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9 Scene delle Serie Tv che non mi stancherĂ² mai di rivedere

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Che io sia oramai diventata totalmente ossessionata da alcune Serie Tv è un dato abbastanza certo, e come tale l’ho accettato. Alla fine, ognuno decide di ascoltare quel che piĂ¹ gli fa comodo, quello in cui poi si riconosce meglio, e come mi vedo all’interno del mondo del piccolo o grande schermo non mi vedo da nessun’altra parte. Quando ti rifletti all’interno di un universo costruito a tua immagine hai le spalle coperte. Sei lì e, contemporaneamente, sei altrove. Quando ti senti vicino a un personaggio tanto da riconoscertici almeno per un po’ di tempo ti perdoni un po’, ti vuoi piĂ¹ bene. Guardi i suoi casini e li paragoni ai tuoi, e di colpo smetti di sentirti sola. Se mi dessero il libretto d’istruzioni per correggere il tiro probabilmente lo darei via, non ne ho voglia. Non sarei io, insomma. Non sarei piĂ¹ come le scene delle Serie Tv che piĂ¹ amo e che piĂ¹, ogni volta, mi restituiscono qualcosa di me. Non sarei così varia, non sarei la moltiplicazione di diversi fattori che, se combinati, alla fine tirano fuori la meledizione e la mia benedizione: io, così. Non raccontiamoci che per forza va bene così o che necessariamente sia tutto da buttare. Raccontiamoci la veritĂ  come in queste scene, raccontiamoci che – anche se male – alla fine un po’ si impara a sopportarsici, e che se un po’ mi voglio bene è anche perchĂ© queste scene qualcosa me l’hanno insegnata o trasmessa. D’altronde non sono mica scene di Serie Tv qualunque, ma di produzioni come Breaking Bad e Six Feet Under.

1) BoJack Horseman – Churro Gratis

bojack horseman
BoJack Horseman (640×360)

Durante la mia esistenza credo di aver parlato piĂ¹ volte di questo pezzo di m**rda che di me stessa, ma va benissimo così. Io non sono un cavallo antropomorfo, sono una normalissima venticinquenne che tira a campare raccontandosi ogni giorno che prima o poi qualche mossa giusta, tra i mille disastri, le tirerĂ  fuori. Non confondiamo la mia consapevolezza con l’auto-commiserazione. Non facciamolo. Se non ci credi, sappi che mi è servito il discorso di un cavallo antromorfo per capire determinate cose. Ma chi è che si fa aiutare da un alcolizzato metĂ  animale e metĂ  uomo? Io. E allora lo vedi che non sto esagerando? Durante Churro Gratis BoJack Horseman dice una serie di cose, ma il momento esatto che mi ha aperto un mondo continua a essere sempre lo stesso: I see you, con tutti i suoi interrogativi del caso.

<<Beatrice Horseman era nata nel 1938, ed è morta nel 2018, e io non ho idea di cosa volesse. A meno che non volesse ciĂ² che vogliamo tutti: essere vista.>> BoJack dice così, e io un po’ mi perdo. Tutti siamo visti, tutti siamo sotto l’attenzione di qualcosa o qualcuno, ma non è ancora chiaro come o perchĂ©. Solo attraverso il lungo giro di parole di BoJack Horseman ho potuto appurare che la mia consapevolezza d’essere vista non mi restituisce alcuna certezza riguardo a tutto quello che ho attorno. Da quando ne ho memoria, credo che piĂ¹ mi si veda e meno mi si possa amare. PiĂ¹ mi conosci, piĂ¹ mi vedi per come sono veramente. E piĂ¹ lo capisci, prima te ne vai. BoJack ha fatto un sacco di cose per me, ma la migliore avrĂ  sempre a che fare con questa scena: mettere in ordine una serie di parole che fanno parte del mio disordine.

2) I Soprano – Dal vangelo secondo Tonino

I Soprano (640×360)

La mattina del giorno in cui sono stato male ero pieno di pensieri. Ăˆ bello lanciarsi nelle cose quando sono ancora agli inizi. E io sono arrivato un po’ troppo tardi, questo è chiaro. Ma da un po’ di tempo ho la sensazione di arrivare quando tutto sta finendo e il meglio è giĂ  passato.

