I personaggi delle Serie Tv possono farti morire dal ridere, farti piangere, farti dimenticare i tuoi problemi o ricordarteli uno a uno. Riescono a ricostruire alcune tue memorie, o fantasie che difficilmente si avvereranno. Esistono una marea di descrizioni per definirli, ma c’è una in particolare che riesce quasi sempre a strapparci il cuore: drammatici. Una parola, questa, che dà vita a delle essenze – come quella di BoJack Horseman per intenderci – spesso infinitamente profonde, piene di contraddizioni interiori che portano il personaggio in questione a vivere dentro un’altalena che non fa altro che giocare con lui. Il mondo delle Serie Tv è sicuramente più che variegato, ma i caratteri drammatici sono in netta maggioranza rispetto agli altri. Proprio partendo da presupposto ci siamo chiesti quali siano davvero i personaggi più drammatici e le risposte non hanno tardato ad arrivare.
Vediamole insieme, e capiamo – con una classifica – chi sono i personaggi più drammatici delle Serie Tv!
10) June Osborne, un mondo lontano da BoJack Horseman
The Handmaid’s Tale racconta una storia drammatica che altera l’umore dello spettatore facendolo arrabbiare. Inutile negarlo: la serie in questione è una di quelle che probabilmente riesce più di tutte a far inferocire chi la guarda per via della drastica storia che racconta. Coerentemente alla trama, troviamo lei: June, un personaggio estremamente drammatico. Non è il nostro BoJack Horseman, non è drammatica perché auto commiseratrice o non in pace con se stessa. Qui, purtroppo, il dramma della protagonista è reale, concreto, perennemente intorno a lei e al contesto in cui vive. Nel primo episodio della serie veniamo immediatamente catapultati nel momento in cui cerca di fuggire per non farsi catturare, ma ovviamente i tentativi si dimostrano inutili. In questo modo conosciamo subito la protagonista per quello che sarà per tutta la serie: perennemente circondata da pericoli che le faranno sviluppare un carattere drammatico, ma estremamente forte. Per questo probabilmente le regaliamo solo un decimo posto in classifica: nonostante tutto, lei resiste e persiste anche con quell’immensa macchia drammatica che a volte cerca di buttarla totalmente a terra. Ma June è più forte. June si rialza.
9) Hannah Kahnwald
Il nono posto in classifica è occupato da un personaggio che ami o odi, non conosce vie di mezzo. Hannah Kahnwald è estremamente drammatica, ma non solo. Dentro la sua essenza la rabbia e la vendetta si fondono in un’unica grande bolla che dà vita a delle gesta vendicative, malvage, insane non solo per gli altri, anche per se stessa. Lei è sicuramente uno dei personaggi di Dark più interessanti – e questo, che la si ami o la si odi, le va riconosciuto – perché ogni sua mossa è dettata da un’insicurezza profonda che lei non accetta di avere. Di base, neanche l’insicurezza vuol vivere dentro Hannah, si vorrebbero annullare a vicenda, ma sono incastrate e condannate a questa convivenza per via del passato della donna. Lei è davvero quello che si intende quando si dice “sei il frutto di ciò che ti è successo” e purtroppo – come sappiamo – ciò che le è successo non è nulla di buono. La sua sofferenza si manifesta perennemente nella sua sete di attenzioni, nella sua volontà di voler rovinare tutto quello che di buono c’è perché, semplicemente, non è toccato a lei.
8) Hannah Baker
Ottavo posto per un personaggio estremamente drammatico che – qualche anno fa – aveva totalmente sconvolto gli schermi di Netflix: Hannah Baker. Inutile negarlo, per qualche tempo la protagonista di Tredici ha scioccato gli utenti della piattaforma streaming, e le ragioni non sono solo riconducibili al triste epilogo della sua storia. Tutto in Hannah Baker – durante la prima stagione – ci sconvolge. Le sue cassette raccontano cose drammatiche, ma al tempo stesso le succedono cose che affronta con l’indole di una persona drammatica. Se da una parte, infatti, alcuni eventi che racconta sono gravissimi e insopportabili anche solo da immaginare, da un’altra ci troviamo di fronte a eventi che la protagonista avrebbe potuto comprendere meglio, se solo avesse lavato via dai suoi occhi tutto quel tratto drammatico che da sempre la caratterizzava. Perché è chiaro che ci siano delle cose in cui Hannah è voluta essere arrendevole, quando invece avrebbe potuto essere tutt’altro. Ma il problema sta tutto lì: non vuole esserlo.
