Non sono io a trovare i mostri. Direi che a volte sono loro a trovare me. Forse per loro il mostro sono io…
Dylan Dog, Dylan Dog & Martin Mystère. Ultima fermata: l’incubo!, ottobre 1990.
Quando si è ragazzini capita spesso di attraversare quella tremenda-meravigliosa (ma questo secondo aggettivo arriva solo con il senno di poi e mica sempre) fase nella quale pare che nulla possa cogliere la nostra attenzione, destare il nostro interesse. Così, si vivacchia tra la svogliatezza, l’insubordinazione meno ideologica e il menefreghismo: come maschera un volto spesso imbronciato, comunque noncurante. Proprio per questo motivo le poche cose che sono capaci di attrarci, nonostante la nostra totale assenza di propensione allo stimolo, solitamente si meritano un posto d’onore nella nostra memoria: una specie di trono che difficilmente verrà usurpato.
Nella mia esperienza personale, uno di questi posti è spettato a Dylan Dog, la creatura di Tiziano Sclavi. Quindi, senza starci a girare troppo intorno, il punto è che se uno ama le Serie Tv vorrebbe vedere rappresentate in esse le storie a cui è più legato. Certo, non è detto che un racconto che ha funzionato in un certo formato (film, fumetto, romanzo che sia) funzioni anche in un altro (prendiamo, in questo caso, la serialità televisiva), ma questa è responsabilità degli artisti e degli artigiani coinvolti.
Considerando, infine, che il film del 2011 (Dylan Dog: Dead of Night) diretto da Kevin Munroe non mi è proprio piaciuto, direi che a maggior ragione l’indagatore dell’incubo si merita una rivincita almeno sul piccolo schermo.
Ecco alcuni dei motivi per cui dovrebbe esistere la Serie Tv di Dylan Dog:
1) I personaggi
I personaggi di Dylan Dog sono fortemente caratterizzati, oltre che profondamente affascinanti. Proprio per questi motivi si meriterebbero uno spazio d’onore all’interno della serialità televisiva: hanno tutte le carte per aspirare all’Olimpo dei personaggi televisivi indimenticabili.