Attenzione: l’articolo può contenere spoiler su Blockbuster, Mr. Sunshine, The Grinder, Bunheads, Enlisted, Selfie, The Good Guys.
L’abbondante offerta di contenuti audiovisivi a cui siamo costantemente sottoposti ci ha reso spietati. In un contesto sempre più digitalizzato, possiamo arrivare ovunque. Ormai, è facile reperire qualsivoglia serie tv. Grazie alle piattaforme streaming siamo proiettati in cataloghi digitali costantemente aggiornati. I profondi database e gli specializzati algoritmi di personalizzazione ci hanno reso affamati di narrativa. A un elevato e assiduo consumo di serie tv, coincide anche un progressivo aumento delle aspettative. Dopo aver visto un alto numero di show, non ci lasciamo facilmente dissuadere dal primo che ci si presenta. A fronte di un’offerta audiovisiva così ampia, dobbiamo essere conquistati. Il che è un lavoro più che arduo per le serie tv. Ad esempio, oltre alle celebri comedy che ci hanno intrattenuto negli anni, in tal contesto, sono molte quelle che fanno fatica a trovare un proprio spazio (si pensi a Pretty Smart o a Blockbuster). Le ragioni possono essere disparate eppure, negli ultimi anni, sono moltissime le serie tv del genere che non ce l’hanno fatta, fallendo miseramente per una ragione o per un’altra. A tal proposito, anche il contesto televisivo tradizionale non è mai stato particolarmente clemente, sia in passato, quando in seguito alla nuova frenesia seriale. Di conseguenza, seppur, ora, la vita di molte serie tv rimanga appesa sul filo del rasoio con molta più facilità rispetto al passato, anche in precedenza i broadcaster erano spietati. Contrariamente a quel che si pensa, spesso non si è nemmeno trattato di una colpa da attribuirsi alla progressiva digitalizzazione. Infatti, in precedenza, prima ancora dell’esplosione delle piattaforme, sono numerose le commedie che non sono riuscite a salvarsi dalla cancellazione. Dunque, sono molte le serie tv, comedy soprattutto, che spesso sono fallite prima ancora che potessimo effettivamente rendercene conto.
Di seguito, ecco alcune serie tv comedy che, in tempi più o meno recenti, sono fallite, non superando purtroppo la prova del rinnovo. E, in alcuni casi, è stato proprio un peccato.
1) Blockbuster (2022)
Indagando le ragioni del fallimento di alcune comedy seriali, non può che emergere spesso il titolo Blockbuster. Si tratta di una serie tv statunitense, rilasciata da Netflix nel novembre 2022 in un’unica soluzione, che non è sopravvissuta alla sua prima stagione. Finendo per esser cancellata dopo un mese dal suo lancio, Blockbuster è una workplace comedy ambientata nell’ultimo negozio rimasto attivo della celebre catena Blockbuster negli Stati Uniti, nel Michigan per la precisione. Il protagonista è il manager dell’attività, Tim Yoon (Randall Park), che, circondato dai dipendenti, si muove a fatica tra il divorzio e un lavoro apparentemente sempre più obsoleto. In realtà, Blockbuster aveva delle ottime premesse, complice la possibile associazione con l’altra workplace comedy ambientata in un retail store, la vincente Superstore, che non è riuscito a mantenere. Il risultato è stato uno show dai personaggi poco caratterizzati e tempi comici troppo lunghi. L’effetto nostalgia non ci ha catturati a pieno, proponendo per la maggiore una comedy malinconica e senza una vera e propria identità. In aggiunta, il modello di distribuzione Netflix sembra ancora far fatica ad applicarsi allo specifico genere delle commedie. Probabilmente, Blockbuster avrebbe giovato da un rilascio settimanale, dilazionato, come accaduto spesso per le grandi sitcom dei broadcaster televisivi tradizionali. In generale, viste le aspettative e l’hype generatosi attorno a Blockbuster prima del rilascio, è stato un vero peccato vederne l’effettiva risultanza e la prevedibile, successiva, cancellazione.
