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Il demonio che liberò il genere umano: Salem e l’albero della conoscenza

Salem
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“Ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai”

Ge 3/17

Sembra una formula magica, quella riportata qui sopra; e pensando a Salem e alle sue streghe, si direbbe che tale frase potrebbe trovarsi tranquillamente in uno dei grimori di Mary, Tituba oppure Anne, e che sia un monito per tutte le donne, e gli uomini, che praticano le arti oscure a non esagerare, a non penetrare troppo nei misteri di forze superiori all’essere umano.

E invece queste parole inquietanti vengono da uno dei libri sacri del Cristianesimo, ovvero la Genesi, che narra la nascita di tutte le cose.

L’albero della conoscenza è il libero arbitrio, l’opportunità data a ogni essere vivente di decidere in autonomia ciò che è bene e ciò che è male, è il sapere, è la scoperta delle leggi che regolano lo sconfinato universo in cui gli umani vivono. E in Salem, che voi ci crediate o no, è proprio il Dio buono della creazione a spingere i suoi figli a rinunciare alla conoscenza per rinchiudersi nel mondo grigio del puritanesimo; mentre invece Lucifero, l’angelo caduto, rinnegato dal Padre e dai suoi fratelli celesti, è colui che offre, almeno inizialmente, una speranza alla protagonista e alle sue compagne streghe.

Mary non si vende al demonio perché è malvagia, né per pura sete di poteri sovrannaturali: al contrario, prende questa decisione difficile soprattutto perché vuole vivere davvero, come una persona completa.

La dottrina ipocrita di Mr. Sibley, i mille divieti che castrano la mente e il corpo degli abitanti della città e il clima di terrore che imperversa a Salem rischiano di spegnere la parte più importante di un essere umano: l’anima. E per assurdo donando la propria anima al diavolo, e subendo la sofferenza emotiva che ciò comporta (per essere consacrate streghe, le donne devono farsi possedere carnalmente dal loro futuro signore), Mary riesce a rientrare in possesso della propria vita, del proprio spirito, della libertà.

Per le streghe il demonio non è un padrone che infligge dolore… Almeno nella prima stagione, perché nella seconda si assiste a un’aspra rottura.

Grazie alle facoltà magiche che egli concede alle sue donne, esse possono vedere la verità della vita che è stata loro data: scoprono che esiste molto altro, oltre alla fredda fede dei puritani; scoprono la bellezza dell’universo e della natura, che può essere manipolata per soddisfare i desideri della coscienza intelligente, cioè quella umana. Hanno per la prima volta l’opportunità di cambiare il proprio destino, cosa impensabile per una ragazza, una moglie o una figlia dell’epoca in cui il telefilm è ambientato.

Tra le streghe, come tra la gente comune, ci sono persone bene e malintenzionate, persone  “buone” e “cattive”, per quanto possano valere queste definizioni; ma una cosa è certa: nessuna delle streghe è una donna ignorante, sottomessa o priva di autostima. Mary, Tituba, Marcy, Anne, la contessa di Marburg… Tutte loro sono dotate della consapevolezza della propria forza, intelligenti e determinate a non lasciarsi schiacciare dal cancro del puritanesimo.

 Mary Sibley e John Holden

Così, verrebbe da dire che forse Salem, al di là dei risvolti più o meno macabri della trama, i quali sono comunque necessari per portare sullo schermo un prodotto di qualità, si propone di offrire anche allo spettatore dei giorni nostri (in un certo senso non troppo differenti dall’età puritana…) una speranza: c’è sempre qualcosa in più.

C’è sempre qualcosa in più, oltre alle regole imposte da una società ipocrita e folle. C’è sempre un’opportunità di riscatto. C’è sempre una risorsa in più nell’essere umano, che se utilizzata può portarci a compiere imprese in precedenza considerate impossibili.

Quando Mary culla la giovane Marcy, e le racconta la propria storia nei termini di una fiaba per bambini, vuole dirle di non arrendersi agli abusi del padre, al dolore che i concittadini le infliggono gratuitamente; vuole dirle che persino lei, la piccola e inutile Marcy, può prendere in mano le redini della sua vita.

Ciò che Salem vuole ricordare, invece, a tutti noi, è che fenomeni come la scienza, la magia, la fede, la sessualità, e il potere, non sono buoni o malvagi di per sé: dipende dall’utilizzo che il singolo ne fa.

Nella seconda stagione della serie, Mary e le altre attraversano una grave crisi, che si conclude con la venuta del diavolo in terra: egli si rivela spietato e terribile (un vero demonio cinematografico, tutto sommato), però questo non significa che i puritani avessero ragione fin dall’inizio, e che le streghe sbagliassero: ad esse viene dato il signore del male che meritano, perché hanno fatto un uso improprio delle facoltà meravigliose di cui erano entrate in possesso; le hanno adoperate per attaccarsi e opprimersi l’un l’altra, o per irretire il cuore di un uomo (mossa concettualmente sbagliata: non si deve mai confondere l’infatuazione con l’amore), oppure per vanità, per infliggere sofferenze agli altri. Ma il loro errore non è stato aspirare alla conoscenza e al libero arbitrio. E’ stato sprecare il grande potenziale che avevano a disposizione per futili scopi.

Il percorso di Anne ne è la prova; lei non sceglie di diventare strega, e questa maledizione le si abbatte addosso all’improvviso, in modo orribile: perché il suo primo atto di strega è uccidere a sangue freddo i genitori, durante un eccesso d’ira.

Dopo aver scoperto la verità circa la propria natura particolare, potrebbe, e almeno all’inizio intende, servirsi della magia per fare del bene.

Di fatto, però, è una giovinetta senza una guida, sola in una città ostile e in balia delle macchinazioni di streghe più esperte… E infatti, alla fine, non può che arrendersi alla corruzione dell’anima, e diventa la donna che tiene il marito chiuso in casa, su una sedia a rotelle, per impedirgli di denunciarla pubblicamente come strega. Se a un certo punto del cammino si perde e devia nella direzione che non avrebbe mai voluto imboccare, sul sentiero delle azioni ingiuste ed egoiste, non è a causa della magia: essa è nata con lei, quindi è una cosa naturale e non un’aberrazione. L’aberrazione sta nel il male che Anne fa, le decisioni che prende o è obbligata a prendere.

Al termine della seconda stagione tutte le streghe sembrano essere sull’orlo della rovina: Mary è costretta a sacrificarsi per salvare almeno l’uomo che ama; Tituba è probabilmente stata uccisa dai corvi del suo padrone; la contessa di Marburg marcisce nella sua bara, e vi resterà chissà per quanto tempo ancora. Anne è ormai invischiata nel mondo della magia, è confusa e non sa come uscire dalla spirale di malvagità di cui è entrata a far parte, ma per proteggere se stessa è tenuta a sottomettersi al gioco delle streghe. Marcy sa di potersi risollevare dalla condizione infima nella quale è caduta, però per il momento può solo cercare disperatamente di tornare bella e forte, e comunque la sua anima sembra perduta per sempre, poiché la morte di troppe persone innocenti è stata provocata dalla sua sete di potere e vendetta.

Marcy Lewis

Ora, pare che dovremo aspettare per conoscere il proseguimento di Salem nella terza stagione, ma personalmente mi sento in diritto (e forse un po’ in dovere) di affermare una cosa: non pensate che le streghe siano state punite perché hanno “mangiato dell’albero della conoscenza”.

In fondo, una vita fatta di sbagli, eccessi e cadute è forse sempre meglio di un’esistenza trascorsa nella beata, e a essere onesti neanche tanto beata, cecità dei puritani.