Sapete cos’è l’Ostalgia? No, non ho sbagliato a scrivere, anche se la nostalgia, come potete ben immaginare, c’entra eccome. È uno dei fenomeni sociologici più interessanti degli ultimi 25/30 anni, per certi versi una specie di Sindrome di Stoccolma su larga scala.
È il rimpianto, più o meno manifesto, degli ex cittadini della Germania Est nei confronti del vecchio apparato comunista. Impossibile, direte voi, che le stesse persone che abbiamo visto abbattere esultanti il Muro di Berlino in decine di filmati dell’epoca possano aver maturato un sentimento del genere verso chi, per quasi mezzo secolo, li ha imprigionati in una dittatura di stampo sovietico. Eppure l’Ostalgia, che per inciso deriva da Ost (Est) e Nostalgie (che ve lo dico a fare…) ha preso così piede negli Ossie (i cittadini della defunta Ddr) da divenire un caso analizzato dagli studiosi di tutto il mondo. Alla base, per molti, ci sarebbe un sentimento di inferiorità nei confronti degli occidentali, un sentirsi “tedeschi di Serie B” che li ha portati a immaginare che, in fondo, si stava meglio quando si stava peggio. Sul tema sono stati scritti libri, redatte tesi e addirittura girati film di successo (per chi se lo fosse perso, il consiglio è di recuperare al più presto GoodBye, Lenin!).
Perché tutta questa noiosissima premessa? Per spiegare il motivo per cui mi aspettavo che Deutschland 83 fosse permeato di Ostalgia, di idealizzazione del passato e di risentimento non troppo velato per il presente.
Invece, nella Miniserie (8 puntate) di produzione tedesco-americana, non c’è nulla di tutto questo.
DEUTSCHLAND 83: DUE PAESI E UN MURO
La Germania Est emerge in tutti i suoi difetti, o almeno questo sembra essere il tentativo che traspare dagli sceneggiatori. È dura, povera e convinta di essere a un passo dalla guerra atomica. Per questo decide di sacrificare uno dei suoi migliori virgulti, il giovane soldato di frontiera Martin Rauch, sull’altare della patria.
Martin viene spedito in missione segretissima all’Ovest dalla cara Zia Lenora (quando si dice parenti-serpenti), ufficiale della Ddr di stanza sul suolo nemico.
L’obiettivo? Immedesimarsi nello sventurato – e ammazzato – Moritz Stamm, fresco di nomina ad attendente del Generale Edel, il quale intrattiene stretti rapporti con gli americani ed è ben a conoscenza dei piani missilistici degli USA sul territorio tedesco. Spiare uno scafatissimo generale tedesco e riferire piani ultrasegreti. Nulla di più facile per una spia alle prime armi.
Il risultato? Lasciamo perdere.
Ecco, qua sorge il primo quesito. Va bene la somiglianza con Stamm, ok la ricattabilità (la madre del povero Martin, nonchè sorella della già citata amorevole Lenora è in attesa di trapianto di rene), ma la Germania Est non ne aveva uno un tantinello più addestrato?!?!
Il vero difetto di Deutschland 83 risiede proprio qui. La trama ci potrebbe anche stare, l’argomento trattato è affascinante e coinvolge un periodo storico mai abbastanza esplorato, ma si perde in un numero considerevole di dettagli senza senso (e in qualche blooper di troppo).
Facciamo un esempio.
Moritz è un eccezionale pianista, Martin no. Pertanto gli vengono slogate le dita prima dell’inizio della missione per far sì che Edel non gli chieda di suonare il pianoforte.
Domanda numero 1: non poteva fare finta, dovevano rompergliele davvero?
Domanda numero 2: il dolore e le fasciature spariscono in poche puntate, il generale nel frattempo si è dimenticato delle sue doti? Mah…
DOPPIE, TRIPLE, QUADRUPLE VITE
La trama in ogni caso scorre via bene, suspense e colpi di scena ci sono – spesso al momento giusto – e gli intrecci tra i personaggi evolvono, forse anche troppo velocemente. Alex, il figlio di Edel, riesce nell’impresa di diventare da soldato tutto d’un pezzo, inquadrato e anti-hippie a gay, comunista, pacifista e traditore nel giro di pochi giorni. Il tourbillon delle doppie vite, in effetti, coinvolge proprio tutti.
Martin parte con in testa solo il tornare presto a casa dalla fidanzatina, e finisce col portarsi a letto ogni ragazza che gli ammicca. Annett, la fidanzatina di cui sopra, nel frattempo se la spassa con un collega, portando nel grembo un peccaminoso segreto.
Di segreti ne ha anche la mamma di Martin, che in cantina ospita una simpatica collezione di libri proibiti dal regime. Insomma, ok che di Spy Story si tratta, ma non per questo allora ogni singolo personaggio deve per forza avere un cimitero di scheletri nell’armadio!
Un solo elemento è veramente inattaccabile: la colonna sonora. A partire dalla sempreverde 99 Red Ballons di Nena per arrivare al meglio della Dance e del Pop del periodo (Eurythmics, ZZ Top, David Bowie), la musica è quella che più di ogni altra cosa riesce a far calare nell’atmosfera degli Eighties. Scomodando paragoni illustri, in questo la serie ricorda molto da vicino Romanzo Criminale, e la cosa non può che deporre a suo favore.
Otto puntate da guardare con le cuffie ben piantate sulle orecchie, senza aspettarsi troppo e godendosi la storia estraniandola dalla Storia. Deutschland 83 non si può definire del tutto malriuscita, ma è alla resa dei conti una produzione che, parafrasando Bertinotti, assomiglia di molto al Comunismo che vuole rappresentare: una bella idea realizzata male.
Con buona pace dell’Ostalgia.
Simone Viscardi