Cloud Atlas è un film del 2012 scritto e diretto da Lana e Lilly Wachowski e da Tom Tykwer.
«Un’epica storia del genere umano nella quale le azioni e le conseguenze delle nostre vite si intrecciano attraverso il passato, il presente e il futuro, come una sola anima è trasformata da un assassino in un salvatore e un unico atto di gentilezza si insinua nei secoli sino a ispirare una rivoluzione»
Le sorelle Wachowski compiono un’impresa titanica di pregevolissima fattura, una pellicola ispirata e ispirante che rimanda ai fasti filosofici e ai toni cupi del primo Matrix (1999). Quest’ultimo, insieme proprio a Cloud Atlas, rappresenta senza dubbio l’apice della loro cinematografia.
Un cast di livello internazionale: da Tom Hanks a Halle Berry, passando per Hugo Weaving e Hugh Grant, messo alla prova in sei diverse storie, ambientate in sei epoche diverse. Ogni attore di questo film, con un abile lavoro di make-up, interpreta un ruolo diverso in ogni storia, trasformando radicalmente la natura della propria performance.
Un viaggio meraviglioso attraverso la storia dell’umanità.
Se c’è il futuro con le navicelle, è fantascienza! (?)
Adattamento per il grande schermo del romanzo L’atlante delle nuvole (in inglese Cloud Atlas) di David Mitchell del 2004. Definito dai migliori siti recensori come puro film di fantascienza, offre in realtà una vastissima gamma di generi, difficilmente definibili con una sola parola, utilizzando grammatiche proprie della migliore tradizione drammatica, thriller, comica, dei grandi film d’azione (tipo Matrix… che molti definiscono di fantascienza) e solo infine delle pellicole Sci-Fi. Spesso usato impropriamente, il termine “fantascienza” dovrebbe essere accostato a quei prodotti, cinematografici o televisivi, che raccontano vicende anche potenzialmente irrealistiche (Il Signore degli Anelli, per intenderci); accostare il termine a un’opera come Cloud Atlas è inappropriato, oltre che ingenuo.
Facciamo un esperimento. Vi espongo una trama e voi provate a indovinare il genere:
Un gruppo di sette persone, cinque uomini e due donne, si trovano in un luogo chiuso e in mezzo al nulla più totale, non hanno modo di comunicare con nessun altro. Dopo aver visitato un altro luogo brutto e cattivo vicino al loro, un ragazzo si sente male. Una volta tornati, squarciando il petto del malato esce fuori un mostriciattolo urlante che fugge via, nascondendosi nel luogo dove risiedono i ragazzi, spaventando tutti a morte. Lo cercano, ma non lo trovano. Poi il mostriciattolo cresce e inizia a dare la caccia ai restanti membri del gruppo, uccidendoli uno ad uno. L’ultima sopravvissuta, infine, usando l’astuzia, riuscirà a uccidere il mostro e a salvarsi. Fine.
Allora?
È una tipica trama da Horror direte voi, è scontato. Precisamente da Slasher Horror: un genere in cui o muoiono “male” tutti o almeno uno si salva uccidendo il mostro barra entità barra serial- killer di turno.
Diciamo che ci avete preso a metà. Questa è la trama di Alien (oltre che di praticamente tutti gli slasher), che viene definito, da molti, come film di fantascienza solo perché ambientato nello spazio! Ma che presenta in pieno tutte le caratteristiche tipiche dell’horror.
Per questo mi sento di definire Cloud Atlas come un’opera di genere misto, con molte anime. Questo aspetto sarebbe perfettamente esplorabile da una Serie Tv, in quanto potrebbe essere in grado di attirare un bacino di pubblico più ampio rispetto ad un prodotto monogenere.
Sei per sei personaggi in cerca di showrunner
Esattamente come Matrix affollava di dubbi i nostri cervelli sulla possibilità che fossimo tutti schiavi delle macchine in una realtà fittizia, anche Cloud Atlas ci pone di fronte delle riflessioni alquanto interessanti. Esse sembrano sfiorare il lato divino, ma trovano un fondamento umano solidissimo, in cui ciò che conta sono solo l’uomo e le sue scelte.
Come sarebbero le nostre vite se fossimo destinati a reincarnarci, e se le decisioni prese durante una di esse influissero in modo significativo sull’esito di quelle future?
Se, effettivamente, fossimo tutti collegati in un circolare disegno non divino, ma formato, pennellata dopo pennellata, dalla somma di miliardi di anime variopinte che, come un mosaico, costituiscono l’intera esistenza umana, come indirizzeremmo le nostre scelte?
Cloud Atlas affronta, con estremo coraggio, i quesiti appena posti. Racconta sei storie ambientate in sei epoche diverse e in sei luoghi diversi, che però sembrano indissolubilmente connesse tra loro e, di fatto, la conseguenza l’una dell’altra:
- Il viaggio nel Pacifico di Adam Ewing: ambientata nel 1849 tra alcune isole della Polinesia e San Francisco;
- Lettere da Zedelghem: 1936 a Zedelghem, vicino Edimburgo;
- Mezze vite – Il primo caso di Luisa Rey: San Francisco nel 1973;
- La tremenda ordalia di Timothy Cavendish: Gran Bretagna contemporanea, nel 2012;
- Il verbo di Sonmi-451: in una futuristica megalopoli sud-coreana denominata Neo Seoul, nel 2144;
- Sloosha Crossing e tutto il resto: nel 2321, dopo che, 106 anni prima, un olocausto nucleare, chiamato “La Caduta”, aveva ridotto l’umanità ad uno stato primitivo.
Ci sarebbe tanto di quel materiale che occorrerebbe soltanto trovare qualche bravo showrunner in grado di riorganizzare il tutto per la trasmissione su piccolo schermo. Le sorelle Wachowski si stanno occupando con successo della loro Sense8 (la cui seconda stagione arriva su Netflix il 5 maggio), chissà che in futuro non pensino anche a Cloud Atlas.
Tipo Game of Thrones
L’ipotetica Serie che mi immagino assomiglia a Game of Thrones, in particolare per la struttura utilizzata nel raccontare le varie storie contemporaneamente. Si differenzia solo per un dettaglio, ma estremamente significativo: in GOT si narrano le vicende dei vari personaggi situati in diverse zone del mondo creato da George R. R. Martin ma queste, solitamente, avvengono nello stesso lasso temporale. Possiamo sostenere che, potenzialmente, tutti i personaggi del racconto potrebbero incontrarsi fisicamente perché contemporanei. In Cloud Atlas, no. Visti i dilatatissimi tempi che intercorrono tra una una storia e l’altra, è fisicamente impossibile che i personaggi possano incontrarsi. Succede solo tra la seconda e la terza storia, tra le quali ci sono circa 40 anni: un giovane protagonista prima si ritrova anziano poi.
Ma questo non è un limite, anzi, è un qualcosa di assolutamente originale. La coerenza (fondamentale) sarebbe garantita dal fatto che il romanzo è completo e si potrebbero già dall’inizio organizzare i tempi, calcolando un numero finito di stagioni.