1) Il cartello di Guadalajara di Félix Gallardo (Narcos: Messico)
Il rapimento e poi l’uccisione dell’agente della DEA Enrique “Kiki” Camarena fa guadagnare il primo posto al cartello di Guadalajara. Il cartello di Miguel Ángel Félix Gallardo: uno dei peggiori e più potenti signori della droga, rappresentato piuttosto fedelmente in Narcos: Messico. È il trionfo della criminalità che non si ferma più davanti a niente, nemmeno alla legge. Infatti il narcotraffico, almeno fino a quel momento, si era dimostrato collaborativo con le autorità e aveva comunque tentato di rispettare un tacito, seppur instabile, accordo. Durante i giorni del sequestro, Kiki viene imbottito di anfetamine per mantenerlo vigile. Assistiamo a torture indicibili.
Ma quando Gallardo dà l’ordine di giustiziarlo dopo giorni di agonia, restiamo attoniti. Félix poteva fermarsi, come gli è stato suggerito dai suoi consiglieri... non aveva motivo di andare oltre. Anzi era consapevole che questo avrebbe attirato le attenzioni dei governi. Eppure l’ha fatto. L’ansia e il panico ci fanno sperare fino alla fine di rivedere Kiki vivo, nonostante sappiamo com’è andata. Félix (un Diego Luna così bravo da farci scordare del pilota buono di Rogue One) ha smarrito qualsiasi senso del limite ed è in preda ai deliri di onnipotenza che anche il carcere contiene a stento.
Certo, l’inquietudine nasce dalla consapevolezza che molti di questi momenti di violenza assurda sono accaduti veramente (o verosimilmente).
Tuttavia sappiamo dalla cronaca che la realtà supera sempre di gran lunga la finzione. Come abbiamo detto, non sono le scene di violenza a spaventarci. È quando non c’è più integrità, quando l’assenza di empatia, compassione, umanità e la smania di potere superano ogni confine che siamo di fronte a:
L’Orrore!
Come Kurtz in Apocalypse Now.