Fatta eccezione per le origini vietnamite, la somiglianza di Diane Nguyen, la ghost writer di BoJack Horseman, con la teenager degli anni ’90 è lampante.
Daria Morgendorffer, doppiata in italiano anche da (mascella spalancata) Marina Massironi, è la protagonista di una delle serie tv animate più iconiche, folli e straordinariamente realistiche di sempre. Apparsa per la prima volta su MTV nel 1993 come personaggio secondario in Beavis and Butt-head, la liceale trapiantata a Lawndale ha subito dimostrato di che pasta è fatta.
È uscita dalla serie e si è costruita uno spin-off tutto tuo.
E forse ha avuto anche più successo rispetto ai due ragazzi sballati dalla risatina singhiozzata doppiati (altra mascella) anche da Elio e Faso degli Elio e le Storie Tese.
Daria è forte, sicura e ha un’intelligenza al di sopra della media. È una outsider e un’anticonformista sincera dalla personalità complessa. Teenager cinica, intellettuale e grunge. Capelli lisci, scuri e lunghi. Giacca verde, uno sguardo tagliente sotto gli occhiali e una voce matura, calda ma un po’ monotonale.
Forse gli ideatori di BoJack Horseman si sono ispirati inconsciamente a Daria (rimasta appiccicata al cuore di molti di noi). Oppure la hanno omaggiata volutamente riportandola in vita in una versione più emotiva che invece di affrontare l’incubo del liceo, affronta quello della vita adulta. Chissà.
A livello cronologico potremmo vederla così, ma se analizziamo i due personaggi sembrerebbe quasi il contrario.
Entrambe hanno arguzia da vendere e un modo disincantato di vedere la realtà. Sono sincere ma hanno problemi con le persone. La teenager semplicemente non le sopporta, la scrittrice invece soffre di ansia sociale. Mentre Daria fa tutto con convinzione e consapevolezza, Diane vacilla sempre. Lei vuole cambiare il mondo e fare la differenza. L’altra invece cerca solo di sopravvivere alle superiori, vuole skippare, andare avanti e non fa altro che chiedersi: è già autunno? e è già il college? come titolano i due film realizzati per la tv.
Il rapporto con la depressione.
Tutti considerano Daria depressa. È l’unica spiegazione che trovano per giustificare i suoi atteggiamenti, la misantropia e la mancanza di entusiasmo verso quelle cose deputate interessanti. Ma questo è quello che vedono gli altri, lei invece è nichilista, stoica, introversa e dark:
Non sono depressa, è solo che io non sono fatta come loro.
Al contrario, Diane è depressa ed è consapevole di esserlo. BoJack Horseman stesso è un viaggio alla scoperta di questo aspetto. La serie degli anni ’90, dove si parla anche di disturbi alimentari e di altre patologie psichiatriche, sembra affrontare queste tematiche più per dimostrare che è la società che tende a bollare come malati coloro che non si adeguano ai suoi standard.
Daria sa chi è e sa chi vuole essere.
E, al contrario della scrittrice di BoJack Horseman, sa che non soddisfa i criteri comunemente accettati che vogliono le ragazze come sua sorella Quinn: belle, frivole e sciocche. E lo accetta con stoicismo.
Diane è idealista, nonostante tutto è anche ottimista ma a tratti risulta pedante e moralista. Daria invece è pessimista, aspetto che mitigherà poi col tempo, e ha scelto di essere cinica non per sembrare superiore o per ferire gli altri, ma per affrontare a testa alta questo triste mondo malato – Sick, Sad World – come il nome dello show assurdo che ricorre in ogni puntata di Daria.
In superficie Diane appare forte, ma è solo una pallida corazza. Al di sotto è tormentata, piena di contraddizioni e insegue aspirazioni incerte. Crede di non riuscire ad esprimersi e ne soffre perché è fragile e alla fine cede ai compromessi.
Non Daria.
