Succede a volte di rimanere incastrati all’interno di una narrazione che amiamo particolarmente. E’ facile, dopotutto, farsi irretire dalle serie tv: ciò che raccontano, e come lo raccontano, basta a colpire anche il più freddo tra i fan. Eppure c’è sempre un lato negativo dietro l’angolo con cui siamo costretti a fare i conti. Capita, infatti, che anche i migliori prodotti, quelli talmente belli da diventare dei cult, ci prendano un po’ troppo gusto nel complicare la vita a noi spettatori. Tra intrighi impossibili da decifrare e sottotrame difficili da seguire il rischio che la godibilità effettiva della serie venga sacrificata a favore della complessità è fin troppo vicino. Prodotti come Dark, Legion o Westworld sono meravigliosi e affascinanti, eppure tutti accomunati da una stessa particolarità. Vediamo quindi 7 serie tv che si sono complicate la vita con una trama troppo complessa.
1) Dark
Partiamo con un grande classico recente, con una consapevolezza ben precisa: Dark, e 1899 al seguito, sono tra le migliori serie tv tedesche in circolazione. In particolare Dark, creata da Baran bo Odar e andata in onda per la prima volta su Netflix nel 2017, ha impiegato ben poco per lasciare un segno indelebile nel panorama mediale come una delle serie più affascinanti, interessanti e sovversive degli ultimi anni. Con un piccolo prezzo da pagare. Non è un caso, infatti, che serva una spiegazione su carta per poter comprendere l’albero genealogico che sta alla base della narrazione di Dark. La serie, tenendo conto dell’altissima qualità che la caratterizza, è complicata. E’ un prodotto che necessita di pazienza, attenzione e anche della disponibilità a prendere appunti durante la visione. Tutte caratteristiche che la contraddistinguono e che rendono la serie affascinante e di alto livello ma che al tempo stesso la rendono una sfida (basti pensare, nello specifico, alle correlazioni tra i vari personaggi o ai continui salti temporali tra passato, presente e futuro). Forse, se avesse semplificato alcuni passaggi, con l’andare delle stagioni Dark sarebbe stata ancora più apprezzata nella sua essenza. E allora ci chiediamo: è giusto che un prodotto finisca per penalizzarsi da solo? Dark rimane un must per gli amanti del genere, ma dobbiamo ammetterlo: il suo meraviglioso oblio è da prendere con le pinze.
2) 1899
Stessa famiglia, stesso creatore, stesso messaggio di fondo. E, purtroppo, stessa pecca alla base. 1899, sorella più giovane di Dark uscita nel 2022, ha scatenato infinite polemiche più che altro riferite alla sua improvvisa cancellazione da parte di Netflix dopo una sola stagione. Cancellazione che ha stupito e rattristato migliaia di fan, e non a caso: 1899, esattamente come Dark, è una serie certamente particolare ma meravigliosamente scritta e interpretata. Dalle atmosfere cupe alla profonda scrittura che sta dietro ai personaggi, per finire con una trama aperta ad infinite interpretazioni, non è difficile riconoscere la mano di Odar. Mano che ci sa fare in televisione. Eppure ci troviamo davanti allo stesso problema: una trama forse, osiamo dir forse, esageratamente complessa. Anche se per quanto riguarda 1899 forse non è il caso di parlare di complessità quanto di troppa introspezione. Troppa apertura, troppe interpretazioni possibili; così tante che finisce per perdersi il senso generale del prodotto. E ora non possiamo nemmeno sperare in una seconda stagione.
3) Legion
Legion è una delle poche serie tv che è davvero riuscita a riscrivere il genere dei supereroi regalandoci una storia innovativa e coinvolgente. Ispirata all’omonimo personaggio dei fumetti Marvel (interpretato da un fantastico Dan Stevens, che finalmente non è più solo “quello di Downton Abbey“) la serie segue le vicende di David Heller, uomo in apparenza affetto da disturbi psichici ma che in realtà nasconde un potere soprannaturale che potrebbe mettere in pericolo la sua stessa vita. In Legion possiamo trovare di tutto: c’è l’amore, c’è la fantascienza, c’è l’avventura (e va sottolineato che è un prodotto in grado di appassionare anche coloro che non sono proprio fan del genere). Purtroppo Legion possiede anche qualcos’altro: una trama che, con il proseguire delle stagioni, si è fatta sempre più complessa. Forse troppo. Stesso problema di Dark, con la differenza non da poco che si tratta di due serie profondamente diverse. Ma si sa: se la base c’è, la fatica si sopporta.
