Attenzione: l’articolo contiene spoiler su Stranger Things, The 100, How to Get Away with Murder, La casa di carta, Grey’s Anatomy, The Walking Dead, Orange Is the New Black
Il mondo delle serie tv, per quanto variegato, è un posto davvero brutale. Tra scenari post- apocalittici, mostri (umani e non) capaci di atrocità impensabili e ospedali nei quali i medici muoiono con una frequenza doppia rispetto a quella dei loro pazienti, spesso personaggi interessantissimi trovano la morte ben prima di quanto ci aspetteremmo. E sebbene a volte ciò possa rivelarsi un punto di forza per qualche serie, nel caso dei personaggi presenti in questa lista la decisione degli autori di ucciderli si è rivelata prematura e in alcuni casi ha danneggiato irreversibilmente la serie (sì, ci riferiamo alla morte di Berlino ne La casa di carta). Se in le morti dei personaggi presenti in questa lista in alcuni casi hanno scatenato le ire funeste e immediate del pubblico, altre volte non abbiamo capito quanto la scelta di far fuori determinati protagonisti delle serie avrebbe avuto risvolti negativi finché non abbiamo osservato l’impatto della loro mancanza sulla trama, comprendendo solo a posteriori quanto sbagliata fosse la decisione degli autori di ucciderli. In ogni caso, tutti e sette i personaggi di cui vi parleremo avrebbero avuto ancora molto da dire, e la loro precoce eliminazione dalle serie di cui facevano parte è qualcosa che non perdoneremo mai agli autori di quest’ultime.
1) Chrissy Cunningham(Stranger Things)
Di tutti i personaggi presenti in questa lista, nessuno ha avuto vita più breve delle povera Chrissy, che presentata al pubblico nel primo episodio della quarta stagione di Stranger Things, trova una morte orribile entro la fine della puntata. Eppure, in quell’unica ora e mezza, abbiamo avuto modo di innamorarci di lei, della sua gentilezza, della sua umanità, della sua paura e della sua forza, tanto che la sua fine brutale e improvvisa ci ha spezzato il cuore come raramente accade con un personaggio appena conosciuto.
Nelle poche scene a cui ha preso parte, Chrissy dimostra una vulnerabilità commovente e una profondità che è comprensibile solo alla luce dell’ineccepibile livello di scrittura dei personaggi presente in Stranger Things, e vederla combattere contro i suoi demoni rimanendo comunque gentile nei confronti di tutti è bastato a conquistare l’intero pubblico in pochi minuti. Inoltre non possiamo dimenticare quella meravigliosa scena con Eddie, talmente adorabile e riuscita che una volta rivista, gli autori della serie si sono pentiti amaramente della rapida fine riservata a Chrissy, ora consapevoli delle enormi potenzialità del personaggio e della sua straordinaria chimica con il nuovo membro della banda di Hawkins.
2) Lexa (The 100)
The 100 è una serie dall’ambientazione post-apocalittica, nella quale la lotta per la sopravvivenza è il punto focale della trama. Non dovrebbe stupire allora che, soprattutto nelle prime stagioni, molti dei personaggi principali della serie vadano incontro alla morte, spesso all’improvviso e senza alcuna possibilità per gli altri protagonisti di elaborare il lutto.
Arrivati alla terza stagione di The 100, avremmo dovuto essere ormai abituati alle morti repentine e inaspettate dei protagonisti della serie, eppure nulla avrebbe potuto prepararci alla scomparsa di quella che in pochi episodi si era distinta come uno dei migliori personaggi femminili nella storia recente della serialità: Lexa kom Trikru, comandante dei Tredici Clan e amante della protagonista di The 100 Clarke Griffin. La morte di Lexa è diversa dalle altre mostrate nella serie fino a quel momento non soltanto perché avviene in una maniera anti-climatica e inspiegabile, ma soprattutto perché la donna aveva ancora moltissimo da dare alla serie. Il pubblico non ha tardato a manifestare la propria disapprovazione per la scelta degli autori di uccidere Lexa, alzando un polverone tale che questi sono stati costretti a riportare il personaggio in scena diverse volte tramite alcuni espedienti narrativi, in modo da contenere almeno in parte la furia degli spettatori.
3) Wes Gibbins (How to Get Away with Murder)
Wes Gibbins non è certo il protagonista più carismatico nella storia della serialità televisiva, e durante le prime tre stagioni di How to Get Away with Murder ci siamo chiesti più volte cosa avesse spinto gli autori a dare così tanto spazio a un personaggio che rispetto ai suoi comprimari sembrava rivestire un’importanza spropositata, soprattutto se si considera quanto poco interessante sembrasse il personaggio.
Non ci siamo accorti di quanto Wes fosse fondamentale all’interno degli equilibri della serie fino a quando, inaspettatamente e forse proprio perché il pubblico sembrava così poco coinvolto dalle sue vicende, non è stato ucciso durante la terza stagione di How to Get Away with Murder. La morte di Wes ha infatti rappresentato uno spartiacque all’interno della serie, perché il momento in cui è venuto a mancare coincide anche con quello in cui il legal drama di Shonda Rhimes ha iniziato a perdersi, a ripetersi, a volere a tutti i costi sconvolgere lo spettatore senza però preoccuparsi della coerenza della trama. Inoltre, come nel caso di Lexa in The 100 e Berlino ne La casa di carta, nelle stagioni successive della serie Alfred Enoch, l’attore che presta il volto a Wes, è stato più volte chiamato a tornare in How to Get Away with Murder, a sottolineare come la sua fuoriuscita precoce avesse causato un calo di qualità notevole nella produzione.
