“Know you are loved” (frase simbolo di Mannix e dei suoi seguaci in Bodies).
L’amore: l’infaticabile marchingegno che muove e condiziona il mondo. Si badi però, l’amore va inteso in ogni sua forma e manifestazione. L’amore può essere anche deleterio, distorto, modellato al punto che perde la sua originaria conformazione e ne diventa una degenerazione. Bodies, nel suo contesto di sci-fi, parla di tutti i modi in cui l’amore può estrinsecarsi e non sempre esso è un sentimento positivo.
Proviamo a navigare in questa riflessione attraverso tre concetti tra loro legati e che, per forza di cose, accomunano tutti i personaggi della serie: amore, altruismo ed egoismo.
La direzione dell’amore, infatti, non dovrebbe mai essere univoca: l’egoismo e l’altruismo, infatti, nella loro dimensione più sana, sono entrambi sentimenti positivi. L’amore per se stessi è, anzi, spesso una misura della capacità di amare gli altri. Amare solo se stessi, tenere a cuore solo le proprie ragioni è in un certo senso la negazione dell’amore. Elias Mannix (interpretato da un ottimo Stephen Graham) vive la propria vita nella negazione dell’amore: prima perché abbandonato dai suoi genitori biologici, poi perché artefice di una grande illusione sentimentale (ai suoi stessi danni) ottenuta, tra l’altro, grazie alla morte di centinaia di migliaia di persone. Elias, per quasi tutta la durata della storia di Bodies, è bloccato nella fase più infantile dell’amore: quella del “se non posso averlo io, non dovrà averlo nessuno“. L’inganno che per quasi due secoli Elias fa in modo che accada è mascherato dalla frase simbolo della sua “setta”, know you are loved: sappi che sei amato. Ma in quel gran progetto di un mondo migliore, di cui vediamo gli esiti nel mondo della detective Iris Maplewood (Shira Haas) nel 2053, dell’amore non c’è traccia, anzi: solo chi giura fedeltà al Governo verrà supportato da quest’ultimo.
Egoismo, dunque. La degenerazione di questo sentimento può portare a conseguenze catastrofiche: è il risentimento verso il negato amore che spinge l’egoismo di Elias 15enne a premere il pulsante per detonare la bomba nucleare a Londra nel 2023. Ed è, seppur in una forma meno degenerata e più comprensibile, sempre l’egoismo a muovere la vendetta dell’invecchiata detective Shahara Hasan (Amaka Okafor): costei, a causa della sua mal riposta fiducia nell’altruismo verso il giovane Elias, nel 2023 perde suo figlio a causa dell’esplosione nucleare. Nei successivi 30 anni cerca un modo per spezzare il loop cui Mannix accuratamente lavora e non ha, soprattutto, una risposta razionalmente valida a questa osservazione della detective Maplewood prima e dello stesso Mannix poi: è vero, con la bomba tanta gente ha perso la vita, ma quante persone, grazie al cambiamento di quel nuovo mondo, ne hanno invece beneficiato?
Questo non deve indurre lo spettatore in inganno: il fatto che Shahara sia mossa dalla voglia di riavere suo figlio non la pone in una posizione egoista. Non in una misura degenerata, almeno: salvare suo figlio significa anche, infatti, salvare mezzo milione di persone ed evitare la nascita di una nuova dittatura in cui il vero beneficiario (sempre illusorio, come detto) è solo Mannix.
Bodies non indugia troppo sui dilemmi morali (e, forse, questo è un difetto della produzione Netflix) ma mostra nude e crude le azioni egoiste e altruiste dei protagonisti. E questo ci porta ai detective Alfred Hillinghead (Kyle Soller) del 1890 e Karl Weissman (Jacob Fortune-Lloyd) del 1941. Due personaggi, a prima vista, agli antipodi. In realtà sono indissolubilmente legati, e le chiavi per capirli sono sempre le stesse: amore, egoismo, altruismo.