Apriamo una pagina del dizionario a caso e cerchiamo la parola tempismo. Dopo la definizione e le consuete informazioni grammaticali, troveremo un asterisco: non fa per lei. E la lei, in questo caso, sono io. Che pessimo tempismo, che pessimo modo di vivere il tempo. Tony lo sapeva, lo sapeva prima di me: quando si tratta di fare certe cose, non siamo bravi. Ci proviamo, alla fine arriviamo anche dove vogliamo arrivare, ma sempre nel momento meno opportuno. Sempre quando qualcosa sta giungendo alla sua fine e noi possiamo raccogliere soltanto i cocci rimasti. Ma alla fine lui è Toni Soprano, un personaggio che ho scoperto troppo tardi e che da qualche tempo mi sta restituendo tutto quello che pensavo fosse solo il mio. Insomma, una piccola parte del mio disagio sfiora quella del boss delle Serie Tv, del Re per eccellenza, era chiaro dovesse spiegarmi qualcosa a un certo punto. Me ne ha spiegate tante, e io alla fine le ho capite tutte, ma questa frase – ancora adesso – continua a essere il mio anello di congiunzione tra me e tutto il resto delle cose a cui non sono mai arrivata in tempo. Non capivo neanche cosa fosse, e alla fine era questo: il meglio che passava.

3) How I Met Your Mother – Lebenslangerschicksalsschatz

How I Met Your Mother (640×360)

Dietro al sarcasmo e a un opinabile senso dell’umorismo, alla fine si nasconde qualcosa che si scioglie con un grissino, forse fragile piĂ¹ di quanto si possa essere pronti ad ammettere. Se davanti ad How I Met Your Mother non ti sciogli non sei umano, ed è proprio lì che il 90% delle volte si crolla. Ottava stagione, primo episodio, una sola parola: Lebenslangerschicksalsschatz. Per chi non avesse seguito o non ricordasse, questa parola implica un legame che si crea all’istante. Non parliamo di destino, di questo soltanto dopo qualche bicchiere, ma di impatto. Vedi qualcuno, quel qualcuno, e per un attimo ti fermi. Magari stai fermo cinque anni senza fare assolutamente niente, ma alla fine quando si tratta di Lebenslangerschicksalsschatz le regole del gioco contano poco: non potrai liberartene fin quando non ti farai avanti. Alla prima occasione, qualsiasi sia la situazione in cui trovi, gli cedi. E, se sei fortunato, alla fine tutto diventa reale e normale con i cornetti alle cinque del mattino e le luci della cittĂ  davanti ai tuoi occhi. Adesso un po’ piĂ¹ felici.

Questo è questa scena. Questa è How I Met Your Mother.

4) Normal People – l’addio

Normal People (640×360)

Che Normal People potesse diventare una delle mie Serie Tv preferite era scritto fin dalla mia nascita. Segni particolari: finali disgraziati. Non è colpa mia, è che quando si tratta delle mie cose le situazioni sfuggono di mano in modo così caotico da rendermi impossibile radunare i pezzi e risistemare le cose. Insomma, il finale che conosco io è quello che Normal People mette in atto durante la sua scena finale. E’ quello in cui due persone, alla fine, si salutano nonostante non debbano assolutamente farlo. La paura dell’abbandono mi ha portata ad essere sempre io a dirlo per prima così da rendermi piĂ¹ soffice la caduta, ma è inutile dire che alla fine mi sono fatta male comunque. Da un paio d’anni cerco di fare qualcosa di meglio per questa cosa, cerco di aver meno timore, ma quella scena di Normal People – per quanto terribile – mi ha ricordato che che lasciare e abbandonare sono due verbi che in comune non hanno niente, e che alla fine – se lo accetti – devi lasciare che le cose vadano come devono andare senza aver la necessitĂ  perenne di controllarle. Anche se pensi che le cose belle non ti possano mai capitare e provi a difenderti dal dolore che lasciano quando andranno via.

5) Six Feet Under – Finale

the crown
Six Feet Under (640×360)

Six Feet Under è diventata il mio punto debole quasi subito, e le motivazioni sono tutte espresse concretamente nel finale. Non esistono menate in Six Feet Under. Non esiste la ricerca del dolore, esiste la normalitĂ , bella o brutta che sia. Gente che va e gente che arriva, non hai scampo quando si tratta di esistenza: te la devi prendere con tutto il pacchetto. E il pacchetto prevede qualsiasi cosa sia stata mostrata durante la scena finale dell’episodio, quella sequenza di quattro minuti che ti fa attraversare l’intera vita dei protagonisti dandoti quasi la sensazione che sia la stessa tua. PerchĂ© c’è una cosa che Six Feet Under ha sempre ricordato attraverso la sua storia: siamo tutti diversi, ma di fronte a tutto questo siamo sempre tutti uguali.