7) Effy Stonem, BoJack Horseman sarebbe fiero di lei
Settimo posto per l’essenza di Skins: Effy Stonem. Il suo personaggio ha decisamente caratterizzato non solo la Serie Tv in cui la vediamo protagonista, ma anche i teen drama in cui ci imbattiamo giornalmente. Nessuno è riuscito, ancora, a essere vicino a tutto quello che la giovane ragazza era, e questa è una verità a cui non possiamo sottrarci. Perché Effy non era solo droga e sballo, era la pallina leggera che viene mossa dal vento e non si ritrova più. I motivi per odiare la sua essenza così drasticamente drammatica non sono pochi, ma lei riesce a evitarlo. Non sappiamo come ma alla fine non odi Effy Stonem, e lasciateci dire quanto in realtà siamo stupiti da questa cosa. Spesso questi personaggi così auto distruttivi vengono lasciati stare dal pubblico che li vede come auto commiseratori e frutto dei loro comportamenti insani (ciao BoJack Horserman, si, parliamo anche di te), ma tutto questo qui non accade. Si sviluppa un livello di empatia fortissimo che salva totalmente Effy dalla nostra indifferenza facendola diventare il nostro gioiello prezioso di Skins, nonostante tutto.
6) James e Alyssa
Sesto posto condiviso da due folli, due adolescenti totalmente pazzi, senza scrupoli e drammatici. Sono in fuga, ma da chi poi? Da loro stessi? Probabilmente, anche se è la risposta più banale del mondo. Non puoi fare altro che legarti a loro, anche se sono tutto quello che di malsano esista al mondo. Affrontano il dramma di essere come sono insieme, anche se una parte di loro vorrebbe uccidere l’altro, anche se insieme – potenzialmente – potrebbero dare vita a una catastrofe. Le due stagioni di The End of the F***ing World ruotano attorno a loro ossessivamente rendendoli non solo i protagonisti della storia, ma anche l’unica cosa importante. Le Serie Tv per lo più scelgono il personaggio protagonista, ma poi si concentrano anche su altro. Questa no: qui abbiamo solo un lunghissimo racconto drammatico di due adolescenti incomprensibili che vogliono gongolare sopra l’essenza del dramma, per poi buttarsi in un mare aperto di risentimenti e lacrime. Vogliono soffrire, senza questo dettaglio perderebbero la parte di loro che più conoscono, che più è chiara. Sono i momenti di leggerezza e spensieratezza a turbarli, lì non sanno comportarsi. Anche se, visto il finale della serie, probabilmente dovranno abituarsi.
5)Tommy Shelby
Quinto posto per il protagonista indiscusso di Peaky Blinders, Tommy Shelby. Durante la prima stagione avevamo già compreso che il protagonista che avevamo di fronte non fosse sereno, non stesse bene, che avesse delle piaghe con difficili. L’iconico dialogo con Grace durante la prima stagione in questo senso era quasi servito come guida. Ricorderete, infatti, il momento in cui Grace – prima di cantare – chiese a Tommy che tipo di canzone volesse avvertendolo che – in caso di una canzone triste – gli avrebbe spezzato il cuore. La risposta del protagonista ammise che quello fosse già spezzato, e – con il tempo – abbiamo purtroppo potuto constare quanto quella risposta fosse reale. La cosa peggiore di questa storia è sapere che le cose, dopo quel dialogo, non andranno mai a migliorare e che anche la sua Grace sarà per lui motivo di dolore. Tommy è purtroppo un personaggio non solo drammatico, ma anche destinato al dramma, immaginare qualcosa di diverso per lui suona come qualcosa di totalmente estraneo. Siamo ancora in corsa- la serie non è giunta al termine e il finale diventa sempre più difficile da presumere – ma se c’è una certezza è che un lieto fine il protagonista se lo dovrà davvero sudare, perché non c’è nulla di lui e della storia che allontani l’idea di una tragedia, la base su cui Tommy ha – spesso volontariamente – basato la sua intera vita.
4) Jesse Pinkman
Jesse Pinkman è considerato dalla critica uno dei migliori personaggi televisivi di tutti i tempi, ed eccolo qui – infatti – a un passo dal podio. Perché quello che abbiamo di fronte non è solo un grande personaggio, ma anche una barca che si riempie di acqua tutta insieme arrivando sempre a un passo dallo sprofondare. Parlare di Breaking Bad non è mai semplice, tantomeno lo è farlo dei suoi personaggi. Portano con sé delle tracce reali, concrete, sempre contaminate dalla sofferenza e in questo spicca particolarmente Jesse. Lo conosciamo in un momento molto buio della sua vita, e le cose – scopriremo – non andranno a migliorare. Pensava di essersi rimesso in affari con il suo ex professore di chimica, uno stupidino ingenuo qualunque, ma ritrova davanti a sé Heisenberg. Piano piano tutta la giovialità viene fatta fuori, e quella leggerezza apparente lascia il posto a una drammaticità evidente al primo sguardo. Jesse non ha mai un momento di pace, e – al contrario del suo Walter – è di una fragilità labile. Ed è proprio questo il punto: avremmo potuto inserire Walter in una classifica del genere viste le sue condizioni, la sua fine, ma no, e il perché è molto semplice. Walter, iniziando questa doppia vita a un passo dalla morte, impara a vivere, rinasce. Jesse, invece, si avvicina sempre di più al baratro, non rinasce. Le cose belle gli vengono spazzate via dalle mani, e quelle brutte gli vengono incollate addosso con una colla che lui stesso, a volte, compra.