4) Lost
Lo sappiamo bene: Lost è un cult, senza se e senza ma. Non solo bisogna sottolineare la straordinaria influenza che questa serie ha dato a quelle che sono venute dopo di lei ma è obbligatorio fare un omaggio ad un prodotto che ha fatto la storia della televisione. Proprio per questo ci sentiamo in diritto di poter sottolineare come Lost, ogni tanto, abbia fatto anche qualche passo falso. La serie nello specifico è inciampata in un errore più comune di quanto si pensi, soprattutto per quanto riguarda prodotti molto apprezzati: l’estrema lunghezza. Per allungare il brodo, con il passare delle stagioni gli sceneggiatori si sono premurati di inserire diverse trame e sottotrame che poi hanno avuto difficoltà a chiudere. Sono passati anni dalla fine della serie, eppure il lascito si sente ancora: da evidenti buchi di trama a questioni che rimangono irrisolte, i punti interrogativi intorno alla serie non si sprecano. Di fronte ad un numero esagerato di episodi ci sentiamo quindi di dire che a volte il troppo stroppia. La trama alla base di Lost è straordinaria, e rimane una serie che ha mantenuto un livello altissimo per tutte le stagioni. Non vogliamo nemmeno parlare del finale, capolavoro sui generis incompreso ai più, ma di tutto quello che ci sta intorno. Troppa, troppa carne al fuoco.
5) Inverso (che non è la nuova Dark)
Inverso è una delle serie neonate di questa lista, uscita nel 2022 sulla piattaforma di Amazon Prime Video e basata sull’omonimo romanzo di William Gibson. Ancora una volta siamo rimasti stupiti, perché non solo ci siamo trovati davanti ad un prodotto che non si è rivelato ciò che ci aspettavamo, ma ad una serie per nulla semplice anche nelle sue componenti più basilari. Inverso, un po’ come Dark, esplora l’universo delle realtà diverse dalla nostra, in un caleidoscopio di vicende che si dipanano davanti a noi senza possibilità di respiro. Protagonista assoluta è Flynn Fisher (interpretata da Chloë Grace Moretz), la quale decide di lavorare come beta tester per un videogioco creato dall’azienda dove lavora il fratello maggiore. Non è un caso che sembri più facile, come vi abbiamo già detto, guardare Inverso al contrario: la realtà virtuale e quella presente si incrociano continuamente, dando vita ad una narrazione veloce e coinvolgente che però finisce per confondere lo spettatore. L’alto potenziale della serie non sembra quindi essere stato sfruttato al meglio, ma non c’è da disperarsi: Inverso è un ottima serie, anche se un po’ troppo complicata. Speriamo in una seconda stagione che porti avanti ciò che ancora non è stato esplorato.
6) Westworld
Ormai dovremmo aver capito che il genere distopico e fantascientifico spesso va di pari passo con una complessità non da poco. Westworld, andata in onda per quattro stagioni dal 2016 al 2022, ne è l’esempio lampante: basata sull’omonimo film del 1973 la serie si svolge negli anni cinquanta del ventunesimo secolo all’interno di un immaginario parco divertimenti a tema Wild-West. A Westworld tutto è concesso: popolato da androidi, è un luogo di libertà ed esaltazione del peccato, dove ospiti facoltosi possono dare sfogo a qualsiasi azione senza il timore di ritorsioni. La serie è purtroppo anche l’esempio di cosa succede quando si parte in quarta e poi non si è in grado di mantenere il passo. Se la prima stagione era caratterizzata da una forte componente filosofica e un’introspezione non da poco (dove anche il tema del “non detto” rafforzava il mistero e l’alta qualità della serie), con il proseguire delle vicende quella poesia è andata parzialmente a disperdersi, sostituita da un’esagerazione di complessità difficile da seguire. Da filosofica a scientifica, Westworld non si è comunque persa per strada del tutto, ritrovandosi pienamente e alla grande durante una quarta stagione che però, nel frattempo, aveva perso fin troppo pubblico. Eppure un po’ dispiace.
7) Mr. Robot
E’ incredibile come diverse persone citino “solo” Bohemian Rhapsody quando si tratta di esaltare lo straordinario talento di Rami Malek, avendo Mr. Robot in bella vista. Chiudiamo questo difficile elenco con una serie di cui è parlato fin troppo poco per quello che è il suo livello, perchè Mr. Robot è ai livelli di un cult ma viene raccontata quasi come una serie di nicchia. Mr. Robot è un capolavoro che racchiude al suo interno componenti apparentemente slegate che convergono insieme per creare una storia complessa ma bellissima: il potere della tecnologia, il dramma sociale di un disadattato, la forza di credere nelle proprie idee, la psicanalisi. Non siamo qui a criticare la serie, perché non ce n’è motivo e saremmo dei folli completi a farlo; sicuramente possiamo dire che, alla lunga, Mr Robot può diventare faticosa. Con l’uscita della seconda stagione, a fronte di una grandissimo apprezzamento ricevuto dalla prima, la serie ha perso il favore di gran parte del pubblico affezionato (forse troppo “mainstream” per una serie del genere). Perdita derivata non tanto da un problema qualitativo quanto legata alla trama, ritenuta eccessivamente difficile da seguire.
Sul filone di Dark, Mr. Robot si è creata uno spazio di nicchia nel panorama delle serie tv; spazio di tutto rispetto, che ospita alcune tra le serie tv migliori degli anni duemila. Spazio godibile, però, con una premessa alla base: bisogna stare attenti. Non solo alla trama o a ciò che si snoda durante la narrazione, ma all’essenza stessa di ciò che si sta guardando. Altrimenti si rischia di perdere qualcosa di straordinario.