7) Altered Carbon
Altered Carbon ci trasporta in universo cyberpunk dalle tinte piuttosto tetre che fonde tecnologia e distopia. La serie si basa sull’omonima opera di Richard K. Morgan del 2002, e si concentra sul concetto di immortalità, un concetto che appare molto attraente ai più ma che, se ben analizzato, può rivelarsi in tutta la sua spaventosa crudezza. Si parla di alienazione, di ricordi, di società ineguale e di come i valori cambino a seconda dell’epoca considerata. Più nel dettaglio, si parla di un futuro (siamo nel 2384) in cui l’avanzamento tecnologico ha portato alla realizzazione delle pile corticali e delle custodie, due elementi imprescindibili per l’esistenza della società moderna.
Le pile corticali sono dei supporti digitali su cui viene “scaricata” la coscienza di ogni individuo, mentre le custodie sono dei corpi fisici in cui tale coscienza può essere inserita. In questo modo, la morte smette di esistere, almeno per chi se lo può permettere (nello specifico i Mat, che compongono l’élite della popolazione). Ma cosa succede quando il singolo non ha più voce in capitolo sulla propria morte? Se viene, ad esempio, riportato in vita senza il suo consenso per testimoniare a un processo, assumendo un aspetto nuovo che non aveva chiesto? E cosa implica il poter vivere attraverso le epoche? Come si definisce il confine di umanità in quanto tale? Chi vorrebbe davvero vivere per sempre?