La sit-com è da sempre un genere particolare, senza dubbio uno dei più difficili da scrivere e far arrivare al cuore del pubblico. Quando accade però si sviluppa una specie di magia e alcune riescono ad accompagnarci per moltissimi anni. Un esempio tra tutti Due uomini e mezzo, del genio incontrastato della risata Chuck Lorre, durata ben dodici stagioni. Alcune epoche storiche sono state addirittura dominate dalle sit-com: in questo senso, gli anni ’90 presentano alcune delle migliori Situation Comedy della storia. Anche le epoche precedenti hanno i loro miti e molti di questi cult sono stati rispolverati recentemente da quel gioiellino di WandaVision. Però non tutte le ciambelle vengono col buco e alcune sit-com le ricordiamo in negativo per essere le più imbarazzanti della storia o persino le peggiori di sempre in termini di votazione popolare.
Ma non siamo qui per parlare di queste. Siamo qui per parlare delle sit-com che ce l’hanno fatta ma che hanno concluso la loro storia con dei finali a dir poco strani, per non dire azzardati. Alcune saranno scelte note, altre devono essere rimesse in prospettiva rispetto all’epoca in cui furono mandate in onda. Ecco quindi le 5 sit-com dai finali più bizzarri che ci siano venuti in mente.
1) Due uomini e mezzo
E iniziamo proprio con l’epica Due uomini e mezzo di Chuck Lorre, autore praticamente di tutte le grandi sit-com di quest’epoca: da The Big Bang Theory a Young Sheldon, da Il metodo Kominsky a Mom, dallo storico Pappa e Ciccia a Dharma & Greg. Solo da una mano così poteva uscire una sit-com di successo come questa, andata avanti per dodici stagioni su una idea piuttosto semplice: Alan e suo figlio Jake si trasferiscono da Charlie, il fratello maggiore di Alan, dopo che quest’ultimo si separa dalla moglie. La storia si dipana tra le differenze semi-inconciliabili tra i due fratelli con Jake a fare spesso da ago della bilancia (il “mezzo” di Due uomini e mezzo).
Due uomini e mezzo riceve un duro colpo alla fine della nona stagione quando il personaggio di Charlie muore in luna di miele (in realtà il suo attore viene allontanato dal set per screzi con Lorre). Il personaggio viene sostituito dal miliardario Walden Schmidt che stravolge gli equilibri di Due uomini e mezzo. A questo si aggiunge che il famoso “mezzo” sparisce tra la decima e l’undicesima stagione. Tutti questi cambiamenti provocano un cambiamento radicale in Due uomini e mezzo che forse proprio per questo si trova in seria difficoltà quando si decide di chiudere la serie. L’ultima stagione si conclude infatti con un improbabile pianoforte che cade in testa allo showrunner e creatore Chuck Lorre, dopo che un altro pianoforte era caduto in testa al redivivo Charlie, uccidendolo.
Un finale fin troppo demenziale per una sit-com che comunque aveva i suoi piedi ben piantati a terra. Talmente assurdo da essere stato votato con una media 3.8 su 10 su IMDb dai suoi fan.
2) La vita secondo Jim
Altra sit-com piuttosto longeva, otto stagioni andate in onda dal 2001 al 2009, come Due uomini e mezzo si conclude con un finale che è molto più demenziale nei toni rispetto la serie stessa. La vita secondo Jim è la classica Situation Comedy familiare che racconta la vita di Jim e della sua famiglia: la moglie Cheryl e i figli Ruby, Grace e Kyle, con l’incursione dei cognati Andy e Dana. Nell’intenzione dichiarata degli autori, il protagonista della serie è la personificazione di Homer Simpson: Jim è l’americano di classe media pigro, mangione, dedito all’alcol e alle sue passioni personali, immaturo e molto spesso irresponsabile. Esattamente come Marge con Homer, Cheryl deve intervenire per risolvere i problemi causati dal marito o per toglierlo dai guai.
Il diciottesimo episodio dell’ottava stagione, intitolato Processo Celestiale, conclude la serie in modo a dir poco assurdo: Jim è a tavola, si strozza con il cibo e muore. Vi ricorda qualcosa? Esatto, un intero episodio dei Simpson vede Homer strozzarsi e morire per mani di un broccolo e dover fare una buona azione per finire in Paradiso. Allo stesso modo Jim si ritrova in Paradiso, ma in questo caso deve affrontare un processo nel quale Dio e il Diavolo dovranno giudicare la sua vita. Alla fine sarà proprio Cheryl a convincere le due entità della bontà di Jim, nonostante tutti i danni compiuti, e lo riporta in vita. Un altro finale a dir poco onirico.
3) Seinfeld
La serie che parla del niente. Così la mitica Seinfeld è passata alla storia e così ancora allontana nuovi telespettatori da quando è andata per la prima volta in onda nel 1989. Seinfeld è infatti una serie difficile, ma questo non le ha impedito di andare avanti per ben nove anni e diventare un caso unico nella storia delle serie tv. Creata da Jerry Seinfeld e Larry David, racconta la storia di quattro amici (Jerry, George, Elaine e Cosmo) che non hanno alcun tipo di legame né tra loro né con il mondo. Lo stesso Seinfeld li definì “senza radici, senza identità, senza morale, senza legami”. E la serie divenne famosa proprio per questo, perché i protagonisti non crescevano, né maturavano, né miglioravano, né si sforzavano in alcun modo di trarre insegnamenti dai loro errori.