Nonostante qualche lieve debolezza, lei è in pace. Si è affrancata dalle tipiche insicurezze umane, non ha problemi ad essere chi è e risponde solo al suo codice personale.
Il mio obiettivo è quello di non svegliarmi a 40 anni con l’amara consapevolezza di aver sprecato la mia vita in un lavoro che odio perché sono stata costretta a prendere questa decisione da teenager.
Insomma, Diane si sta trasformando nel peggior incubo di Daria.
Eppure le due hanno molto in comune. Ad esempio una famiglia ingombrante, anche se per ragioni diverse. Quella di Netflix è una famiglia di immigrati vietnamiti che lotta per integrarsi a pieno mentre quella di MTV è la tipica famiglia borghese benpensante.
Entrambe sono femministe.
Si tratta però di un femminismo molto diverso. Quello di Daria è maturo. Lei non ha bisogno dell’accettazione dell’uomo, men che meno della società, perché è consapevole di essere, ancor prima di una donna, un umano pensante e si prende il rispetto che merita, senza doverlo chiedere a nessuno. Diane si dichiara femminista – femminista della terza ondata – ma inciampa spesso e finisce per essere poco coerente.
Hanno la risposta pronta.
Le risposte taglienti della teenager sono brillanti e rivelatrici, al contrario Diane si sforza di essere ironica ma con effetti imbarazzanti. La ragazzina eleva il sarcasmo ad arte, mentre quello dell’adulta è grezzo e lo usa impacciatamente più come un meccanismo di difesa.
Nonostante le somiglianze, più scendiamo in profondità e più sembrano diametralmente opposte.
Diane è sfaccettata e piena di lati negativi mentre Daria appare tutta d’un pezzo. Si tratta comunque di serie tv figlie di due epoche diverse. Oggi c’è più libertà espressiva e si tende a dare maggior intensità e profondità ai personaggi. Magari i creatori di Daria non hanno potuto approfondire al meglio la sua personalità.
Ma non è andata così.
Ancora oggi la serie di MTV appare qualcosa di squisitamente anticonformista e fuori da ogni canone. Gli autori hanno avuto la libertà di fare ciò che volevano, e ce lo dimostrano alcune scene folli dello show. Hanno creato Daria così com’è per riabilitare la figura del nerd mostrando che l’intelligenza e l’esaltazione della propria personalità sono qualcosa per cui andare fieri. Invece Diane sembra più una critica negativa nei confronti dei radical chic.
L’autostima.
Al contrario della D. dai capelli corvini, la D. castana non soffre di mancanza di autostima. Lei ne ha solo molto poca nei confronti del resto del mondo. E lo ammette con serenità e senza suonare supponente: è un dato di fatto e lei dice solo la verità. Sempre.
Diane invece mente anche a se stessa. Lei è tutta anima, emozioni e sentimenti contrastanti. L’altra D. è raziocinio e logica, ma non è disumana e non nasconde le sue emozioni quando sono sincere.
Non sappiamo se la teenager di MTV nel profondo sia tormentata. Sappiamo però che non lo mostra, anzi tutto ciò che fa, che pensa e che dice è sempre coerente. A differenza dell’altra.
Quindi Daria è la versione teenager di Diane oppure è la sua emancipazione?
L’amica di BoJack Horseman è alla continua ricerca della felicità che potrebbe trovare se solo riuscisse a liberarsi da tutte le incertezze e le nevrosi e si evolvesse in una versione veramente indipendente e matura, cioè se diventasse più come la liceale di MTV.
C’è tanta Daria in Diane, ma ancora in uno stato embrionale.
La teenager accetta se stessa e anche la realtà, vuole solamente vivere la sua vita alle sue regole. Non è presuntuosa e non combatte come fa Diane, la quale finisce sempre per farsi male. Tutto al più si sforza affinché il mondo non le rompa troppo le scatole cercando ostinatamente di snaturarla.
Daria come Diane vorrebbe essere e forse è come tutti noi vorremmo essere: liberi.