono sullo schermo. Lo stretto abbraccio in cui stringe noi spettatori non permette altro che un’identificazione diretta con i fantasmi che i personaggi affrontano tra una battuta e l’altra.
Sfruttando un gioco sapiente di metafore e riferimenti, la serie tv si mostra episodio dopo episodio molto più scura e densa della sola basilare rivalità tra calciatori e delle grigie questioni di business.
La parodizzazione delle dinamiche e dei retroscena del mondo sportivo non sono che un pretesto con la quale Ted Lasso ci ha sedotti e soggiogati, spingendoci a una visione decisamente più impegnata di quella normalmente prevista per una comedy di questo tipo.
4) The Good Place
A differenza dei titoli citati fino a questo momento, The Good Place intraprende in modo ancor più celato e con calma il proprio percorso. Dichiaratamente ed esplicitamente comica nella sua rivisitata chiave del concetto della vita dopo la morte, la serie tv di NBC non rinuncia alla sua natura prettamente umoristica, ma costella la narrazione di riferimenti e intermezzi più pesati e introspettivi. La trama evolve e si manifesta in modo calibrato nel corso degli episodi, intraprendendo un viaggio morale e di redenzione. Pur essendo puramente comica, l’intensità emotiva e l’insegnamento veicolati nel dispiegarsi della storia raggiungono il loro apice al termine dell’ultima stagione.
The Good Place nasce commedia e diventa qualcosa di più.
Con un finale non citofonato, ma sapientemente costruito tassello dopo tassello nel corso degli episodi, la serie marca e chiude il proprio cerchio. La scelta che ciascun personaggio compie di attraversare il portale e cessare di esistere per sempre è dolorosa per chi ha imparato a conoscerli e amarli, ma non è altro che funzionale a elevare lo show.
Nel agognato traguardo dell’autodeterminazione ognuno intraprende il proprio cammino in un finale sofferto, ma che ne rende ancor più nobile ed esplicito il quadro qualitativo ed etico dello show. E’ difficile raccogliere i pezzi di un cuore infranto dall’immagine di quasi tutti i protagonisti svanire per sempre una volta raggiunta la tanto sognata serenità. The Good Place ci ha attratti e fatti innamorare con la sua anima spudoratamente ironica, salvo tradirci e definitivamente conquistarci con un epilogo toccante e riflessivo.
5) Love Life
Col suo schietto realismo, Love Life di HBO Max è uno show trasversale che dispiega il suo essere nel corso delle puntate. Dichiarandosi commedia romantica, la serie tv fa della vulnerabilità la propria arma e punto d’azione. Nonostante la leggerezza e semplicità dell’idea alla base (la ricerca dell’anima gemella come punto di partenza della storia principale), lo show antologico stagionale non si è limitato alla sola ritmata ironia che ne caratterizza la narrazione. Pur vertendo sulle dinamiche e atmosfere tipiche delle classiche romcom, Love Life fa centro soprattutto sulla capacità del racconto di assorbire e riflettere la quotidianità come luce che irradia lo spettatore. Con ciò si fa portabandiera di quelle commedie che non si accontentano più soltanto di far ridere e giocare con le estremizzazioni. Una cosa non esclude l’altra: il linguaggio universalmente accessibile dei racconti di tale genere permette un facile approccio al titolo. Dietro all’apparente frivolezza della commedia romantica si nascondono due archi narrativi talmente onesti e dettagliati da bucare lo schermo con una trama di base assolutamente semplice. Come in Ted Lasso, si tratta di un’indagine sui traumi, le speranze, i sogni e gli ostacoli di ciascuno: una storia di cui siamo spettatori e protagonisti e, proprio per questo, è inevitabile lasciarsi trasportare in risate e profonde lacerazioni. Se Darby è intrappolata in una relazione tossica e senza apparente via d’uscita, noi siamo bloccati con lei. Se Marcus è vittima di micro-aggressioni sul posto di lavoro noi ne soffriamo con lui la presa di coscienza.