Le sigle sono un elemento a dir poco fondamentale nelle serie tv. Alcune più lunghe, altre più brevi, alcune più belle, altre meno, ci proiettano nell’atmosfera nella quale saremo immersi durante l’episodio. Ultimamente, in particolar modo dopo Game of Thrones, la moda di creare sigle lunghe e spettacolari si è diffusa largamente. Poi ci sono serie, come Black Mirror e Lost (non inclusa in questa lista ma degna di una menzione), che vanno in direzione completamente opposta.
Queste eliminano la sigla, optando per una opening molto più breve e spesso essenziale. Il risultato è inevitabilmente differente. Spesso si perde l’elemento musicale che solitamente va ad associarsi alla serie, ma si ottengono un impatto e un’immediatezza maggiori. E non è raro che riescano anche queste a diventare, a modo loro, iconiche. Eccone qui dieci tra le migliori.
1) Black Mirror
Iniziamo proprio da Black Mirror. La famosa serie britannica ha fatto fin dal suo esordio una fortissima critica sociale, prestando spesso una particolare attenzione al ruolo giocato dalla tecnologia e dai media, oltre alle conseguenze che comporterebbe affidarsi a essi in maniera eccessiva.
La opening di Black Mirror mira a destabilizzare fin da subito, creando con le immagini e con suoni acuti e stridenti un senso di paranoia e oppressione. Su uno sfondo nero appare il classico circoletto che vediamo quando su uno schermo sta caricando un video, un’immagine, un file. Appaiono poi una serie di simboli che si alternano sempre più velocemente fino a formare il titolo, di un bianco freddo e spettrale. Infine, l’immagine si frantuma e il titolo si dissolve come su uno schermo che smette di funzionare, lasciandoci davanti a uno specchio nero – appunto un black mirror – nel quale rifletterci. Ciò che vediamo nella serie vuole farci pensare, e ce lo fa capire subito mostrandoci noi stessi sullo schermo.
2) The Handmaid’s Tale
Sotto certi aspetti simile a Black Mirror è The Handmaid’s Tale. Anche la serie, tratta dall’omonimo romanzo di Margaret Atwood, esprime una fortissima critica sociale. Dura, cruda, colpisce dritto allo stomaco. La sua opening fa lo stesso. Senza il minimo fronzolo, senza musica. Sfondo nero, rigide lettere bianche e rosse come gli abiti delle ancelle.
Il titolo spicca dal nero come un’accusa. Il rosso di cui è tinta proprio la parola Handmaid, ancella, rimanda immediatamente alla violenza subita non solo da queste donne, ma anche da tutti coloro che si trovano sotto il gioco di oppressione e terrore di Gilead. Il silenzio assordante della opening non può che riempire di angoscia. È lo stesso silenzio con il quale si permette a Gilead di continuare a prosperare, lo stesso che alcuni coraggiosi ribelli tenteranno di distruggere dall’interno.
3) The Middle
Cambiando genere rispetto a Black Mirror e The Handmaid’s Tale passiamo a The Middle. La simpaticissima sitcom americana segue le sgangherate vicende degli Heck, una famiglia che affronta ironicamente importanti difficoltà economiche. Il punto focale sono però la famiglia e la difficoltà di essere genitori. Difficoltà portata all’estremo con i tre figli uno più strano e problematico dell’altro.
La opening è semplicissima. Abbiamo una strada deserta e apparentemente sperduta, costeggiata da campi coltivati. A fare da sottofondo solo il rumore del vento e il gracchiare di corvi, o cornacchie. Dai lati dello schermo appare il titolo, che va a piazzarsi giusto nel mezzo. Nel mezzo del nulla come suggeriscono lo sfondo e il canto degli uccelli. E nel mezzo del nulla come gli Heck, a Orson, Indiana, come proprio Jackie, la madre di famiglia che narra la storia, definisce il luogo in cui vivono all’inizio della serie.
4) This Is Us
Facciamo un altro salto di genere e approdiamo a This Is Us. La serie narra le vicende dei tre fartelli Pearson, seguendo le loro storie su diversi archi temporali, mostrando presente, futuro, e passato, nel quale possiamo conoscere anche la storia dei loro genitori.
La opening parte da una schermata nera sulla quale da tre punti differenti si avvicinano le parole che compongono il titolo della serie, in giallo. La parola Us, noi, è leggermente più evidenziata delle altre, come a dare maggior importanza proprio al fatto che la serie si concentra proprio su tutti loro, come famiglia e con le rispettive famiglie. Non c’è un personaggio unico. In sottofondo sentiamo delle dolci note di chitarra, che trasmettono subito le emozioni che ritroveremo nella serie. Preparate i fazzoletti!
5) Supernatural
Il caso di Supernatural è un po’ particolare. Dato il budget limitatissimo di cui si disponeva per la prima stagione, si fecero più tagli possibile sotto tantissimi aspetti. Il vestiario, per dirne una. Un altro fu la sigla. Non disponendo di denaro sufficiente per realizzarne una vera e propria, si decise di optare per una breve sequenza nella quale apparisse il titolo della serie, su uno sfondo nero, e interferenze statiche in sottofondo.
