Un titolo forte per cinque serie tv, tra cui anche la nostra Camera Café, che non hanno nulla da dimostrare ma che si stagliano nell’immenso cielo seriale come soli di galassie lontane che brillano di luce propria. Non sono le costellazioni solite che ci tengono compagnia la sera – tra lacrime, risate ed emozioni varie ed eventuali- e non sono quelle stelle che riflettono la luce di qualcun’ altro, nel bene e nel male. Perché accade, ormai abbastanza di continuo, che una serie tv non sia solo una serie tv a se stante ma l’eredità spirituale di un progetto televisivo venuto prima. Gli esempi sono numerosi: da Twin Peaks e Dark, a I Soprano e Breaking Bad. E se non sono di qualcuno, certamente sono madri e padri dagli insegnamenti preziosi.
Il caso di oggi, però, è più unico che raro. Stavolta non parliamo di serie tv con un passato e un futuro ma di serie tv che esistono nella loro atemporalità, nel loro punto fisso in quella vasta costellazioni. Così sbucano fuori uno show che ha fatto la storia delle televisione inglese e, che ancora adesso, non ha paragoni, due progetti “d’autore” e una comedy che non ha nulla delle altre comedy.
Inoltre, anche un programma nostrano come Camera Café merita un posto di tutto rispetto in questo elenco.
1) Doctor Who
Non capita poi tutti i giorni che un uomo cada dal cielo e ti proponga di viaggiare con lui. Un viaggio diverso da qualsiasi altro. Il Dottore ha a disposizione tutto il tempo e lo spazio, quello che è stato e sarà, la fine dell’universo e l’inzio di tutto. Tra alberghi le cui stanze nascondono le paure più recondite, un pianeta che è un’enorme libreria, incontri storici di un certo tipo e molto altro ancora. Questo è lo straordinario viaggio che Doctor Who ti promette senza mai mancare alla parola data. Un viaggio che attraversa lo spazio e il tempo ma che soprattutto diventa un viaggio dell’anima per coloro che, tornando di nuovo bambini, sono pronti a sgranare gli occhi e credere che, anche solo per 40 minuti, tutto sia di nuovo magico e possibile.
Alla fine è solo la storia di un alieno che è scappato lontano, lontano e si è fatto chiamare “il Dottore”. Una storia che va avanti da oltre cinquant’anni e che continua generazione dopo generazione a farsi amare e a non trovare possibili sostituti o rimpiazzi. E certo, di cambiamenti ne sono avvenuti nel corso degli anni, uno su tutti il volto stesso del Dottore. Ma pur cambiando nel suo aspetti e nei modi magari, rimane magicamente sempre lo stesso personaggio e non è difficile accorgersene. E a ben pensarci, non è anche la nostra storia? Non cambiamo anche noi con il passare del tempo, a volte in maniera irriconoscibile? Ma siamo sempre noi nonostante tutto.
2) The Marvelous Mrs. Maisel
Miriam “Midge” Maisel ha tutto nella vita e ne sembra ben lieta. La sua esistenza è stata confezionata e impacchettata in ogni minimo dettaglio, con cura e una certa dose di nevrosi: dal matrimonio dei sogni alla casa perfetta passando per quelle piccole abitudini quotidiane che scandiscono la sua tranquilla vita borghese. Eppure l’idillio di Midge si frantuma in tante schegge appuntite che stravolgono le certezze di lei e della sua famiglia.
Un piano per reinventarsi o forse per scoprire un talento meraviglioso, appunto, da sempre evidente ma celato da quella patina di perbenismo e apparenza. Tra nevrosi newyorkesi, personaggi istrionici, ironia alla Woody Allen, vestiti a bizzeffe e ancor più cappelli colorati, la serie tv è una gioia per gli occhi e per l’anima. Un sorriso di gusto strappato senza difficoltà in ogni singolo episodio, con alcune vette di arguzia che si raggiungono qua e là. The Marvelous Mrs. Maisel è una comedy ma allo stesso tempo non lo è per niente perché ogni regola del genere viene piegato a una volontà fresca, irriverente e unica. Si tratta di una comicità che si costruisce ad hoc attorno a un mondo, al cui centro c’è Midge. Meravigliosa Midge attorniata da una schiera di personaggi secondari, tutti deliziosamente delineati.
