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Perché Dirk Gently: Holistic Agency merita di essere visto

Dirk Gently
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Dirk Gently non è un prodotto nuovo. Ha dietro di sé la fortuna un po’ di nicchia della versione britannica, forse più fedele al modello di Douglas Adams. Il geniale autore di Guida galattica per autostoppisti sarebbe forse più soddisfatto dalla trasposizione inglese. Aderenza al suo romanzo, umorismo tipicamente made in UK e nota nichilista che mai abbandona le opere di Adams. Eppure Dirk Gently: Holistic Agency ha qualcosa in più.

Ha la forza di svincolarsi dal modello, di abbandonare il ristretto orizzonte britannico per restituire respiro globale all’opera. Snaturandola? Probabilmente, seppur parzialmente. Eppure non ci sentiamo proprio di criticare in senso negativo il lavoro di Max Landis, figlio del più celebre John (The Blues Brothers).

Dirk Gently: Holistic Agency è una Serie che appassiona, coinvolge, sorprende e lascia un vuoto dietro di sé.

All’annuncio della cancellazione dopo il rinnovo per la seconda stagione non abbiamo potuto fare a meno di deprimerci un po’. Ci mancheranno terribilmente le avventure di Dirk e Todd. Ma una seconda stagione è ancora alle porte e non è il momento della nostalgia. Scrolliamoci di dosso quella vena malinconica ripercorrendo e analizzando la prima grandiosa stagione.

Non è facile riuscire a racchiudere in una definizione univoca Dirk Gently: Holistic Agency. Non è facile e probabilmente neanche corretto farlo. Perché l’opera di Landis si svincola da un genere preciso. Potremmo definirla sci-fi senza commettere errore. Di certo non mancano infatti stranezze e paradossi temporali. Ma sarebbe riduttivo. Dirk Gently attraversa con coraggio i generi televisivi concentrandosi anche sui rapporti umani, sul senso di smarrimento dell’uomo e sull’idea olistica dell’universo.Dirk Gently

Ma cosa si intende con olismo? In Dirk Gently non è altro che la visione totalizzante, l’idea che, in fondo, tutto sia collegato e riconducibile a un disegno preciso. Non necessariamente a una mente cosciente che agisce dietro gli eventi mettendoli in gioco, ma quasi una forza di natura che regola naturalmente appunto tutte le circostanze. Dirk nella sua eccentricità irresistibile agisce assecondando questa forza, mettendosi al suo servizio senza comprendere a fondo il senso finale (o almeno così pare). Unisce in maniera incoerente – e per questo trascinante – il valore dell’investigazione a quello dell’abbandono fideistico.

Il modello iper-razionalista di Sherlock Holmes si ribalta così in una figura nuova e (in)credibile.

La sequenzialità degli eventi, il rapporto di causa ed effetto non viene meno ma diventa oscuro, incomprensibile e impossibile da leggere a causa della visione parziale dell’uomo. Douglas Adams rigetta sarcasticamente la visione di Arthur Conan Doyle ribaltandone la stringente logica. Logica in Dirk Gently: Holistic Agency non ce n’è. O meglio c’è ma è illeggibile.

Noi come Todd siamo frastornati, disorientati e restii ad accettare l’invito di Dirk. Siamo spaventati da quell’idea illogica che il co-protagonista della Serie vorrebbe farci accettare. Ma ci caliamo come Todd in quel mondo fatto di stramberie e assurdità. Decidiamo di intraprendere il cammino e scopriamo di essere finiti in un’avventura fantastica.

Non sarà un’esagerazione affermare che un grandissimo merito di Dirk Gently: Holistic Agency è quello di saper coinvolgere attraverso un racconto avvincente. La Serie ha la capacità di trasferire allo spettatore il senso d’avventura attraverso una narrazione mai banale e per nulla prevedibile. Rimaniamo così incollati allo schermo mentre gli eventi ci trascinano in un vortice apparentemente senza senso.

Nonostante il nostro straniamento non venga a esaurirsi se non a conclusione dell’ultimo, commovente episodio non finiamo mai per risultare sazi di quelle stranezze.

