Certe serie tv sono riconosciute da critica e pubblico come veri e propri capolavori. Altre vedono uno scontro feroce tra chi critica di professione e chi invece si limita a guardare una serie per il piacere dell’intrattenimento, come faccio io. In altre situazioni ancora critica e pubblico sono concordi nel condannare senza possibilità di appello una serie decretandone la fine prematura.
Oggi, col cuore in mano, vi parlerò di cinque serie televisive che sono state vittime della critica, professionale e/o pubblica, ma che, a parer mio, avrebbero meritato di più: Crisis, Truth Seekers, The Liberator, 1600 Penn e Salvation. Serie tv che, molto spesso, hanno sofferto paragoni immeritati con altre serie eccelse pur essendo totalmente differenti e per questo non hanno avuto il successo che avrebbero meritato.
Se dei critici si può sperare nella professionalità e imparzialità nel dispensare giudizi così non è, e non può essere del resto, per il pubblico, me compreso, troppo abituato a decisioni tranchant fatte in base al proprio gusto personale.
Il gusto personale è un’arma a doppio taglio. Da un lato ci permette di decidere cosa ci piace. Dall’altro proprio questo parametro è l’unico che troppo sovente utilizziamo per giudicare e spesso ci porta a una separazione, anche netta, dagli altri spettatori.
Pur consapevole delle mie scelte in fatto di serie tv, in certi casi un po’ d’essai, mi sono ritrovato molte volte dalla parte della minoranza, se non addirittura l’unico nella mia ristretta cerchia di amici e conoscenze. E questo mi ha lasciato quasi sempre con un grande interrogativo: ma che razza di gusti ho? Alla fine, mi rispondo che non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace. Così, con la coscienza a posto, posso permettermi di guardare tutto quello che voglio!
Crisis
Uscita sulla NBC tra il marzo e il giugno del 2014 (e in Italia tra settembre e ottobre dello stesso anno su FOX) per un totale di tredici puntate, Crisis è stata ideata da Rand Ravich, regista e sceneggiatore de The Astronaut’s Wife con Charlize Theron e Johnny Depp e produttore de Confessione di una mente pericolosa.
Nel cast di Crisis spiccano Dermont Mulroney nei panni di un ex analista della CIA, Rachel Taylor nei panni di un’agente dell’FBI in cerca di riscatto, Max Martini nei panni di un mercenario senza scrupoli e Gillian Anderson nei panni di una CEO piena di dubbi. Attorno a loro un cast di giovanissimi attori, alcuni alla prima apparizione sullo schermo, che interpretano gli studenti di una prestigiosissima scuola privata di Washington DC.
L’incipit di Crisis è piuttosto banale: i figli dell’alta società statunitense durante una gita scolastica vengono rapiti e poi imprigionati in una villa abbandonata da un manipolo di uomini senza scrupoli. Tutto quello che ne consegue, invece, è un susseguirsi di colpi di scena, un continuo ribaltamento della situazione che mi hanno lasciato spiazzato fino al colpo decisivo, quello finale, quando le carte messe in tavola vengono, per l’ennesima volta, ridistribuite l’ultima mano.
Crisis è stata poco apprezzata dalla critica e sottovalutata dal pubblico. In realtà è davvero interessante e si guarda molto volentieri. In Crisis ci sono delle pecche e alcune piuttosto notevoli tanto che le ho riscontrate pure io che solitamente non sono uno molto attento. Ciononostante far finire Crisis nel dimenticatoio è davvero un peccato perché merita, soprattutto se si amano i colpi di scena, le storie di spionaggio, gli intrighi politico-internazionali e il difficile rapporto tra genitori e figli spesso inquinato dal lavoro alienante.
Truth Seekers
Questa serie è stata resa disponibile su Prime Video nell’ottobre del 2020 ed è un prodotto Amazon Original (e qui potete leggere la nostra recensione). Si tratta di una horror-comedy creata da Simon Pegg e Nick Frost, celebre duo comico inglese conosciuto per aver interpretato The Three Flavours Cornetto Trilogy (L’alba dei morti dementi, Hot Fuzz e La fine del mondo), e diretta da Jim Field Smith.
La serie, composta da otto episodi, racconta la storia di Gus Roberts, tecnico ingegnere per il più grande operatore di rete mobile e provider di servizi internet della Gran Bretagna e appassionato di fenomeni paranormali, convinto della presenza, nel nostro mondo, di fantasmi. Gus è accompagnato da Elton, giovane collega inesperto con il quale, dopo un difficile inizio, riesce a stabilire un’importante amicizia. Tra i due si inserisce Astrid, giovane donna in fuga da un ospedale perché perseguitata da differenti fantasmi.