3) Camera Café
Camera Cafè è stato un evento irripetibile in quel cielo seriale di cui abbiamo parlato all’inizio. Come la cometa di Halley, probabilmente non vedremo un progetto nostrano del genere per molto molto tempo, forse addirittura mai più. Perché? Fondamentalmente per due motivi: il primo è che una shortcom come Camera Café oggi non potrebbe esistere; il secondo è che il successo inaspettato non può essere replicato, capita e basta. In quell’area relax dove la macchinetta del caffè tanto odiata e amata insieme rappresenta un po’ l’occhio vigile di orwelliana memoria, i casi umani dell’ufficio si riuniscono e lamentano le reciproche sfortune.
I personaggi di Camera Café appaiono come le maschere di un tragedia antica, ognuno incarna un tipo calcandone i tratti in maniera per niente politically correct.
Su tutti spiccano, indubbiamente, Paola Bitta e Luca Nervi – alter ego del duo comico Luca e Paolo – che incarnano i moderni eroi greci che, come in ogni tragedia che si rispetti, sono sempre destinati al fallimento. Attorno alla macchinetta, dunque, questa anime sconsolate si riuniscono in maniera quasi tribale, affrontando i più svariati dell’esistenza umana con un ritmo frenetico che si rivolge al mondo dei giovani ma anche a quello degli adulti
4) The Kingdom
Rosso sangue per il The Kingdom (Riget in danese) di Lars von Trier, serie tv a metà tra incubo e sogno onirico che vi lascerà senza parole e, probabilmente, scossi per il resto della vostra vita. Conosciuto da pochissimi, The Kingdom è un prodotto molto complesso e adatto a un pubblico ristretto ma, d’altronde, quasi tutte le opere del regista lo sono. In un ospedale danese, una donna sente il pianto di una bambina all’interno di un ascensore. Da qu inizia il delirio. La signora Drusse non sa, infatti, che quello che la aspetta nel Regno è un sogno spaventoso senza fine, dove si scontrerà con una realtà occulta fatta di rituali e sette dal sentore massonico.
Nelle profondità dell’ospedale esiste una realtà disumana che niente ha a che fare con quella della superficie. La malattia mentale diventa allora la chiave per comprendere l’opera. Perché, come un altro autore che vedremo nel prossimo punto della lista, anche Von Trier prende una genere seriale saldo come il medical drama e lo decostruisce completamente.
5) Rabbits
Lunghissimi silenzi, interrotti solo da frasi isolate e apparentemente sconnesse tra loro. In un salotto claustrofobico e ammobiliato solo con un divano e una lampada, tre conigli si stagliano sulla scena a metà tra il grottesco e il comico. Da quella stessa stanza, i conigli protagonisti non si spostano quasi mai ed è addirittura solo Jack a uscire ed entrare dalla porta. I conigli antropomorfi parlano e interagiscono quasi seguendo ognuno una linea di pensiero distinta dagli altri, chiusi nel loro mondo individuale mentre fuori la tempesta imperversa e, ogni tanto, si sentono dei tuoni in lontananza.
Il tutto è reso in maniera ancora più surreale dalle risate del pubblico, che arrivano da punti imprecisati al di là della realtà scenica di stampo teatrale. Sono le risate finte che ricalcano quelle altrettanto finte delle svariate sitcom che popolano il mondo delle serie tv. David Lynch se ne fa beffe come solo lui sa fare, trasformando la comicità in una soliloquio esistenzialista e in una metafora onirica dell’incomunicabilità della società in cui viviamo.