Cosa significa essere oggi uno statunitense nero? La risposta non è mai semplice, né tanto meno banale. E il rischio di cadere nei soliti cliché e stereotipi è altissima, soprattutto se l’obiettivo finale è far ridere e allo stesso tempo riflettere. Ci ha provato con grande coraggio Black-ish, comedy in onda dal 2014 sulla ABC, e i risultati sono sorprendenti. Perché non stiamo parlando di una serie da pasto come tante altre, ma di un prodotto maturo ed eclettico alla portata di tutti. Capace di bilanciare in ogni occasione gli ingredienti tipici delle sitcom monocamera e condirli con uno humour incisivo e graffiante che riporta in auge un genere, quello delle black comedy, fortemente snobbato negli ultimi anni.
Abbiamo deciso di parlarne oggi per un motivo preciso, a supporto di un’ottima notizia: Black-ish, infatti, è sbarcata in Italia e andrà in onda per la prima volta alle 15.35 del 10 settembre su Italia Uno. Una grande novità, in un panorama televisivo fortemente adagiato sulle certezze di sempre. E un’occasione per apprezzare una serie tv che ammalia gli Stati Uniti da quattro anni, convincendo sia il pubblico che la critica. Un’impresa non da poco, specie se si parla di comedy. Riuscita a Black-ish, capace di ricevere 68 nomination (Emmy inclusi) e vincere la bellezza di 22 premi (un American Film Institute, cinque NAACP Image Award nel 2015, un Peabody Award, sei NAACP Image Award nel 2016, un TCA Award, un Golden Globe, sei NAACP Image Award nel 2017, un Young Artist Award e un MTV Movie & TV Awards).
Non è difficile comprendere il motivo: Black-ish, il cui titolo è traducibile col termine gergale “nerastro”, è una black comedy che mostra fin dal pilot la brillantezza dei personaggi. Dal protagonista, il dirigente in carriera Andre Johnson Sr. (interpretato dall’ottimo Anthony Anderson), padre di famiglia esplosivo e impulsivo in grado tuttavia di essere molto riflessivo nei momenti chiave, alla sua famiglia, composta dalla moglie Rainbow, medico affermato, lo stravagante padre Earl (Laurence Fishburne), e quattro splendidi figli. Le vicende familiari, lavorative e scolastiche ruotano intorno alla lotta costante per rivendicare la propria identità culturale in un quartiere prevalentemente bianco di classe medio-alta, ma ridurre Black-ish a questo non renderebbe giustizia ad uno spettacolo dalle tante sfaccettature.
Si parla di tutto, senza mai risultare ripetitivi o stucchevoli. Tematiche complesse e divisive come il razzismo, la politica (la serie è nata con Obama presidente e continua oggi con Trump alla Casa Bianca) e le questioni legate alla comunità LGBT scorrono via con semplicità ed eleganza, facendo della leggerezza un tratto distintivo che non si sovrappone mai alla superficialità. Il pilot è un ottimo esempio in questo senso. Andre (Dre, per gli amici), ottiene infatti un’importante promozione nell’azienda per cui lavora da anni, ma il momento di gioia iniziale viene interrotto subito da un dubbio di fondo: è offensivo affidare ad un nero delle “cose per neri”? L’episodio risponde efficacemente con un finale spiazzante e mette in luce punti di forza e coni d’ombra della realizzazione del canonico sogno americano, finalmente alla portata di tutti.
Avete mai visto qualcosa del genere? No, ve l’assicuriamo. E per questo merita un’occasione. Black-ish ha tutte le carte in regola per diventare l’appuntamento fisso di milioni di italiani, alla ricerca di una nuova comedy per cui perdere la testa. E se accadrà, non preoccupatevi: gli episodi da guardare sono tantissimi. Black-ish tornerà negli Stati Uniti tra poche settimane con la quinta stagione e ha già all’attivo 95 episodi da venti minuti più uno spin-off neonato, Grown-ish, in onda dal 3 gennaio di quest’anno. Preparatevi a divertirvi tanto e a non sentire (per fortuna) le solite risate registrate: Black-ish, dopo aver strappato un sorriso a milioni di statunitensi, lascerà il segno anche in Italia e rimetterà in discussione i punti di vista di moltissime persone. Ne abbiamo un gran bisogno. Fin troppo.
Antonio Casu