Le strategie di distribuzione delle serie tv sono diverse da piattaforma a piattaforma. Alcune, come Netflix, puntano in modo particolare sulla distribuzione di una stagione in un unico blocco, soprattutto quando si tratta di un prodotto originale (basti pensare per esempio a Dark). Altre invece, come Amazon Prime Video, Apple TV+, HBO Max o Disney+, prediligono una programmazione delle stagioni con rilascio settimanale. In ciò assecondano gli studi di quanti ritengono che questo metodo permetta al pubblico di creare momenti di maggiore condivisione e di riunirsi intorno a un evento per commentarne gli effetti e scambiarsi pareri.
Ci siamo già chiesti se le modalità di rilascio di una serie possano in qualche influenzarne il successo, ma ora vogliamo provare a pensare a come sarebbe stato se alcune delle nostre serie preferite, piuttosto che essere rese disponibili tutte insieme, fossero state figlie del rilascio settimanale. Un episodio a settimana anziché un’intera stagione in un giorno, avrebbe dato alle singole puntate un sapore migliore a serie come, ad esempio, Dark? Avrebbe permesso agli spettatori di godersi più attentamente la visione e avrebbe lasciato loro più tempo per metabolizzare pensieri ed emozioni? Proviamo a vedere quali sono le serie tv rilasciate in blocco che sarebbe forse stato bello guardare settimanalmente e cerchiamo di capire perché.
1) Dark
Da quando ha fatto il suo ingresso su Netflix nel 2017, facendo impazzire gli spettatori con gli intrecci delle sue linee temporali principali, Dark – magnificata nella scienza – si è guadagnata un posto tra le migliori serie originali della piattaforma. Tutte e tre le stagioni di cui è composta sono state rilasciate in blocco dal colosso di streaming e la serie ha riscosso un successo inaspettato grazie anche alla sua complessità tematica. Proprio per questo motivo siamo qui a chiederci
come sarebbe stato se Netflix avesse rilasciato un episodio a settimana di Dark?
Sarebbe forse stato ugualmente entusiasmante e coinvolgente attendere con ansia ogni settimana per guardare un episodio e, subito dopo, cercare online teorie e commenti su quanto appena visto sul piccolo schermo. Gli spettatori sarebbero rimasti comunque incollati alla tv, immersi nelle speculazioni sulle puntate viste, curiosi e desiderosi di procedere con la visione, ma dotati del tempo sufficiente per digerire una serie in cui filosofia, fisica, fantascienza, thriller e drama si uniscono in un mix esplosivo e intricato. D’altronde, i viaggi nel tempo di Dark lasciano un po’ spiazzati non solo chi li compie, ma anche chi li osserva al di là di uno schermo.
2) The OA
Per la stessa ragione di Dark, anche The OA avrebbe forse potuto beneficiare di un rilascio settimanale. Distribuita su Netflix con la prima stagione nel dicembre 2016, la serie drammatica e fantascientifica creata da Brit Marling (che poi veste anche della protagonista della serie, Prairie Johnson) e Zal Batmanglij, è stata cancellata dopo solo due stagioni. Non tutti sono stati in grado di stare al suo passo e di comprenderne a pieno il fascino, o forse semplicemente non hanno avuto il tempo per farlo. I risvolti paranormali hanno dato a The OA un carattere del tutto unico e la complessità delle sue numerose chiavi di lettura avrebbe giovato di un momento di condivisione legato all’uscita di un episodio a settimana.
Ipotesi, speculazioni, colpi di scena a cui trovare una spiegazione. Sarebbe stato più avvincente stare dietro a tutte le fila narrative accogliendole un po’ per volta e non lasciandosi trasportare senza controllo da un torrente di fatti, avvenimenti e spiegazioni. Fare binge watching di una serie come The OA può essere controproducente, e forse in questo caso la distribuzione in blocco caratteristica del colosso di streaming statunitense non ha avuto l’effetto sperato.
3) The Witcher
Dopo Dark e The OA, ecco un altro caposaldo di Netflix. Sono state molte le polemiche legate alla frammentarietà della prima stagione di The Witcher quando Netflix aveva rilasciato i suoi 8 episodi ormai nel dicembre 2019. La maggior parte delle critiche erano dovute al fatto che diverse linee temporali del racconto si alternavano apparentemente senza alcun collegamento, e che per questo motivo per chi non aveva familiarità con i romanzi di Andrzej Sapkowski o con i videogiochi a essi ispirati risultava difficile seguire bene la narrazione.
Forse allo spettatore doveva essere lasciato il tempo di trarre le proprie conclusioni, di confrontarsi con altri fan della saga letteraria e videoludica, di cercare un momento di condivisione settimanale per parlare di un fantasy ben fatto e coinvolgente. Per questo, forse, The Witcher avrebbe potuto beneficiare di una programmazione più marcata, come è stato per un altro grande fantasy come Game of Thrones. Per quest’ultima infatti, la HBO aveva dilatato il più possibile la distribuzione delle puntate, così da sfruttare al meglio tutto il potenziale di un fantastico che inspiegabilmente piace anche a chi non è fan del genere.