6) The Haunting of Bly Manor

The Haunting of Bly Manor (640×360)

The Haunting of Bly Manor non fa paura, The Haunting of Bly Manor è una storia d’amore. O meglio, se siete spaventati da questa cosa che vi entra dentro e vi frega per un periodo di tempo indefinito allora sì, la serie Netflix potrebbe farvene molta. L’intera stagione è d’altronde concentrata sull’imprescindibile legame che generano i rapporti umani, la totale impotenza di fronte a quello che ti suscitano. Se finiscono o continuano importa poco: quando qualcosa ti frega, ma ti frega davvero, non ti lascia mai. Te la porti dietro come una condanna o una benedizione, come un portachiavi che – anche se non ti piace – è ormai il solito di sempre. Non sarai mai libero da qualcosa se quel qualcosa l’hai vissuto a pieno con tutto il trasporto del caso. Nello stesso modo, la protagonista di The Haunting of Bly Manor non è mai piĂ¹ stata libera. Durante la scena finale della serie tutti i fili si uniscono restituendoci la veritĂ  della storia, e una mano si poggia su di lei. Sappiamo a chi appartenga. Lo sa anche lei. E’ un po’ come la vecchia storia di cui parlavamo prima: abbandonare e lasciare sono due verbi che non hanno niente in comune. E per fortuna anche questa scena qualche volta me lo ricorda.

7) Fleabag – La confessione

Fleabag (640×360)

Qualcuno che mi dica cosa indossare ogni mattina. Voglio qualcuno che mi dica cosa mangiare, cosa amare, cosa odiare, per cosa arrabbiarmi, cosa ascoltare, quale band seguire, quali biglietti comprare, su cosa scherzare, su cosa non scherzare. Voglio che qualcuno mi dica in cosa credere, per chi votare, chi amare e come dirglielo. Io voglio che qualcuno mi dica come devo vivere la mia vita, perchĂ© finora ho sbagliato tutto. Per questo molti cercano persone come te nella vita. PerchĂ© tu dici loro come vivere. Dici loro cosa fare e cosa otterranno alla fine. E anche se non credo alle tue stronzate, e so che scientificamente niente di ciĂ² che farĂ², farĂ  la differenza. Ho paura lo stesso! PerchĂ© ho paura lo stesso ?! Quindi dimmi cosa fare. Dimmi cosa caz*o fare, padre!

Che poi diciamolo: un monologo così, dopo tutte le cose disordinate che ho detto, sarebbe la perfetta conclusione di questa lista. Ma alla fine non c’è niente di ordinato, e concludere con il monologo riassuntivo della mia intricata essenza non sarebbe in linea con chi sono. La chiusura a effetto in questo caso non va bene, è meglio quella che non sai dove vuole andare a parare. Esattamente Fleabag, esattamente come il significato di queste parole che non hanno altra intenzione se non quella di chiedere finalmente aiuto. Fleabag ne ha chiesto sempre troppo poco decidendo di rintanarsi dentro al suo disordine senza mai fare alcun passo verso la preservazione. Guardare questa scena ha sempre implicato guardarsi un po’ allo specchio, ritrovarsi dentro l’anima controversa di qualcuno che – se fosse reale – probabilmente capirebbe il 99% delle tue parti malfunzionanti.

8) The Crown

The Crown (640×360)

Forse non la persona migliore del mondo, ma sicuramente so riconoscere una grande interpretazione quando la vedo. Insomma, quando si tratta di Serie Tv le interpretazioni sono le cose che piĂ¹ ci aiutano nell’entrare in sintonia con quanto sta accadendo, e come dimenticare in questo senso il perfetto Carlo della terza stagione di The Crown. Con un monologo che descrive perfettamente lo stato confusionario in cui il protagonista si ritrova, la scena finale del sesto episodio diventa a mani basse una delle piĂ¹ intense delle cinque stagioni della serie. La mia preferita da sempre, dalla prima volta che l’ho vista e ho sentito le parole di una persona che non sa se ciĂ² che è costretto a diventare corrisponda a ciĂ² che è davvero.

9) Breaking Bad – Finale

Breaking Bad (640×360)

Non puoi guardare il finale di Breaking Bad senza pensare di volerlo rivedere ancora e ancora piĂ¹ volte. Non puoi guardare quel momento una sola volta. Una scena del genere va rivista e rivista, va imparata a memoria come lezione di recitazione e di scrittura di un personaggio. Breaking Bad ha messo in atto una delle evoluzioni piĂ¹ controverse e affascinanti di sempre, raccontando la decadenza di un animo umano che per la prima volta si scopre padrone di qualcosa e non piĂ¹ solo succube. Walter è diventato Heisenberg scoprendo cosa significhi salvarsi e distruggersi nello stesso momento, e su quel pavimento – durante la scena finale – a morire sono stati in due. Non importa quanti anni siano passati, questa scena per me rimarrĂ  sempre LA scena, l’essenza piĂ¹ profonda di Breaking Bad. La parte piĂ¹ emotivamente struggente di Breaking Bad.

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