2) Mr. Sunshine (2011)
Ritrovare reperti di Mr. Sunshine è già di per sè complicato. E’ come se della serie tv ABC se ne fossero cancellate persino le tracce. Andata in onda sul canale statunitense ABC, come sostituto temporaneo di Cougar Town, la serie tv è stata cancellata dopo solo una stagione, anche in questo caso, nel giro di un mese dal termine della sua trasmissione nel 2011. Mr. Sunshine è una single-camera comedy con protagonista Matthew Perry (che è anche stato co-creatore dello show), nei panni del neo-quarantenne Ben Donovan, gestore del Sunshine Center, il secondo stadio più grande di San Diego. In piena crisi di mezza età e con un capo imprevedibile, il protagonista si districa in una quotidianità fatta di bizzarri clienti e altrettanto bizzarri dipendenti. Nonostante il potenziale del cast e delle premesse narrative, Mr. Sunshine non è sopravvissuta alla prova del rinnovo, in una stagione televisiva in cui l’emittente fece fuori ben altre sei serie tv (Brothers & Sisters, Off the Map, No Ordinary Family, Detroit 1-8-7, Better With You, V). Ciò nonostante, non può definirsi una cancellazione imprevedibile, infatti, con l’eccezione di Perry, il resto è poco solido. Il cast e i dialoghi fanno fatica a tenere alto un umorismo già forzato e poco originale, e la storia risulta poco intrigante e prevedibile. In generale, Mr. Sunshine è un one-man-show: una nave affondata in cui soltanto il suo protagonista ha tentato di tutto pur di salvarla, con il suo inconfondibile e irresistibile umorismo per cui avremmo comunque e volentieri continuato a vedere Mr. Sunshine nonostante tutto.
3) The Grinder (2015-2016)
L’andazzo sembrava migliore per The Grinder, serie tv single-camera di genere legal e comedy. Infatti, durante la messa in onda dei primi episodi della prima stagione (a partire da settembre 2015), l’emittente americana Fox ne aveva ordinato la produzione di altri, aumentando il numero di puntate a ventidue. Ciò nonostante, il broadcaster ha comunque cancellato The Grinder dopo sei giorni dalla messa in onda dell’ultimo episodio della prima stagione. Pur avendo ottenuto recensioni positive, lo show non è mai riuscito a divenire particolarmente popolare, limitandosi a una fetta ridotta di pubblico. Il che è un vero peccato. Infatti, The Grinder si caratterizza per un umorismo originale e trasversale e per una brillante chimica tra i personaggi principali. La serie tv segue la vita dell’attore televisivo Dean Sanderson Jr. (Rob Lowe), di ritorno nella sua città natale, Boise Idaho, a seguito della conclusione della sua longeva serie tv legal The Grinder. Nonostante il protagonista non sia tecnicamente un avvocato, crede di essere in grado di esercitare la professione a seguito dell’esperienza collezionata sul set. Per questo, decide di lavorare per lo studio legale familiare, Jefferson, Sanderson, & Holt. In tal contesto, soltanto suo fratello, Stewart (Fred Savage), che è un vero avvocato, e l’ultima arrivata dello studio, Claire Lacoste (Natalie Morales), sembrano capire che Dean non è adatto a svolgere la professione. Ed è per queste interessanti premesse umoristiche, che avremmo meritato almeno una stagione in più, un’altra occasione per The Grinder per giocare le sue carte migliori con cui ci ha già intrigato durante la prima produzione.
4) Bunheads (2012-2013)
Amy Sherman-Palladino è nota soprattutto per essere la creatrice di due show dall’indiscusso successo: Una mamma per amica e La fantastica signora Maisel. Tra le altre serie tv frutto del suo lavoro figura anche la dramedy statunitense Bunheads che, purtroppo, ha avuto una vita fin troppo breve. Infatti, andata in onda tra il 2012 e il 2013 sull’emittente ABC, è stata cancellata dopo soltanto una stagione. Bunheads racconta la storia di Michelle Simms (Sutton Foster), un’ex-ballerina e, ora, showgirl di Las Vegas con il sogno d’essere un’attrice teatrale di musical. A seguito dell’ennesimo fallimento, la protagonista decide impulsivamente di mollare tutto, sposarsi e trasferirsi in una statica cittadina di costa Paradise, in California, dove, la madre di suo marito Hubbel Flowers (Alan Ruck) gestisce una accademia di danza. Rimasta accidentalmente vedova nel giro di poco tempo, Michelle decide comunque di rimanere in città e insegnare nella scuola di danza per seguire le aspiranti ballerine. Nonostante Bunheads avesse ottenuto un positivo riscontro, non è riuscita a raggiungere il rinnovo, forse a causa di personaggi troppo poco dimensionali e prevedibili, non permettendo un pieno tuffo nelle eccentriche e dolceamare dinamiche della sua storia. Infatti, seppur siano presenti alcuni momenti umoristici di rilevo, Bunheads non è mai stata in grado di andare in profondità, con una storia a volte forzata e frettolosa. Ed è un vero peccato, perchè le premesse umoristiche e narrative c’erano tutte.
