Le miniserie stanno decisamente spopolando su Netflix e su molte altre piattaforme di streaming, sia per la loro breve durata e la capacità di tenere più alta l’attenzione del pubblico, sia per i soggetti che spesso vengono scelti per essere rappresentati. Delle migliori miniserie nella storia delle serie tv vi abbiamo già parlato, ma con prodotti del genere non sempre si va sul sicuro. Miniserie come Dracula, infatti, sono partite da un soggetto apparentemente perfetto e da un progetto originale per poi finire col rovinare tutto e far rimpiangere agli spettatori di aver cliccato sul tasto “play”.
Oggi vi parliamo delle 5 peggiori miniserie che se avete tempo da perdere potete guardare su Netflix per digrignare i denti insieme a noi sulle scelte di regia, scrittura e recitazione che hanno caratterizzato questi prodotti.
1) Dracula
Di trasposizioni cinematografiche sul famoso romanzo di Bram Stoker ce ne sono state molte ma, c’è da dire, la miniserie creata da Mark Gatiss e Steven Moffat non è riuscita a soddisfare pienamente le aspettative del pubblico. Nonostante non si tratti della prima serie tv con protagonista il vampiro originario della Transilvania, è tuttavia la più originale e rielabora la tradizionale vicenda di Dracula in modo innovativo. Composta da appena 3 episodi, la serie trasmessa su BBC e Netflix sembrava essere partita col botto, immergendo lo spettatore nel tetro e oscuro mondo creato da Stoker. Per gli amanti del classico della letteratura, però, è un vero pugno nello stomaco.
Alla fine la componente horror che doveva caratterizzare questa serie tv si è andata sgretolando nel corso degli episodi, lasciando spazio a un carattere da teen drama del tutto fuori posto e mettendo allo scoperto un debole tentativo di adattare un classico ai tempi moderni.
2) Gypsy
Gli amanti del thriller si saranno indignati dopo aver visto i 10 episodi di Gypsy su Netflix (sempre che siano riusciti ad arrivare fino alla fine). Questa miniserie con protagonista Naomi Watts nei panni di una psichiatra dalla vita apparentemente perfetta, che cerca di aiutare i suoi pazienti a trovare il proprio equilibrio interiore, in realtà nasconde molti punti deboli. Gypsy, alla fine, risulta essere un’occasione sprecata, non tanto per la scelta di tematiche già sentite e portate sullo schermo, quanto più per la superficialità con cui invece si avventura nell’animo umano.
Questa serie avrebbe dovuto scavare nel profondo della psiche e da come era stata pubblicizzata sembrava esserci riuscita, salvo poi dimostrare di essere solo l’ennesimo prodotto per attirare pubblico con promesse di originalità e poi lasciarlo deluso, seduto sul proprio divano. Insomma, il progetto di Lisa Rubin non è andato come avrebbe dovuto, e questo ha reso Gypsy una delle peggiori miniserie presenti su Netflix.
3) Ares
Dopo l’arrivo di questa serie olandese su Netflix (di cui qui trovate la recensione), i commenti sulla sua capacità di terrorizzare lo spettatore sono stati molti e, forse, hanno alzato un po’ troppo le aspettative. Anche questa volta il trailer ha contribuito a incuriosire gli amanti dell’horror, per poi deluderli alla fine, dimostrandosi niente di più rispetto a molte altre serie di questo genere. In apparenza Ares può intrigare per la potenza delle immagini, dei costumi e della fotografia, ma anche per il ruolo che il silenzio e il mistero giocano all’interno della sceneggiatura.
Eppure finisce per essere nient’altro che un guscio vuoto, una tattica esteriore per coprire la debolezza di una trama che, da sola, non avrebbe mai retto. Dietro la storia di Ares, confraternita misteriosa a cui la protagonista decide di unirsi, non c’è un vero background e questo finisce per confondere spesso lo spettatore, lasciato in balia delle immagini. La serie ha dato vita a molte domande a cui, però, non è stata in grado di rispondere in maniera soddisfacente.
4) Freud
Anche per Freud, come per Dracula, si trattava di adattare per il piccolo schermo una storia già esplorata moltissime volte, cercando di darle un tocco di originalità per renderla nuovamente appetibile. Sullo sfondo di una Vienna del 1886, un giovane Sigmund Freud è affascinato dall’ipnoterapia, che usa con abilità per i casi clinici dell’ospedale psichiatrico in cui lavora, nonostante molti abbiano dubbi riguardo l’utilizzo di questo metodo poco ortodosso. Dopo essere stato coinvolto in una seduta spiritica dalla contessa Sophia von Szápáry, Freud si ritrova catapultato in un incessante circolo di crimini e omicidi sovrannaturali.
Trasformare un intellettuale così importante per la storia della psicoanalisi e della filosofia in un qualsiasi cacciatore di fantasmi è stata davvero una buona idea? Se con Freud speravate di vedere una serie che vi facesse entrare nell’incomprensibile mondo della psiche umana, dimenticatevelo. Di attendibile e reale in questo prodotto c’è poco e finisce con il diventare qualcosa di già visto, di puro e surreale intrattenimento, senza sfruttare a pieno il suo potenziale.
5) Troy – Fall of a City
Questa miniserie composta da 8 episodi e andata in onda su Netflix nel 2018 ha lasciato i fan a bocca aperta per lo stupore, ma non certo per le sue bellissime qualità. Il mito della guerra di Troia ha sempre appassionato tutti, un po’ per il fascino esercitato dalla potente città dell’Asia Minore, un po’ per la mitologia e le tradizioni dei suoi abitanti e di tutti i greci. Di trasposizioni ne sono state fatte tante ma, purtroppo, Troy – Fall of a City non può essere considerata tra le più riuscite.
A partire dalla scelta di un cast variegato ma non sempre adeguato a rappresentare con esattezza storica le sembianze dei protagonisti di uno degli eventi più noti della storia, si delineano anche le debolezze di alcuni attori a livello recitativo, in quanto incapaci di trasmettere in modo adeguato il pathos caratteristico di alcune delle scene rappresentate. Un esempio potrebbe essere proprio l’addio fra Ettore e Andromaca, tanto straziante nel testo omerico quanto privo di carattere in questa serie tv.