4) True Detective
Dopo Dexter, troviamo la serie tv che ha ridefinito il genere crime: True Detective.
Perché definirla solo un poliziesco è riduttivo. La trama infatti viene usata per entrare nella mente di quei poliziotti che non sono eroi senza macchia e senza paura. Nella prima stagione funziona alla grande. Tutto merito della coppia protagonista, i detective Marty Hart e Rust Cohle. Opposti caratterialmente ma determinati a risolvere il loro caso, è a quest’ultimo che viene affidata la riflessione su temi esistenziali. Come Rust ama definirsi, è un pessimista cosmico. Il suo passato è pieno di dolore, fallimenti e rimpianti. Un matrimonio finito, una carriera devastante, una figlia morta. Soprattutto questo rende i suoi pensieri aridi, negativi e nichilisti. Viaggiando su diversi piani temporali, vediamo la tridimensionalità di un personaggio ipnotico e magistralmente interpretato.
Se la seconda stagione ha fatto storcere la bocca a molte persone (ma è davvero così brutta?), la terza sembra invece aver recuperato il terreno perso. Riprende i punti di forza della prima, compresi i dialoghi para-filosofici affidati stavolta a Wayne Hayes.