L’istrionico astro del cinema e della serialità italiana Stanis La Rochelle, assoluto protagonista di Boris, ha coniato una infinità di neologismi legati al piccolo e al grande schermo. Ha ridisegnato la storia della pellicola, ha definito Kubrick un incapace, ha denigrato la comicità toscana, colpevole di aver devastato l’intero stivale italico, ma non si è fermato qui. Stanis ha creato un nuovo aggettivo, anzi, due nuovi aggettivi che possono riassumere dentro di essi un milione di altre caratteristiche ben precise. Sapete già tutti a cosa ci riferiamo: molto italiano e molto poco italiano. Le due massime dovrebbero entrare nella più famosa enciclopedia italiana, la Treccani, come “petaloso” e “serendipità ”. I due neologismi sono la summa di tutto quello che rappresenta e che non rappresenta l’Italia. Badate bene, Italia non intesa come nazione geografica, ma come modo di vivere e approcciarsi alle cose. In questo articolo cercheremo di dare voce a questi due aggettivi, anzi, al “molto poco italiano”, associandolo a 5 serie tv italiane che tutto sembrano tranne che made in Italy. I motivi? Li capirete e li scoprirete leggendo le nostre cinque proposte. Non perdiamo altro tempo, iniziamo. Buona lettura!
1) Boris
Partiamo subito con la serie che ospita le massime di Stanis. Se qualcuno è riuscito negli ultimi decenni a raccontare e dipingere la nostra bella nazione, l’Italia, quel qualcuno è sicuramente il trio di sceneggiatori Luca Vendruscolo, Giacomo Ciarrapico e Mattia Torre, menti e penne di quella piccola perla nascosta in mezzo al mare che è Boris (qui analizziamo la serie dal punto di vista del pesciolino rosso). La serie ha la capacità di riempire la propria tavolozza di tutti i colori che caratterizzano il Belpaese, mischiarli e usare i venti minuti di ogni puntata per pennellare le poche virtù e i tanti, forse troppi, vizi che contraddistinguono la creatura italica. Questa inoltre viene calata in quello che per lui è sicuramente il luogo più ostile, quello in cui si trasforma e diventa a volte vittima e a volte carnefice: il posto di lavoro. Questa è solo la punta dell’iceberg del messaggio veicolato dagli sketch presenti nella serie, Boris è tutto quello che una serie tv dovrebbe essere e non ci stancheremo mai di sentire il “Dai, dai, dai!” urlato dall’immenso René Ferretti.
Boris è la Serie Tv italiana con la S maiuscola.
2) The Generi
La nostra seconda proposta è, perdonate il gioco di parole, una serie tv totalmente sui generis. The Generi infatti è un viaggio attraversi i generi più famosi dell’intrattenimento, visti tramite gli occhi del protagonista, Gianfelice Spagnagatti, interpretato dal creatore Maccio Capatonda. L’uomo è un 40enne che è riuscito a creare dentro casa una confort zone in cui lavora, ordina da mangiare e fa shopping senza bisogno di uscire. A provare a dare una scossa alla sua vita è la vicina di casa Luciana, che lo incolpa di avere paura di tutto, anche di innamorarsi di lei. Sopraffatto dalle accuse, Gianfelice si allontana dalla ragazza: ma quello che credeva fosse il bagno di casa sua si trasforma nel set di un film western, di cui lui stesso è protagonista. Da quel momento, Gianfelice deve attraversare una serie di situazioni legate a generi come il western, appunto, ma anche l’horror, il fantasy, la commedia sexy ed il noir, affrontando in ognuna degli otto episodi un nuovo nemico per poter uscire dalla trama del film. Una produzione, come tutte quelle di Maccio, che esula dal concetto seriale e ancora di più da quello strettamente legato al piccolo schermo tricolore.
3) Mario
Per la nostra terza serie tv italiana, che in realtà è molto poco italiana, passiamo da Maccio Capatonda a… Maccio Capatonda. Anche Mario è una creazione dell’istrionico attore, regista e produttore abruzzese. Come per The Generi, anche questa trama risulta essere decisamente semplice ma quanto mai efficace. Mario è un giornalista abbandonato da piccolo davanti alla sede di Mtg, un telegiornale del quale poi è diventato il conduttore e in cui cerca di promuovere un’informazione seria e impegnata. Allo stesso tempo, però, è costretto anche a confrontarsi giornalmente con il perfido editore del tg, che cerca di condizionare le notizie del giorno e che lo obbliga a insegnare il mestiere al figlio Ginetto, un giovane ottuso e ignorante, a difendersi dalla corte serrata di una truccatrice facile alle gravidanze isteriche, a misurarsi con l’invidia di altri giornalisti che aspirano al suo posto e a gestire i colleghi che lo lavorano con lui, soggetti particolari come l’inviato di cronaca nera Oscar Carogna o l’uomo del meteo Maicol Sole. Insomma, già dopo poche righe avrete capito che il demenzialometro con Mario tocca picchi altissimi. Recuperatela appena potete.
4) In treatment Italia
Passiamo ora a una delle serie tv italiane più sottovalutate e più belle del panorama italiano. Parliamo del remake tricolore della serie statunitense In treatment. Il rischio di prendere una produzione estera di successo e di contaminarla irrimediabilmente con connotazioni italiane banali e scontate era altissimo, ma questo per fortuna non è avvenuto. La serie tratta le sedute di quattro pazienti nello studio di Giovanni, uno psicoanalista romano di fama. Il lunedì accoglie Sara, ragazza dal sesso facile. Il martedì Dario, un infiltrato dei carabinieri dalla psiche impenetrabile, mentre il mercoledì è la volta di una giovane ballerina aspirante suicida, Alice. Il giorno successiva la seduta è dedicata a una coppia in crisi e, infine, il venerdì Giovanni, in crisi coniugale e professionale, si reca dalla sua analista. La serie è una produzione dialettica, tutto si basa sul dialogo. Gli scambi di battute di In treatment sono davvero fantastici: mai netti o forzatamente memorabili, girano intorno a episodi apparentemente irrilevanti che poi diventano grandi punti di conflitto o di svolta, come ci si aspetterebbe dall’argomento affrontato. Un piccolo grande tesoro da recuperare il prima possibile.
5) Anna
Chiudiamo il nostro quintetto con una serie tv che come Boris e come tutte le altre presenti in questa lista, è passata davvero troppo in sordina: Anna. In poche parole, potremmo definire la produzione tratta dall’omonimo libro di Niccolò Ammaniti una favola distopica e poetica. l’autore ci porta su un’isola in cui una pandemia mortifera ha azzerato le tracce della civiltà per fare spazio a un mondo senza adulti in cui bambini e adolescenti vivono in totale anarchia, costellato da insignificanti ed evitabili atti di crudeltà , sulla scia di paesaggi e musiche da fiaba. Anna ci racconta una società abbandonata a se stessa, dandoci una retrospettiva affascinante di ogni singolo personaggio, indipendentemente dal fatto che sia principale o secondario. Amore, brutalità , stupore e poesia si mescolano e diventano un’unica sostanza che permea il nostro cuore e fa aumentare o diminuire il suo battito, scatenando emozioni contrastanti in ogni spettatore. Una produzione che stimola lo spettatore e lo porta a riflettere in maniera non scontata su temi tanto scontati, quanto importanti. Imperdibile.