4) Berlino (La casa di carta)
La morte di Berlino è una di quelle scelte narrative talmente incomprensibili che nemmeno gli autori de La casa di carta sanno perché l’hanno presa, come dimostrano sia i numerosi espedienti trovati per riportare il personaggio in scena anche nelle stagioni successive alla sua dipartita, sia la scelta di produrre uno spin-off della serie con protagonista proprio il personaggio interpretato da Pedro Alonso.
Con il suo carisma e la sua ironia, Berlino (alias Andrés de Fonollosa) ha conquistato subito il pubblico, e il suo sacrificio per salvare i compagni alla fine della seconda stagione della serie ha sconvolto gli spettatori, che avevano individuato nel suo personaggio così complesso e sfaccettato uno dei principali punti di forza de La casa di carta. La morte di Berlino è stata sì scioccante, ma è anche uno dei più grandi errori commessi dagli autori della serie, che accortisi del fascino di Berlino troppo tardi, hanno iniziato a cercare espedienti narrativi sempre più assurdi per permettere a Pedro Alonso di tornare periodicamente nella serie, dimostrando di fatto di aver compreso di aver ucciso il personaggio sbagliato al momento sbagliato.
5) Andrew DeLuca (Grey’s Anatomy)
Una delle più grandi certezze che si hanno guardando Grey’s Anatomy, grazie all’esperienza accumulata in ben 18 stagioni, è che l’aspettativa di vita dei medici del Seattle Grace Hospital è inferiore a quella della stragrande maggioranza dei loro pazienti (salvo che i medici in questione non si chiamino Meredith Grey, la quale imperterrita sopravvive a incidenti aerei, sparatorie, bombe e uragani senza riportare il minimo danno).
Se è vero che le morti che non abbiamo superato in Grey’s Anatomy sono molteplici e tutte strazianti, comprendiamo come alcune di loro siano state necessarie per la trama, o fortemente volute dagli attori che prestavano il volto ai personaggi. Certo, è difficile perdonare Shonda Rhimes e il suo team di autori per avere ucciso George, Mark e Lexie, Derek o la povera Heather Brooks, ma quella che vogliamo menzionare in questa lista è una delle scelte più recenti e incomprensibili all’interno della serie: la morte di Andrew DeLuca. Infatti, speravamo che ormai gli autori di Grey’s Anatomy avessero imparato la lezione e deciso di smettere di uccidere medici allo stesso ritmo in cui muoiono i protagonisti di Squid Game, e invece no, ancora una volta sono cascati nella trappola delle lacrime facili e delle scelte narrative semplici, facendo fuori un personaggio che aveva ancora molto da dare alla serie.
6) Shane Walsh (The Walking Dead)
Proprio come quella di Berlino ne La casa di carta, anche la vita Shane Walsh si è interrotta dopo due stagioni.
Principale co-protagonista e poi antagonista nelle prime due stagioni di The Walking Dead, Shane Walsh è uno di quei personaggi che il pubblico ama odiare: il migliore amico di Rick che diventa il suo principale rivale, in una sfida per il comando che in realtà nasconde una vita intera di invidia e incomprensioni. Il rapporto ossessivo e conflittuale di Rick e Shane è forse il più importante delle prime stagioni della serie, e l’evoluzione psicologica di Shane è estremamente interessante, soprattutto quando paragonata con quella del protagonista assoluto di The Walking Dead. Essendo la serie ambientata in una realtà post-apocalittica, in cui la morte è una realtà quotidiana, la scelta degli autori di uccidere Shane non è incoerente con le premesse narrative, eppure non possiamo che non notare come questa sia prematura, soprattutto se confrontata con quella di altri personaggi meno interessanti, avvenuta dopo molte stagioni. Siamo infatti convinti che Shane Walsh avrebbe potuto avere ancora molto da dire all’interno di The Walking Dead, e che la sua fuoriuscita sia avvenuta fin troppo presto, danneggiando la serie nel complesso.
7) Poussey Washington (Orange Is the New Black)
Se questa fosse una classifica delle morti più strazianti nella storia delle serie tv, quella di Poussey Washington in Orange Is the New Black sarebbe in cima alla lista. Infatti, in una realtà televisiva in cui la maggior parte delle uccisioni di personaggi avviene per dare una scossa alla trama, per sconvolgere il pubblico o perché non si sa più come gestire la sua evoluzione, le morti come quella di Poussey sono un’eccezione, perché nascono dalla necessità di denunciare tramite le azioni riportate sullo schermo le atrocità che avvengono nel mondo reale.
La stessa Samira Wiley, l’attrice che interpreta Poussey, ha rivelato quanto dover portare in scena la tragica morte del personaggio sia stato per lei un trauma e di essere grata ai produttori della serie per averle dato diversi mesi di anticipo per metabolizzare il tutto. Eppure, sebbene comprendiamo che mostrare fino a che punto possa spingersi la de-umanizzazione e la crudeltà nei confronti di coloro che vengono marchiati come criminali sia qualcosa di necessario in una serie come Orange Is the New Black, ci chiediamo se la scelta degli autori di rendere proprio Poussey protagonista di questa storyline sia stata l’idea migliore. Il personaggio, amatissimo, avrebbe potuto dare ancora molto alla serie e forse la sua morte precoce ha danneggiato eccessivamente la serie, il cui livello qualitativo è cominciato a scendere proprio dopo l’uccisione di Poussey.