Questo cinismo di fondo è il substrato che porta avanti la serie, tanto che non vi sono mai scene di pathos, né momenti di vera empatia o sincero sentimento. A parte questa grande rottura nella gestione del tono, la serie introdusse un vero e proprio linguaggio che diventerà parte dello slang americano, distrusse tutti i cliché del genere e aprì le porte alla comicità abrasiva che sarà il successo di molte altre sit-com seguenti. E il finale di Seinfeld non poteva andare troppo lontano, perché si caratterizzerà della stessa vacuità nonsense dell’intera serie. Dopo un lungo processo in cui vediamo tutti i personaggi della serie, i quattro protagonisti vengono giudicati colpevoli di “indifferenza criminale”. Nella sentenza in giudice afferma che la loro ripetuta mancanza di rispetto per tutto ciò che è decente distrugge le fondamenta stesse della società e li condanna. Questo finale fu molto criticato ma è ancora oggi uno dei più assurdi e ricordati di sempre. Noi, dal canto nostro, ne abbiamo parlato così.
4) Roseanne
Avete presente il cliché del “era tutto un sogno del protagonista” che di solito viene piazzato alla fine di una storia assurda? Probabilmente, in termini, seriali, è partito tutto da qui. Conosciuto in Italia come Pappa e Ciccia, Roseanne racconta la storia di una tipica famiglia americana di ceto medio-basso formata da Roseanne, Dan e i tre figli Becky, Darlene e DJ. La serie è andata in onda per ben 10 stagioni tra il 1988 e il 1998 e divenne celebre per la sua capacità di toccare argomenti delicati in chiave comica. La serie infatti sdoganò il parlare di obesità, omosessualità, povertà e femminismo senza mai invischiarsi in toni paternalistici o pesanti da digerire.
Roseanne era di così grande successo da battere persino I Robinson in termini di visualizzazioni ed è inserita in tutte le liste delle migliori sit-com della storia tanto fu il suo impatto sociale sul pubblico. Proprio per questo motivo il suo finale colpì ancora di più ma per parlarne bisogna partire dalla stagione precedente. L’ottava si conclude con un attacco al cuore di Dan e un litigio tra i due coniugi dovuto all’infedeltà del marito. Da questo momento la nona stagione cambia di tono, introducendo un maggiore surrealismo accanto ai classici episodi sulla vita quotidiana.
Nessuno avrebbe potuto immaginare che il finale avrebbe rivelato come tutta la nona stagione fosse stata tutta una fanfiction. Esatto. Per riuscire a sopportare la morte di Dan, morto davvero per l’attacco di cuore dell’ottava stagione, Roseanne aveva trasformato i suoi sogni in una storia di cui aveva cambiato alcuni aspetti per rendere l’elaborazione del lutto più semplice. Un cliché popolare, persino troppo, che già all’epoca di Lewis Caroll ben 150 anni fa aveva destato scalpore e oggi ancora miete le sue vittime.
5) Alf
Ve lo ricordate Alf? Sit-com andata in onda per quattro stagioni tra il 1986 e il 1990, Alf si ispirava liberamente a E.T. L’extraterrestre di Spielberg, raccontando la storia di questo alieno di 229 anni provieniente dal pianeta Melmac e schiantatosi per caso sulla Terra. Da questo momento in poi la storia narra le vicende della famiglia Tanner, che tiene nascolto l’alieno al mondo e alla NASA. La serie fu molto popolare all’epoca perché il personaggio di Alf si trovò a trascendere la serie stessa, per diventare una vera icona. Non era solo un peronaggio comico ben costruito ma veicolava temi importanti, come il senso di colpa del sopravvissuto, lo shock culturale, la dimensione politica e ambientale dell’energia nucleare.
Alf cominciò ad apparire anche in numerosi altri momenti al di fuori della serie e, nonostante il set si fosse dimostrato un luogo di grandi tensioni, rimase un personaggio molto gioioso e primo in molte liste dedicate alle serie per famiglie e bambini. Proprio per renderlo un personaggio fruibile al grande pubblico, furono censurati alcuni aspetti della sua personalità, come il fatto che mangiasse gatti. Proprio per questo, il finale della quarta stagione scioccò tutti: Alf, in attesa di essere finalmente salvato dall’astronave madre, viene invece rapito dal governo americano e portato via, probabilmente nella famigerata Area 51. Un finale straordinariamente cupo per una sit-com, soprattutto perché nella prima stagione Alf aveva affermato che esseri come lui venivano torturati.
A onor del vero la serie ha provato a migliorare la questione con un film successivo intitolato Progetto: Alf, ma il poco successo della pellicola l’ha reso inutile in termini di canonizzazione. Con l’annullamento del remake prima e del reboot dopo, Alf rimane a oggi una sit-com con un finale sconvolgente, strano e dall’impatto devastante su tutti noi.