3) Patrick Melrose
Patrick Melrose è una storia drammatica, con un protagonista drammatico che si prende il terzo posto senza troppi inghippi. Una storia, la sua, che vive il dramma del passato, dei suoi fantasmi, e dei suoi lutti. Le sofferenze sono inevitabilmente le protagonista di questa miniserie che in pochi conoscono, ma che non ha nulla da invidiare alle altre. Patrick è un personaggio che si odia, che non riesce a ridurre la sua parte auto distruttiva, che non riesce mai a vedersi bene neanche nelle vesti di padre. In lui riusciamo a scovare tante diverse prospettive, e se all’inizio il suo personaggio non ci piace, andando avanti cambiamo idea. Quello che abbiamo di fronte non è altro che un uomo che non si piace, che non ama in alcun modo ciò che fa ed è, e la perdita del padre è solo il primo passo verso il fondo che – scoprirà – aver già toccato. Lo vediamo in tanti spezzoni che ci conferiscono la sua tristezza, la sua infinita sofferenza nel starsi accanto, e ognuno di questi ci dà una ragione in più per comprenderlo, per empatizzare, per riconoscere in lui qualcosa di noi.
2) BoJack Horseman
Secondo posto per un personaggio che fa rima con la parola dramma, fondo, tristezza, sofferenza, malessere: BoJack Horseman.
BoJack Horseman è l’autocommiserazione fatta persona, la scoperta di un fondo ancora più fondo una volta toccato, la capacità di non sapere mai restare a galla. Ciò che gli conferisce un posto così alto è probabilmente la sua dipendenza non solo dalle droghe, ma anche dal dramma. Non levate il dramma BoJack Horseman, o lui rimarrà senza più nulla in mano. Non permettetevi neanche per un attimo, è una delle cose più importanti e costanti che ha. Perché se è vero che non conosce continuità o qualunque cosa che le sia simile, è anche vero che il rapporto più profondo e lineare lo ha con se stesso e i suoi drammi. Senza di loro è perso. Sguazza così tanto dentro questa condizione drammatica che se sapesse del nostro secondo posto in questa classifica verrebbe a chiederci per quale assurdo motivo non sia al primo, che cosa debba fare per arrivarci. A scanso di equivoci, tranquillo BoJack Horseman, non devi fare nulla. Arrivare al secondo posto è un gran traguardo, va benissimo così. Vuol dire che hai toccato il fondo anche quando tutti pensavamo l’avessi già toccato, vuol dire che hai sofferto, che hai fatto soffrire e che non te la sei mai svignata di fronte a una tragedia dietro l’angolo. Se la vedevi, ti ci fiondavi. Ma no, nonostante tutto questo il primo posto non va a te.
1) A Elliot Alderson va il primo posto
Il primo posto, caro BoJack Horseman, va a Elliot Alderson, uno dei protagonisti non solo più drammatici ma anche più tristi nel mondo delle Serie Tv. Per prima cosa, Elliot fugge da se stesso, oltre che dalla società. Non gli si riconosce, non vede in lei alcun tipo di fondamento, nessun tipo di aggancio per tenersi in piedi. La paranoia lo annienta morso dopo morso rendendolo un essere follemente vulnerabile frutto di una mente frammentata e distrutta dal passato che inevitabilmente si ritorce sempre contro la sua quotidiana esistenza. Ogni cosa è perennemente in bilico, anche le più piccole, perché sono alterate da un individuo che analizza le persone come fossero computer con l’obiettivo di scovare i loro punti deboli, i loro segreti. I suoi drammi partono da se stesso e la domanda su chi sia davvero lui non ha una risposta semplice: non è solo uno dei migliori personaggi delle Serie Tv, è anche uno dei più contorti. Questo primo posto rende protagonista una mente contorta, distorta, vulnerabile, stanca, fragile e distruttiva, una mente che non sa più fermarsi ma che al tempo stesso è bloccata dentro un sistema da cui non vuole più uscire: i drammi sono la vera casa di Elliot Alderson.