Dopo il rinnovo della serie e nonostante un budget più sostanzioso, si decise di non inserire una sigla. Si mantenne la semplicità della sequenza, modificandola di anno in anno in modo da rappresentare il tema della stagione in corso.
6) How to Get Away with Murder
Con How to Get Away with Murder torniamo su uno stile leggermente più simile a Black Mirror e The Handmaid’s Tale. Anche qui infatti la opening, seppur brevissima, riesce a trasmettere una forte inquietudine. Qui i giovani protagonisti, degli studenti universitari, rimangono invischiati in una serie di crimini. Con l’aiuto di Annalise Keating, avvocato di successo e loro professoressa, cercano di uscirne indenni e proseguire normalmente le proprie vite.
La opening è semplice ma comprende tutti gli elementi fondamentali. L’inquadratura corre sopra delle scritte bianche fatte evidentemente con un gessetto. Poi si sposta e ci mostra una lavagna, sulla quale le scritte sono state sostituite dal titolo, che sembra comunque quello di un corso universitario. Il titolo poi scompare quasi del tutto, lasciando solo la parola murder, omicidio, che si tinge di rosso. In sottofondo abbiamo delle note ripetitive e pressanti, che culminano e cadono nel silenzio subito prima che il titolo svanisca, trasmettendo la profonda inquietudine vissuta dai personaggi.
7) Jane the Virgin
Con Jane the Virgin abbiamo un’altra opening di semplicità disarmante. Alla fine della prima scena dell’episodio c’è un fermo immagine. Sullo schermo, accompagnate da percussioni, appaiono una alla volta le parole che compongono il titolo. In bianco, a caratteri sottili e semplicissimi. L’immagine poi si dissolve e la schermata viene invasa dal bianco. In seguito, scritto a macchina, appare “Capitolo …” e il numero dell’episodio. Essendo Jane un’aspirante scrittrice ogni episodio è concepito come il capitolo di un libro.
La vera genialità arriva con la terza stagione quando, dopo un importante avvenimento, la opening cambia. All’inizio è uguale alle due stagioni precedenti, poi una parte del testo viene cancellata come fosse una correzione in fase di editing. Seguono poi altre parole, che cambiano di volta in volta, personalizzando il titolo in base al tema dell’episodio.
8) Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D.
Anche per Agents of S.H.I.E.L.D. ci troviamo con una opening brevissima ed estremamente semplice. In mezzo allo schermo appare l’aquila simbolo dello S.H.I.E.L.D., e alcune figure ruotano su loro stesse fino a mostrare il titolo della serie. Le strutture, apparentemente in metallo, si fanno sempre più vicine allo spettatore, fin quando le lettere spariscono oltre l’inquadratura e il logo è in primissimo piano.
Come anche per Supernatural questa opening, pur rimanendo invariata nelle sue caratteristiche principali, subisce delle modifiche di stagione in stagione, personalizzandosi in base alla trama corrente e al nemico affrontato dai membri dello S.H.I.E.L.D.
9) Glee
Ricordiamo tutti Glee. La serie conclusasi nel 2015 raccontava le storie degli appartenenti al Glee Club del liceo McKinley e dei vari personaggi che ruotavano loro intorno. I temi trattati erano pressoché infiniti grazie al gran numero e alla varietà dei personaggi. Forse grazie a Ryan Murphy, oltre che ad alto contenuto musicale, la serie era anche sempre pronta a strizzare l’occhio al trash, regalandoci delle vere e proprie perle.
Per la opening Glee abbandonava momentaneamente il turbinio di colore, musica e danze per una semplicissima title card: sfondo nero e il titolo in bianco, in stampato minuscolo. A volte in sottofondo c’era silenzio, a volte sentivamo già la musica della scena seguente. Altre volte un coro di voci esclamava, allegramente e freneticamente – glee! Tanto semplice quanto efficace e, soprattutto, riconoscibilissima.
10) Mr. Robot
In chiusura, con Mr. Robot, torniamo ad avvicinarci di più a Black Mirror e The Handmaid’s Tale. Elliot Anderson è un giovane ingegnere informatico con fobie sociali che si relaziona agli altri “hackerandoli” per poterli comprendere. Dopo l’incontro con Mr. Robot, un anarchico-insurrezionalista, viene chiamato a ribellarsi a una società che non comprende e non accetta.
Anche qui, come con le altre, ci troviamo davanti a una opening molto semplice. Su un’immagine statica appaiono in rosso il titolo e il creatore della serie. Il font, in stile rétro, è molto simile – e probabilmente ispirato – a quello della SEGA, la multinazionale giapponese di videogiochi. In sottofondo abbiamo di volta in volta una musica diversa, ma il connubio tra questa e l’immagine porta sempre la giusta quantità d’ansia.