5) Enlisted (2014)
La sitcom americana Enlisted non ha avuto una vita particolarmente felice, infatti, è stata cancellata prima ancora del termine della sua messa in onda nel 2014. A seguito della trasmissione di nove episodi, Fox ha sostituito la serie tv, inserendo nella sua fascia oraria Cucine da Incubo e annunciando, di lì a poco, la cancellazione della sitcom. Fortunatamente, gli ultimi quattro episodi di Enlisted sono comunque andati in onda nel giro di qualche mese, permettendo, quanto meno, di portare a termine la visione della prima stagione. Enlisted è una single-camera sitcom che racconta la vita dei tre diversissimi fratelli Pete (Geoff Stults), Derrick (Chris Lowell) e Randy (Parker Young) Hill, tutti e tre arruolati nell’esercito degli Stati Uniti e operativi nella Retroguardia della stessa base militare in Florida. Tra sfide, esercitazioni e rivalità con l’altro plotone presente, Pete, Derrick e Randy hanno la possibilità di rafforzare il loro disfunzionale legame e mettersi costantemente alla prova, in un contesto insolito e più bizzarro di quel che ci si aspetterebbe. Causa principale della cancellazione di Enlisted sembra esser stato lo scarso ascolto registrato, vittima del pessimo orario di messa in onda, finendo per relegare lo show a un pubblico molto limitato. Ed è un vero peccato! La sitcom aveva dell’ottimo potenziale, avendo dimostrato, durante la prima stagione, un umorismo sopra le righe e abile nel giocare con le stereotipizzazioni, e un’ottima capacità di trattare con ironia tematiche di rilevo, come lo stato dei soldati di ritorno dal servizio.
6) Selfie (2014)
Come accaduto a Enlisted, anche la sitcom americana Selfie è stata cancellata da ABC prima ancora che terminasse la sua messa in onda nella programmazione autunnale del 2014. Infatti, allo show è stata staccata la spina dopo la trasmissione del settimo episodio, sostituendolo con alcune puntate di Shark Thank e speciali natalizi di vario tipo. Per questo, i mancanti episodi di Selfie sono stati resi disponibili, sempre a cadenza settimanale, online (su Hulu e sul sito della ABC). In particolare, nonostante la sua breve e sfortunata vita, la sitcom ha collezionato molti fan appassionati, che hanno persino cercato di portare avanti una campagna social per il suo rinnovo. Il problema principale di Selfie è soprattutto il tempo necessario per assumere smalto: lo show impiega troppo tempo per fare il grande salto e conquistare ufficialmente lo spettatore. La serie tv, creata da Emily Kapnek, ha come protagonista Eliza Dooley (Karen Gillan), una donna ossessionata dalla ricerca della fama tramite l’utilizzo dei social network (inclusi Instagram e, all’epoca, Twitter). Il suo desiderio di popolarità è perseguito proprio attraverso l’assidua pubblicazione di selfie. In pieno stile Black Mirror, con un tono più autoironico e leggero, Eliza inizia a preoccuparsi nel momento in cui realizza che l’amicizia virtuale non coincide con quella reale. Per questo, decide di rivolgersi al collega e guru del marketing Henry Hings (John Cho). In tal senso, quel che più non ha funzionato in Selfie è proprio l’integrazione dei social media nella quotidianità dei personaggi, con umorismo fin troppo cinico e una presenza delle piattaforme quasi forzata, alienante e poco spontanea. Ciò nonostante, in un contesto digitalizzato e spietato come quello attuale, una rappresentazione in chiave comica del nostro rapporto con la rappresentazione del sè in rete e, in generale, con i social network, rappresenta un’interessante premessa su cui si poteva (e doveva) lavorare di più. Selfie avrebbe meritato un’altra occasione, e una spinta in più.
7) The Good Guys (2010)
The Good Guys è un’altra serie tv che non è riuscita a ottenere il rinnovo dopo una stagione. Si tratta di uno show action e comedy statunitense andato in onda su Fox nella programmazione primaverile del 2010, cancellata poi sul finire dello stesso anno. La serie tv ha come protagonista Bradley Whitford, nei panni di Dan Stark, un baffuto poliziotto americano “vecchia scuola”, famoso per i suoi successi lavorativi negli Anni Ottanta. Al suo fianco vi è il compagno di squadra Jack Bailey (interpretato da Colin Hanks), un giovane detective ambizioso, preciso e rigido, assunto per tenere sotto controllo proprio il vecchio Dan. Nella frenesia del loro impiego, i protagonisti di The Good Guys hanno una chimica ironica e irresistibile, e la serie si dota di un umorismo frizzante e intelligente. Inoltre, gli antagonisti che devono affrontare sono spassosi e originali. Ciò nonostante, la serie tv non è riuscita a protrarsi nel tempo. Le ragioni principali possono esser connesse alla prevedibilità di alcune dinamiche e, come spesso accade, al basso numero di ascolti dello show, anche a causa della messa in onda nello slot estivo (pur non essendo migliorato neppure nel periodo autunnale, patendo piuttosto la concorrenza della controprogrammazione), spingendo l’emittente a non rinnovare la storia, il che rende The Good Guys uno dei rimpianti maggiori dell’anno di riferimento.