4) After Life
Se c’è una serie che andrebbe guardata con tutta la calma e l’attenzione del mondo quella è After Life. La black comedy con ideatore, regista, produttore e protagonista Ricky Gervais è difficile da metabolizzare e digerire tutta insieme, e per quanto gli episodi che la compongano siano pochi e piuttosto brevi, il carico emotivo che si portano dietro è forse troppo da gestire tutto insieme. Per rendere ancora più reale e tangibile per il pubblico il percorso di Tony verso l’accettazione della perdita improvvisa di sua moglie Lisa, e per attraversare insieme a lui un sentiero pieno di dolori e indicibili sofferenze, il rilascio settimanale sarebbe stato perfetto.
Fermarsi a riflettere di episodio in episodio sugli atteggiamenti di Tony nei confronti degli altri, sul modo in cui la sua anima ferita esplora qualsiasi soluzione pur di trovare un po’ di sollievo dal pensiero della perdita di Lisa, avrebbe fatto bene anche agli spettatori e li avrebbe forse potuti aiutare ancora meglio a fare i conti con il proprio malessere interiore.
5) Suburra
Con Gomorra, Sky Italia ha capito tutto e infatti ha puntato su un rilascio settimanale che ha saputo valorizzare nel modo giusto il contenuto di ogni singolo episodio, e che ha contribuito a rendere la serie quella che è oggi. Con Suburra – La serie, Netflix avrebbe potuto fare lo stesso, invece ha scelto di rimanere fedele al suo programma principale, ovvero la distribuzione in blocco. L’ambientazione, le tematiche, i personaggi si prestavano molto a un tipo di programmazione più scandita, ma il colosso di streaming ha preferito rendere la serie di Suburra qualcosa di diverso rispetto alla serie liberamente ispirata al romanzo di Roberto Saviano.
La decisione di distribuire Suburra in blocchi di stagioni sembra anche confermarne il carattere più finzionale e romanzato rispetto a Gomorra, uniformandola in qualche modo alla maggior parte delle produzioni di Netflix Italia. Sarebbe stato interessante invece attendere un po’ di tempo per scoprire i piani di Aureliano e Spadino e per vedere in che modo i loro mondi così diversi si sarebbero trovati a coesistere.
6) Mindhunter
Anche Mindhunter è una di quelle serie tv lanciate da Netflix attraverso la distribuzione in un unico blocco di episodi. I dieci che compongono la prima stagione sono stati rilasciati dalla piattaforma nel 2017, i nove che costituiscono la seconda, invece, hanno seguito gli altri solo nel 2019. Una terza stagione è ancora in dubbio ma se la serie basata sull’omonimo libro di John E. Douglas e Mark Olshaker dovesse mai essere prodotta, senza ombra di dubbio anche questa verrebbe distribuita in un’unica tranche.
Eppure, trattandosi di un thriller psicologico e drammatico, dal pesante carico emotivo e costruito su una trama che vede il tentativo di ricostruire pezzo dopo pezzo la mente di un serial killer nella speranza di comprenderli tutti, il rilascio settimanale degli episodi avrebbe potuto funzionare benissimo. La struttura di un crime e la profondità di un drama. Mindhunter sembra avere tutto per conquistare gli spettatori. A questa serie mancano solo quei momenti di aggregazione e dialogo del pubblico che una programmazione settimanale è in grado di dare.
7) Orange Is the New Black
Orange Is the New Black è una delle serie tv che hanno contribuito a portare in alto il nome di Netflix quando la piattaforma non aveva ancora avuto accesso alle case del pubblico di tutto il mondo. Con la distribuzione in blocco degli episodi a partire da metà della seconda stagione, la serie basata sulle memorie di Piper Kerman ha visto sempre più spettatori divorare le puntate con un famelico binge watching. Eppure, 13 a stagione, della durata di un’ora o anche di più, sono forse un po’ pesanti per il rilascio in blocco.
Per respirare a fondo le claustrofobiche e caotiche atmosfere dei carceri femminili statunitensi, e per empatizzare con tutti gli sfaccettati personaggi che costellano questa serie corale, sarebbe stato bello avere il tempo di conoscerli ancora meglio e di intraprendere davvero quel percorso insieme a loro (in qualche modo). Perché alla fine era questo lo scopo della programmazione settimanale: scandire il più possibile il calendario reale e tentare di creare un collegamento diretto tra pubblico e protagonisti.
In questo caso, come anche per Dark, una distribuzione settimanale si sarebbe potuta rivelare una mossa vincente.
8) Midnight Mass
Questa miniserie statunitense creata e diretta dal re dell’horror di Netflix Mike Flanagan puntava a destabilizzare il pubblico con la profondità e la bellezza dei suoi dialoghi, ma sono proprio questi che, a causa del rilascio in blocco, hanno costituito un punto debole per Midnight Mass. L’unicità del suo simbolismo, la lentezza di una trama pensata non per essere apparenza ma contenuto, avrebbero giovato non poco di una distribuzione settimanale, soprattutto visto e considerato che pochi giorni prima la piattaforma di streaming aveva reso disponibile anche Squid Game, serie coreana che ha quasi monopolizzato l’andamento delle visioni di tutto il mondo.
Il pubblico avrebbe dovuto avere il giusto tempo per affezionarsi a questo drama dalle tinte orrorifiche, avrebbe potuto fermarsi a riflettere di più sulla filosofia nascosta tra le righe di ogni battuta. Se vista in blocco, Midnight Mass rischia di risultare pesante, purtroppo, e i suoi pregi finiscono per diventare dei difetti. Sarebbe stato bello godersi un episodio a settimana.