Hillinghead è un uomo che non può vivere il proprio amore nel tempo in cui è nato: alla fine dell’Ottocento l’omosessualità è un reato nel Regno Unito e per questo, come confessa alla detective Maplewood tornata indietro nel tempo, è entrato nella polizia per potersi nascondere. Ama la moglie e ama la figlia Polly, naturalmente: è innamorato, però, di un giovane fotografo. Mannix sfrutterà subdolamente quella che in quel tempo era una debolezza per rovinargli la vita, portarlo alla morte al fine di poter sposare la figlia Polly e proseguire il suo piano. L’amore nascosto, dunque. È nascosto anche l’amore del detective Weissman, apparentemente un mero sicario corrotto e interessato solo al denaro. L’uomo, tuttavia, vede nella piccola Eshter un po’ di se stesso: nessun genitore, necessità di prendere strade sbagliate per andare avanti, un cuore pieno. È nella scelta di risparmiare la piccola, e ribellarsi all’ordine dell’ormai anziana Polly, che scatta qualcosa in lui, che lo porterà a fare, finalmente “one good thing“. Mentre Hillinghead anche nel loop principale sceglie l’altruismo cieco, sacrificando se stesso per proteggere la sua famiglia e attribuendosi la colpa della morte del misterioso uomo senza un occhio e senza tempo (Gabriel Defoe, interpretato da Tom Mothersdale), Weissman ha bisogno di un’altra possibilità per non essere un mero esecutore della sua vendetta sulla coppia Mannix-Polly. E questa possibilità gliela offre niente poco di meno che lo stesso Elias Mannix.
La svolta decisiva in Bodies è data dalla cooperazione tra i 4 detective: Shahara, insieme a Defoe, capisce che Elias nonostante sia riuscito a completare il suo piano non è morto felice e amato, ma pieno di dubbi e rimpianti. L’acuto spirito investigativo permette alla donna di ricordare una frase dello stesso Mannix che fa pensare proprio una mancanza di felicità. Si attiva la macchina indagatoria: Maplewood è mandata nel passato per comunicare con Hillinghead il quale, poco prima di morire, instaura una reazione a catena che condurrà Mannix in una spirale di dubbi legati alle sue azioni. Perde la fiducia della moglie Polly, che lo odierà per tutta la vita. L’amore, ciò che ha sempre cercato nel modo sbagliato, continuerà a sfuggirli in eternità. A meno che…il loop non venga spezzato. E l’unico che può farlo è l’antagonista di Bodies che, di fatto, ne diventa l’eroe.
Mannix, infatti, sul letto di morte, invece di lasciare che Weissman lo uccida subito, in preda alla rabbia per aver scoperto che proprio l’ormai vecchio Elias era il mandante dell’omicidio della piccola Eshter, gli confida di aver registrato un disco in cui dice per la prima volta la verità: rivolgendosi al se stesso quindicenne, che ascolterà il disco nel 2023, afferma con sofferenza che tutto ciò che aveva detto nei dischi precedenti fosse una menzogna. Non è la distruzione delle vite altrui il modo per ottenere amore. Non è, quello che ha creato, un mondo in cui puoi davvero sapere di essere amato. Quindi, c’è solo una cosa da fare: rinunciare alla propria esistenza. Non detonare la bomba instaura una catena di eventi per i quali Elias Mannix non è mai esistito.
Weissman riesce, prima di compiere la sua vendetta, a fare in modo che la Shahara del 2023 trovi il disco del pentimento di Elias e spezzi per sempre il loop. One good thing.
Bodies certifica la centralità dell’amore attraverso l’atto del suo antagonista, atto che è la massima espressione dell’amore. Accogliere la propria sofferenza per evitare la sofferenza di milioni di persone. È il concetto di sacrificio messo su schermo. Solo una persona piena d’amore può fare una cosa del genere. E pertanto, gli abbracci finali con la madre biologica, poco prima di scomparire, certificano una cosa: che Elias, finalmente come tutti, sa davvero di essere amato.