Non è mai stucchevole l’assurdo in Dirk Gently: Holistic Agency. Anzi, risulta sempre dannatamente stuzzicante. Man mano l’azione sembra sciogliersi, tutto sembra tornare a regolarità, i fili tornano a essere intessuti secondo un disegno unitario.dirk gently

Scopriamo allora il disegno olistico alla base del racconto. Scopriamo l’assurdità sensata della trama. La sua incoerente coerenza che si scioglie. Todd e Dirk diventano novelli Watson e Sherlock. Anche nella chimica irresistibile che li lega. L’eccentricità di Sherlock si trasferisce in quella di Dirk, un fantastico e credibilissimo Samuel Barnett. L’ordinaria razionalità di Watson in quella di Todd.

Tutto è costantemente incerto, ogni visione è messa in dubbio e tutto è cosparso di un inevitabile relativismo. Adams sembra qui lanciare un monito alla visione positivista del mondo, a quell’idea dell’uomo che attraverso la ragione può dominare lo scibile. La realtà di Dirk Gently: Holistic Agency non è indagabile. Non è comprensibile se non alla fine del viaggio. L’uomo, l’Io-seriale di noi spettatori, Todd vive il nostro disagio, attraversa i nostri dubbi. Gli eventi trascinano senza sosta e tutto si accavalla in un grandioso carosello di personaggi originali e inaspettati.

Ma oltre a questo c’è il rapporto umano.

C’è la solitudine di Dirk e la sfiducia di Todd. Le difficoltà di un mondo straniante e alienante. Dirk in Todd non vede un semplice assistente, vede la possibilità di un amico vero. Sincero. Ecco, la forza di Dirk Gently: Holistic Agency è anche in questo raffinatissimo percorso umano che si nasconde dietro la narrazione. C’è tutto questo e molto di più nella modernizzazione dell’opera di Douglas.

Modernizzazione: un termine forse improprio per un capolavoro che travalica le epoche. Eppure è nello stesso tempo coerente con quanto di nuovo vediamo nella Serie del 2016 rispetto al precedente di sei anni prima. C’è una capacità di rapportarsi al grande pubblico, fondamentale nei lavori di Netflix.

Come accaduto con Black Mirror, Netflix trasferisce dal gusto britannico a quello internazionale l’opera di cui si appropria. Riesce a renderla accessibile e godibile al vasto pubblico. Non sempre questo processo è coerente e vantaggioso. A volte l’opera si snatura e perde profondità. Non è però questo il caso. Dirk Gently: Holistic Agency è un lavoro certosino che riesce a proporsi allo spettatore globale senza per questo svilirsi. Si commercializza mantenendo e anzi maturando una forte carica espressiva. Si modernizza, appunto.

Non servono molte motivazioni ulteriori per spingere chi non ha ancora approcciato a questa Serie a farlo.

La mancanza di un’approfondita campagna pubblicitaria che ha accompagnato invece opere come Stranger Things l’ha un po’ relegata a prodotto di nicchia. Anche gli integralisti delle opere di Douglas Adams hanno storto il naso ridimensionando il valore della Serie.Dirk Gently

Queste ragioni ne hanno frenato il successo. Ma Dirk Gently: Holistic Agency è stato capace di entrare nel cuore di chiunque l’abbia vista. L’originalità, la capacità di coinvolgere e risvegliare il nostro fanciullesco senso d’avventura tra botole, gang punk anni ’80, automi e marchingegni futuristici non possono non conquistare.

Non ci sarà la carica emotiva e sentimental-citazionista di uno Stranger Things (ma non ne sarei neppure così convinto). Non avrà la critica sociale e il trasporto di un 13 Reasons Why. Ma Dirk Gently: Holistic Agency riesce a convincerci. Riesce a farci volare con la mente. A incollarci allo schermo per tutti e otto gli episodi.

Ci perdonerà Douglas Adams se abbiamo amato così tanto un racconto rivisitato. Se ci siamo appassionati e abbiamo legato emotivamente con quei protagonisti per nulla credibili e nello stesso tempo incredibilmente naturali e realistici. Aspettiamo con ansia la seconda stagione con la triste consapevolezza che dovremo poi dire addio per sempre a Dirk e Todd.

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