Truth Seekers è stata cancellata dopo la prima stagione non avendo ottenuto il successo sperato. Eppure la serie è perfettamente in linea con i prodotti ideati dal duo Frost-Pegg. Probabilmente una maggiore cura per certi dettagli come gli effetti speciali, per esempio, avrebbe reso Truth Seekers un prodotto decisamente più apprezzabile per il grande pubblico a discapito, però, di quel gusto pop anni ’90 tipico dei lavori del duo comico inglese. La mistura di horror e commedia è decisamente piacevole e i momenti creepy danno al tutto un gustoso senso di déjà-vu che mi ha fatto sentire a casa (e non mi ha spaventato troppo!).
The Liberator
Rilasciata l’11 novembre del 2020, non a caso in occasione della festa americana del Veterans Day, The Liberator è una miniserie animata in quattro puntate prodotta da Netflix che racconta la storia di Felix “Shotgun” Sparks, capitano di fanteria americano al comando di un gruppo di soldati piuttosto singolari (un melting pot composto da texani bianchi, nativi americani e messicani) con i quali ha combattuto dal fronte italiano del 1943 alla liberazione del campo di concentramento di Dachau nel 1945 per un totale di cinquecento giorni, rendendo il suo battaglione uno tra i più decorati della II Guerra Mondiale.
The Liberator ha la peculiarità di utilizzare una nuova tecnica di animazione, la Trioscope Enhanced Hybrid Animation, una tecnologia brevettata da Greg Jonkajtysin, regista della serie, in grado di unificare la performance dell’attore con l’animazione 3D digitale.
Criticata per lo più perché proprio una serie di animazione o perché così poco simile a quel capolavoro che è Band of Brothers in realtà The Liberator è un prodotto davvero molto interessante proprio perché non è la serie andata in onda sulla HBO ed è una serie di animazione. Fare paragoni tra The Liberator e altre serie sul tema non è proprio il caso perché la miniserie animata è davvero qualcosa di innovativo, unica nel suo genere. Certamente, The Liberator con i suoi colori vivi non la rende facile di primo acchito, ammetto di aver dovuto sforzarmi per capire come andasse guardata, ma venir bocciata come lo è stato è davvero qualcosa di incomprensibile, soprattutto se si amano le crude storie di guerra.
1600 Penn
1600 Penn, Washington DC, è l’indirizzo di uno degli edifici più famosi al mondo: la Casa Bianca, la quale non è soltanto simbolo del potere del Presidente degli Stati Uniti d’America ma anche la sua residenza. La First Family infatti, è in quelle mura che vive per tutto il mandato del Presidente.
1600 Penn racconta proprio la storia di una First Family, una famiglia televisiva tipicamente americana quindi decisamente disfunzionale, concentrandosi in particolar modo sul rapporto genitori-figli intossicato dal ruolo del padre, Presidente degli Stati Uniti (interpretato da Bill Pullman).
La sit-com è andata in ondata sulla NBC per tredici puntate, tra il dicembre del 2012 e il marzo del 2013, prima di chiudere i battenti. La serie, che è stata ideata da Josh Gad, interprete dal primogenito presidenziale, insieme a Jon Lovett, membro dello staff di Obama per tre anni, e diretta da Jason Winer, già regista di molti episodi di Modern Family, decisamente non è stata capita perché chiaramente paragonata a Veep, trasmessa dalla HBO nello stesso periodo. Mentre quest’ultima vira sul satirico, 1600 Penn non ha pretese di critica politica limitandosi semplicemente a raccontare e spiegare la vita di chi, pur a capo del mondo libero, ha i difetti di tutti quanti noi e si ritrova a doverli affrontare nella maniera più complessa e complicata possibile.
Salvation
Di genere thriller fantascientifico e trasmessa dalla CBS tra il 2017 e il 2018 (in Italia è andata in onda nel 2018 prima su Rai4 e poi su Netflix) Salvation è una serie composta da due stagioni per un totale di ventisei episodi totali.
La serie, che ha come protagonisti Santiago Cabrera nei panni del miliardario Tanz (un personaggio che ricorda un po’ un mix tra Elon Musk e Jeff Bezos), Jennifer Finnigan, già vincitrice di un Emmy come Bridget Forrester in Beautiful, nei panni della portavoce del Pentagono Grace Barrows, e Charlie Rowe nei panni del giovane scienziato Liam Cole, racconta di come le potenti nazioni del mondo, minacciato dall’impatto catastrofico con un asteroide, non siano in grado di collaborare fra loro per evitare l’estinzione della razza umana.
Abbastanza lenta all’inizio Salvation fornisce poi una serie di colpi di scena decisamente interessanti che danno alla serie un ritmo incalzante. In questa sorta di irrefrenabile galoppo verso la fine del mondo vengono messi da parte i rapporti umani, vecchi e nuovi, perché non c’è più tempo. La scelta di lasciar da parte i sentimenti per favorire una pragmatica decisamente densa porterà a una serie di non detti, tra i protagonisti, piuttosto ingombrati.
La serie, purtroppo, si ferma dopo due stagioni. E lo fa con un cliffhanger che ha lasciato me, come gli aficionados di tutto il mondo, con la bocca aperta. Ancora oggi, sono qui a chiedermi che accidenti stessero guardando con tanto stupore i tre protagonisti, su in alto, nel cielo stellato!